Ricercato per furti e droga: si nascondeva in un albergo a Lido Estensi
Doveva scontare più di quattro anni di reclusione per furti e reati legati alla droga, ma si nascondeva in una struttura ricettiva sul lungomare di Lido degli Estensi
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“Per i nostri soldi lottare sempre, mollare mai”. “Restituire i prestiti non è una facoltà, ma un dovere”. Inizia così, con l’ennesima protesta silenziosa fatta di cartelli e slogan fatta dal Carspac 2 davanti al tribunale di Ferrara, il giorno del giudizio per il crac Coopcostruttori. Dopo le repliche di pm, parti civili e difese, terminate alle 15.45, il collegio (composto dai giudici Caruso, Arcani e Attinà) si è ritirato per emettere la sentenza. Il verdetto arriverà al più presto domani o comunque entro 48 ore.
L’ultima udienza di questo processo lungo tre anni ha preso il via con l’appendice di requisitoria del sostituto procuratore Ombretta Volta, che ha fatto sua la metafora della nave per affermare che “in ogni momento storico, quale sia la bandiera sotto la quale si muove si naviga, i comandanti e i loro collaboratori sono responsabili della rotta”. Una rotta che “ha causato prima ancora che sofferenze personali, un enorme danno alla collettività, di cui la provincia ancora sente le ferite”. La Volta si chiede retoricamente “dove sarebbe la buona fede degli imputati? Ci furono processi, inchieste, condanne per tutto il corso degli anni ’90 e ora possiamo parlare semplicemente di cattiva e maldestra gestione dell’azienda? o invece i vertici si sentivano così forti da poter essere coperti dagli apparati: ossia partiti, Legacoop, società di revisione affiliate alla Lega?”.
Parte dagli anni ’90 il pm, perché allora tutto ebbe inizio. “Nel ’91 si stava ricreando una costellazione di partiti dalle ceneri del Pci. Pds, Rifondazione comunista e Comunisti italiani. Queste nuove sigle politiche hanno avuto un qualche ruolo? Non siamo riusciti a capirlo nel corso del dibattimento, ma sappiamo che allora, se la crisi non fosse stata affrontata massicciamente, sarebbe stata irreversibile. Sappiamo che il ricorso al credito è avvenuto in maniera illecita, diversa, fuori controllo e che fu un fenomeno di dimensioni enormi: 130 milioni di euro nel 2002, in dieci anni – dal ’93 al 2003 – 500 milioni, mille miliardi delle vecchie lire. Sappiamo che lo stato passivo ammontava a un miliardo di euro e la liquidazione della società è diventata inevitabile”.
Ma responsabili del tracollo, secondo Claudio Maruzzi, avvocato di alcune parti civili, non furono solo i comandanti. Anche figure ritenute secondarie dalle rispettive difese, come Ortolani o Verlicchi, “avevano l’obbligo, in base alla normativa vigente, di vigilare sulla formazione dei bilanci, pur non avendo delega espressa”. Ora i soci, continua Maruzzi , “si aspettano una sentenza che renda giustizia della dignità strappata senza indennizzo. Gli imputato hanno fatto parte di un sistema che prevedeva e agevolava queste dinamiche, un sistema nel quale è chiara l’ostilità alla legalità, all’etica, al vivere civile e alla vera solidarietà”.
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