Il Natale ormai trascorso è stato indubbiamente il più mesto da quello durissimo dell’inverno 1944, quando il Settentrione d’Italia era occupato dalle truppe tedesche, le fortezze volanti angloamericane radevano al suolo centri abitati ed infrastrutture industriali, la paura, la fame e gli odi accumulati in venti e più anni di regime fascista alimentavano la guerra civile e Liberazione, Pace ed il dopoguerra apparivano a portata di mano ed insieme lontanissimi.
Oggi invece, il clima di smarrimento generato dal ventennio trascorso, i cui tratti essenziali sono stati condivisi da tutte le forze politiche presenti nel Parlamento, siano esse di destra, di centro o di sinistra va concludendosi nella catastrofe in cui siamo, senza che apparentemente nel paese esistano gli anticorpi e le energie tali da poter prefigurare una ripresa, individuare e neutralizzare i responsabili, ricominciare un cammino condiviso.
Personalmente mi occupo della mia città, cioè del territorio nel quale sono nato, vivo, provo a vivere, sono Presidente di una Associazione che nel nome “Pro Loco Ferrara” esplicita chiaramente la propria missione. Faccio la guida turistica, tra innumerevoli difficoltà e pochissime risorse, portavo studenti e adulti nei musei, nelle chiese e nei luoghi d’arte e bellezza della Città di Ferrara e del territorio circostante: Cento, Pomposa, Comacchio. Prima che la crisi poi il terremoto interrompessero tutto questo.
Avrei voluto incrementare questa attività e insieme ad altri operatori della città, amici, amiche, alcuni di lungo corso, la maggior parte conosciuti letteralmente strada facendo in interminabili camminate diuturne. Abbiamo iniziato ad occuparci di un antico Oratorio da i molti nomi, di Sant’Apollinare, dell’Annunziata, della Buona morte, posto nel centro storico medioevale e rinascimentale di Ferrara a pochi passi da Palazzo Schifanoia, dalla basilica di Santa Maria in Vado, dall’antico Castrum bizantino, in una area densa di memorie storiche, capolavori d’arte, luoghi di fede, spazi sacri ad una cultura religiosa e importanti per ogni cultura senza ulteriori aggettivi. Di questi anni di lavoro credo possa rimanere quello che ho scoperto, più per necessità che per altro, ovvero che le nostre strade, chiese, giardini, palazzi, biblioteche, archivi e gallerie, se raccontate, non solo non parlano a pochi eletti, ma al contrario suscitano emozioni ed interesse in larghissimi ambiti di persone diverse, italiane e straniere, davvero provenienti da ogni dove e appartenenti ad ogni ceto ed estrazione sociale.
Consapevole, per averlo esperito, di quello che vado qui scrivendo, desidero intervenire su questo giornale on-line, sempre così aperto e rispettoso della pluralità delle opinioni, perché sollecitato da un clima politico e sociale che da cupo, si va facendo oscuro come la notte più profonda, quella parte della notte nella quale tutto rischia di diventare possibile anche la più tragica e insensata violenza.
Si, infatti, quanto ho avuto occasione di leggere nel web e suoi quotidiani di queste ultime ore, se non di ascoltare dalle solite televisioni come sempre a telegiornali unificati, mi ha stupefatto più di tutto quello che ho visto, ascoltato, letto e sentito nei mesi e negli anni passati. Secondo gli organi di informazione la cosiddetta “salita” in politica del senatore a vita Monti sarebbe stata “benedetta” dal Papa stesso. Benedetto XVI, il Vaticano, la Chiesa cattolica romana avrebbero infatti “benedetto” l’operato di questo governo, le sue scelte, la necessità che queste logiche in un qualche modo si protraggano domani, ben oltre il termine dell’attuale legislatura.
Dovrei dire mi spaventa, dico volutamente m’ impressiona, il fatto che la realtà possa essere travisata a tal punto e con tale costanza, e che ora l’opinione di un editorialista dell’Osservatore Romano, di gerarchie anonime, vaticanisti a corto di elucubrazioni, possa essere travisata e usata strumentalmente al punto di far titolare alcune delle più diffuse testate “Il Papa sta con Monti”. Il fatto di per se potrebbe essere considerato di routine, in un paese dove la propaganda ha generalmente preso il posto dell’informazione, ma è invece il segnale che una ulteriore soglia è stata superata, indizio di dove è la degenerazione dei rapporti sociali oggi in atto, premessa di fatti nuovi e gravi che si preannunciano per l’Italia tutta e di conseguenza anche per la città nella quale vivo e per la quale lavoro.
