Politica
17 Gennaio 2013
Roberto Soffritti candidato per Rivoluzione civile di Ingroia alla Camera

Il Duca verso il parlamento

di Marco Zavagli | 3 min

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00013068-originalRoberto Soffritti è di nuovo in corsa per il parlamento. Non nella ‘sua’ Emilia-Romagna, ma è ancora in corsa. L’ex sindaco di Ferrara è candidato per Rivoluzione civile di Ingroia alla Camera. La sua posizione è la terza in tre regioni: Liguria, Veneto e Calabria. Un piazzamento che lancia l’ultrasettantenne politico ferrarese verso la sua seconda legislatura. Alla lista dell’ex pm basterà superare lo scoglio del 4% – obiettivo più che raggiungibile a rigor di sondaggi – per piazzarlo a Montecitorio.

Per Soffritti sarà il coronamento di una carriera costellata di incarichi. E di emolumenti. Per 16 anni ininterrotti sullo scranno più alto del municipio, padre – e per alcuni “padrone” – della politica locale fino alla fine degli anni ’90, il suo nome in città viene associato ancora alle vicende della Coopcostruttori, al patto di ferro con la Dc di Cristofori e, soprattutto, del Palazzo degli Specchi finito sotto sequestro per le indagini di mafia.

Nato a Ferrara l’11 ottobre 1941, laureato in Economia, funzionario regionale e poi sindaco comunista di Ferrara dal 1983 al 1999, Soffritti abbandonò gli epigoni di Berlinguer nel 2001, quando lasciò i Ds con in tasca la nomina a presidente Fer e si iscrisse al Pdci. Divenuto braccio destro di Diliberto, in breve scala i gradini della gerarchia interna dei comunisti italiani divenendone tesoriere nazionale (ricopre identica carica anche nella Federazione della sinistra, la lista che comprende Pdci, Rifondazione e Socialismo 2000). Con il Pdci diventa anche deputato dal 2006 al 2008. Uno degli ultimi prestigiosi incarichi ricevuti lo vede presidente di Metronapoli, nominato dalla giunta Iervolino nel giugno del 2010 (si dimetterà nel 2011). L’unico smacco nella sua carriera politica risale al 1999: è in corsa per le europee, ma nonostante le quasi 34mila preferenze manca l’approdo a Strasburgo classificandosi primo dei non eletti.

Dopo aver ritentato la corsa al parlamento italiano nella burrascosa alleanza della Sinistra Arcobaleno (i Verdi si rifiutarono di fare campagna elettorale), ora il “Duca” ci riprova in una posizione quasi blindata. Ma – come detto – in regioni diverse.

A giocare a sfavore della presentazione della sua candidatura in regione ha giocato probabilmente la scarsa affinità con gli altri alleati di Ingroia. Dei Verdi, o di quel che ne rimane, si è già accennato. A ‘rinverdire’ i vecchi attriti ci pensa l’ex segretaria provinciale degli ecologisti Barbara Diolaiti che su facebook lascia un commento tranciante: “Farebbe un pessimo servizio al paese e a tutti noi Ingroia se accettasse di candidare l’uomo, oggi settantenne, del Palazzo degli Specchi del cavalier Graci, colui che ha sempre ritenuto normale fare affari con i privati senza chiedersi chi fossero. “Pecunia non olet” non può essere il motto di Rivoluzione civile”.

La stessa Rifondazione non sembra gongolare di fronte al suo nome in lista. Lo dimostrano i commenti lasciati sui social network dai suoi esponenti locali. Elisa Corridoni si consola ricordando che “a Ferrara (e non solo) si è dato un parere sull’opportunità di questa candidatura. Però è altrove che si decide”; mentre Stefano Calderoni rimedia alla delusione con una battuta: “speriamo che almeno un ramo del parlamento sia potabile”.

Sulla candidatura “inopportuna” si esprime con una nota anche Gentedisinistra, che non risparmia stoccate nemmeno a Rifondazione: “si finge di non capire che è l’accettazione del sistema “malato” degli accordi spartitori tra i vertici dei partiti che consente poi ad ognuno di essi di candidare chi gli pare senza alcuna considerazione del bene comune e soprattutto del bene dei cittadini.

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