Politica
22 Gennaio 2013
Svelati i candidati ferraresi del movimento di Ingroia, che si scopre sempre più "politico" che "civile"

Rivoluzione Civile presenta le liste e difende Soffritti

di Ruggero Veronese | 4 min

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Da sinistra: Elisa Corridoni, Antonella Guarnieri, Delfina Tromboni e Cecilia Mosca

Diritti civili, politiche per il lavoro, lotta alla mafia, ambiente. E Soffritti. Si è parlato di tutto questo alla presentazione delle liste elettorali per le prossime elezioni politiche di Rivoluzione Civile, il movimento politico cappeggiato da Antonio Ingroia. Una presentazione in cui le cinque candidate ferraresi presenti hanno avuto modo di spiegare le ragioni del proprio sostegno al nuovo organismo politico e illustrare i propri progetti, prima che le – inevitabili – domande sulla decisione di far partecipare il noto ex sindaco di Ferrara alla corsa elettorale prendessero il sopravvento sugli altri temi.

Rivoluzione Civile è una forza politica a cui hanno aderito vari partiti e movimenti preesistenti e una componente di cittadini finora non impegnati in politica. La sua composizione politica può ricordare in qualche modo il progetto della “Sinistra Arcobaleno” che partecipò alle ultime elezioni nazionali: Rifondazione Comunista, Comunisti Italiani e Verdi, con l’aggiunta di un’Italia dei Valori sempre più in rotta col Pd. Ed è proprio da questi ambiti che provengono la maggior parte dei candidati ferraresi, con Elisa Corridoni, segretaria del circolo Rosa Luxemburg del Prc, Massimo Ovani e Cecilia Mosca, iscritti in quota Idv, Lina Pavanelli, dei Verdi di Ferrara, e Antonella Guarnieri, della direzione provinciale del Pdci. Sempre dal Pdci, ex Prc, proviene invece Delfina Tromboni.

E l’estrazione di ogni candidato ha anche influenzato la rilevanza data da ognuno ai vari punti del programma, condiviso comunque nella sua totalità dalle varie forze in campo. Elisa Corridoni si è detta “europeista, ma contro all’idea di Europa monetaria che favorisce il sistema della speculazione internazionale e mette in crisi gli aspetti sociali”. Un discorso che si estende anche alla lotta “al fiscal compact, che è di fatto una sorta di manetta messa agli stati e che obbliga a vendere il patrimonio pubblico, a privatizzare e a esternalizzare”. La candidata ha parlato anche della lotta alla criminalità organizzata, e in questo “la presenza di Ingroia come capolista ha un valore fortemente simbolico. Anche il nostro territorio si presta alle infiltrazioni mafiose, soprattutto in questo momento con la fase di ricostruzione che sta seguendo al terremoto”. Cecilia Mosca ha parlato anche dell’impegno contro la guerra e gli investimenti militari (“siamo contrari agli strumenti che non servono al nostro paese”), mentre Antonella Guarnieri ha posto l’accento sulle politiche del lavoro e culturali. “Ho visto come negli ultimi 15 anni certe politiche abbiano distrutto l’ambiente lavorativo. Oltre alle bassissime retribuzioni, causate anche dal venir meno della contrattazione nazionale, le continue redistribuzioni hanno causato delle guerre tristissime tra dipendenti, con un numero altissimo di giovani precari assunti e poi rimandati a casa senza alcun consolidamento”.

Chi parla degli aspetti più “politici” della campagna è Delfina Tromboni, che prima critica l’attuale legge elettorale, che “fa si che la formulazione delle candidature sia difficilmente controllabile dal basso, e costringe le forze politiche a fare scelte che devono tener conto di moltissime varianti”, per poi spiegare il proprio concetto di società civile. “Non esiste una società civile migliore della sua società politica, che ne è diretta conseguenza, e noi dobbiamo riportare questo concetto”.

Potrebbe essere per questo motivo che proprio la Tromboni si incarichi della difesa dell’ex sindaco di Ferrara Roberto Soffritti, di cui si è appresa pochi giorni fa la candidatura nelle liste di Rivoluzione Civile (vai all’articolo). “Penso che ci sia stato un accanimento mediatico e politico – spiega la candidata –, e su questa vicenda si sono scatenate reazioni per eliminare un candidato che fin dall’inizio era stato messo nella prima fascia delle liste”. La composizione delle liste, affidata infatti a un tavolo direttivo composto da Ingroia e dai dirigenti delle forze in campo, è suddivisa al 50% tra partiti e società civile, “e Soffritti è in ‘fascia uno’ non perché si siano improvvisamente innamorati di lui, ma perché è tesoriere nazionale del Pdci. La candidabilità di ogni nome è stata valutata singolarmente e con grande attenzione: Roberto Soffritti non è mai stato convocato per comparire in tribunale, non ha mai avuto un avviso di garanzia, non è mai stato processato. C’è una sentenza che dice che l’azione amministrativa del Comune durante la sua attività è stata improntata all’assoluta trasparenza, e dimostra che non ha nulla a che fare con l’arrivo di Graci a Ferrara nella vicenda relativa al Palazzo degli Specchi. Ed è falsa anche la notizia apparsa sul Manifesto di due giorni fa in cui veniva indicato come imputato in un processo per falsa testimonianza”. Una difesa – forse d’ufficio – impuntata sul concetto di “garantismo”, e che potrebbe far storcere il naso a molti ferraresi. Ma il nome dell’ex sindaco non comparirà nelle schede elettorali dell’Emilia Romagna: per la sua elezione ci si affida ai voti provenienti da Veneto, Liguria e Calabria. Sperando che non abbiano mai seguito le cronache ferraresi.

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