Se le cose stessero come ci vengono raccontate, cosa significherebbe? Quale sarebbero le logiche conseguenze? Che Dio vuole Monti presidente del Consiglio o della Repubblica? Che la Chiesa Cattolica Romana e il Pontefice hanno scelto questa classe dirigente fallita come l’unica possibile? Coloro che si sono resi responsabili di tutte le sofferenze che viviamo od osserviamo da vicino, del tracollo della Sanità pubblica, dell’istruzione pubblica, del sistema pubblico di promozione della cultura, delle arti, dello sviluppo, sono forse l’unica realtà possibile? Questa classe dirigente corrotta dalle immense ricchezze di cui si è appropriata, che pratica politiche economiche il cui unico esito sono l’aumento del debito, la chiusura delle imprese, l’aumento della disoccupazione e da un punto di visto universale, perciò sia cattolico che laico, ha provocato irrimediabilmente l’aumento dei suicidi, degli aborti cagionati dalla povertà, dall’insicurezza e dalla precarietà contrattuale, dei tanti anziani lasciati morire perché poco utile e troppo costoso impegnarsi per prolungare loro la vita magari dopo averli costretti a lavorare fino a 70 anni?
In questi anni di costante contrasto ai processi di precarizzazione del lavoro mi sono domandato spesso cosa ci sia di più abortivo e contrario all’inizio vita delle Legge Treu e della famigerata Legge 30? Niente, non c’è nulla di tanto potente nel disgregare famiglie e rovinare giovani vite come la precarietà, e lo sapeva bene la Consulta dell’Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana che già nel Gennaio del 2002 fu l’unica autorevole voce dissonante insieme, paradossalmente a CGIL e sindacati di base, all’interno di un coro unanime che voleva dogmaticamente, senza altre ragioni che quelle del dominio e del profitto, la precarizzazione del lavoro quale unico motore possibile di sviluppo e crescita dell’occupazione.
Da allora sono trascorsi 10 anni, e gli effetti di quella legislazione li conosciamo tutti sulla nostra pelle o possiamo osservarli attraverso i dati statistici che ci parlano di diseguaglianze accresciute fino a livelli sudamericani, caduta dei salari, aumento della disoccupazione e della cattiva occupazione, quella povera e precaria che non genera benessere ma solo profitti per pochi, malattia e sofferenza per chi la subisce. Parliamo di una vasta popolazione sempre più povera di capitale economico ma anche di capitale culturale e opportunità, di un paese annichilito, impoverito si, ma soprattutto privato della possibilità di immaginare qualche cosa di diverso dall’attuale realtà ribadita, sempre uguale, sempre quella, dalla comunicazione mainstream e da una fittissima schiera di tecnici divenuti sacerdoti della nuova religione dominante, la religione degli dei Mercato e Spread, con tutto il suo corollario di licenziamenti, tagli, cassa integrazione e privatizzazioni “indispensabili”.
Sono certo che tutto questo can can mediatico intorno alla presunta benedizione papale dell’uomo Monti, del suo Governo e della sua Agenda si ritorceranno inevitabilmente su coloro che hanno partorito (dentro e fuori la Chiesa) un espediente tanto meschino. E sembra davvero che un Dio o il “Dio” della Bibbia” acceca chi vuole perdere”. Ne siamo lieti perché anche se è notte e frequentemente scambiamo ombre per realtà, abbiamo ricevuto la Grazia di essere dotati di una buona vista, affinata proprio dalla lunga oscurità cui siamo stati costretti. Ed è questa dote, quella di vedere la realtà, che ci permette oggi di proseguire innanzi, di riflettere meglio, discernere, rifiutare la violenza e agire per prepararci al giorno che verrà, affinchè sia bello, caldo, ricco di frutti nutrienti e soprattutto godibile da tutte le donne e gli uomini senza alcuna esclusione di etnia, cultura, lingua o censo.
Io questo ho imparato dalla storia della mia città, per questo sono Presidente di Pro Loco Ferrara e lavoro per la rinascita di Ferrara, città d’arte, Cultura e Turismo. Lavoriamo per la Speranza forti di ragioni tanto profonde da non essere sradicabili, per questo camminiamo innanzi e non ci lasciamo confondere da quattro pennivendoli od intimorire da un banchiere fallito. Dalle arti, dalla cultura, dalla ricerca, dal nostro lavoro di promozione e restauro, dall’impegno di insegnanti e studenti, dalla voglia di fare di imprenditori e lavoratori, dalla gioventù multicolore di questo paese e di questa città provengono le idee, le energie, la rettitudine che daranno un futuro all’Italia e a Ferrara.
Dopo Monti verrà il mattino, non è una promessa. E’ una certezza. Avanti! Worbas!
Alessandro Gulinati