Attualità
15 Gennaio 2013

Smart fa quasi rima con hard

di Elena Bertelli | 4 min

(continua dal post precedente)

Certo, detto così sembra semplice, ma basta citare un esempio di chi ha mosso qualche piccolo passo in questa direzione, per capire che smart fa quasi rima con hard. Infatti, servono tanta buona volontà e mesi di pianificazione e lavoro per porre le basi di quello che potrebbe essere un fruttuoso e avventuroso percorso verso la costituzione di una città intelligente.

A giugno dell’anno scorso (dopo una prima ‘Tavola Quadrata’ dove il progetto era stato presentato e discusso insieme a diversi esponenti delle istituzioni e delle realtà imprenditoriali e associative cittadine) nella cornice della piazzetta Sant’Anna, si è svolta l’iniziativa ‘Temporary space for contemporary creativity‘. Centro Studi Dante Bighi, Master Eco-polis, Studio Canapè, con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Ferrara, hanno raccolto le adesioni di 14 imprese creative locali che si sono presentate alla città, in uno sfavillante abito giallo, raccontando il proprio operato in 5 minuti di tempo ciascuna (per vedere il promo dell’evento clicca qui). È stato un primo passo verso la condivisione, volutamente ambientato in un luogo pubblico e accessibile del centro cittadino. Qui le imprese creative, accettando di aprirsi alla città, hanno potuto mostrare quello che sanno fare e conoscersi a vicenda. È il LA, la nota che serve per accordare l’orchestra che ha da iniziare una sinfonia: un insieme di elementi, tutti ugualmente importanti nella loro diversità per garantire l’esecuzione dell’opera sotto la guida del direttore.

Per proseguire su questa strada occorre continuare a dissodare il terreno, prepararlo alla rinascita socio- culturale.

Certo non sono pochi gli ostacoli da superare.

C’è il carattere diffidente di noi ferraresi, che però siam brava gente, che lavora sodo e scherza poco. Forse l’essere impantanati qui, – nella pianura bonificata, come una “cenerentola”, ci fa soffrire di qualche complesso di timidezza e inferiorità, limitando la nostra autostima e impedendo di valorizzare all’esterno il nostro operato.

Ora che c’è stato il terremoto forse c’è maggior coscienza – all’esterno – del fatto che Ferrara sia un capoluogo di provincia emiliano situato vicino al delta del Po, che dispone di un ricco patrimonio storico e culturale, anche se fortemente provato dagli eventi.

Credo che, aldilà di queste nozioni desumibili dalle (scarse) cronache nazionali che hanno seguito il sisma, di quello che accade a Ferrara, nella vivacità culturale quotidiana, si sappia ben poco o forse nulla. I non ferraresi non sanno che la città è viva, si muove, crea, partecipa alle iniziative con entusiasmo e convinzione. Estense.com è la testimonianza della volontà di essere sul pezzo, informati e attivi, almeno col pensiero, di molti cittadini. Un modo per ovviare alla mancanza di informazione e partecipazione, oltre – ovviamente – a questo blog nato per raccontare la presenza, all’interno delle nostre mura, di concentrazioni di operatori della cultura, potrebbe essere quello di sensibilizzare coloro che giocano ruoli strategici nella città, facendo sentire che la necessità di condivisione e incontro esiste e chiedendo loro di rispondere a questo bisogno considerandolo un’opportunità per il futuro.

Aspirare a vivere in una smart city, per me, dovrebbe significare muovere le coscienze e stimolare i più a mettere in piazza le proprie capacità, imparando a lavorare insieme, per la crescita collettiva, orientata verso una economia del bene. Penso altresì che il ruolo dei governanti in tutto questo sia sempre più tattico e che una guida veggente, linda e audace, dotata di strumenti strategici, sia sempre più necessaria a qualsiasi livello territoriale.

Altra personalissima opinione: questa guida siamo noi a sceglierla e ne avremo prestissimo occasione. Anche in questa campagna elettorale dalla destra, dal centro e soprattutto dalla sinistra si sta dando grande risalto alla partecipazione dei cittadini. Ad esempio, attraverso le primarie del PD, i votanti hanno usufruito di uno strumento di democrazia riversando grande fiducia verso colui in cui hanno investito le proprie speranze per il futuro del Paese. Vedremo come andrà a finire, ma, senza entrare nel merito di preferenze politiche, se potessi rivolgermi direttamente al futuro nuovo Presidente del Consiglio e ai ministri che sceglierà.. beh, allora gli chiederei di ricambiare la fiducia nei confronti dei propri elettori tanto partecipativi. Come? Impegnandosi ad avviare un piano di sviluppo culturale per il Paese che preveda il coinvolgimento diretto di tutti coloro che già stanno progettando il cambiamento nel modo di vivere civile e urbano o che, come liberi cittadini o addetti ai lavori, vorranno inserirsi in tale percorso. Non parlo di erogazione di fondi o di nuove assunzioni nella sfera del pubblico. Penso a un governo -a tutti I livelli, dal centrale al locale- che determini le condizioni per agevolare i processi di creazione di reti di imprese creative, che si sieda attorno alle tavole quadrate, aperte ai rappresentanti di ogni parte del tessuto creativo, per definire quali obiettivi di crescita culturale vogliamo per la nostra Italia, poi per la nostra Emilia-Romagna e la nostra Ferrara e come unire le forze per raggiungerli.

Una piccola rivoluzione silenziosa che forse sarebbe piaciuta anche a Tina, che abbandonò l’arte non riuscendo a conciliarla con la vita.

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