“L’illuminismo è l’uscita dell’essere umano dallo stato di minorità di cui egli stesso è colpevole. Minorità è l’incapacità di servirsi della propria intelligenza senza la guida di un altro. Colpevole è questa minorità se dipende dalla mancanza di decisione e del coraggio di servirsi di essa….Pigrizia e viltà sono le cause per le quali tanta parte degli esseri umani rimangono volentieri minorenni a vita; e per questo riesce tanto facile ad altri erigersi a loro tutori. E’ così comodo essere minorenni!” (Immanuel Kant, “Risposta alla domanda: che cos’è l’illuminismo?” 1784). Il fondatore dell’etica laica moderna, da quasi 230 anni ci invita a meditare, al di fuori di facili retoriche, sul significato impegnativo delle parole libertà, responsabilità e autonomia. Per coniugarle al meglio occorre cultura (conoscenza della complessità ambientale in cui si è inseriti), coesistenzialità (rispetto degli altri) e tanto-tanto-tanto coraggio personale… E’ evidente che l’equilibrio fra questi valori è precario e continuamente teso verso un’approssimazione ottimale che non si raggiunge mai, a causa della nostra limitata condizione umana.
Ma l’educazione civica di ciascuno di noi dovrebbe cominciare dalla famiglia, continuare nella scuola, ed essere parte del programma di ogni associazione o partito, indipendentemente dalla ragione sociale, politica e ideologica che ne motiva l’esistenza. Il coraggio civile andrebbe premiato da un riconoscimento pubblico spontaneo, mentre l’opportunismo, il gregarismo e il servilismo dovrebbero essere circondati da un ethos pubblico di riprovazione morale. Non bisognerebbe mai dimenticare sia la lezione contenuta nel capolavoro di Hanna Arendt (“La banalità del male” Feltrinelli) in cui spiegò come tutte le grandi tragedie collettive (dittature, totalitarismi…) siano stati possibili grazie al servilismo di tanti e alla passività di molti (i famosi ‘indifferenti’ che Antonio Gramsci considerava il ‘peso morto della storia’…); sia l’invenzione della categoria della ‘zona grigia’ contenuta nel grandissimo testo filosofico-morale di Primo Levi: “I sommersi e i salvati”. Entrambi ragionavano sul dramma del ‘900: il nazismo e lo sterminio degli ebrei; ma le analisi e i concetti che elaborarono hanno un valore ermeneutico che va ben oltre quel contesto ‘particolare’….
Io stesso sono stato testimone (e parte attiva nello scontro che si determinò) di una vicenda che interessò la nostra città negli anni ottanta: mi riferisco alla costruzione del Palazzo degli Specchi. In pochi ci muovemmo in mezzo ad una vasta ‘zona grigia’… Ora, pare che ci si stia incamminando verso un recupero ed un nuovo uso di quello stabile. Non nascondo però un desiderio che ho sempre coltivato nell’animo: lasciare quello stabile intatto (in balia del disfacimento provocato dal tempo) intitolandolo: “Monumento alla Vergogna”! Un monito simbolico per ricordare una pagina miserabile della Ferrara degli anni ottanta…..