
Claudia Guido
Parte da Ferrara perché a Ferrara è partito tutto. Venti ritratti, tanti quanti sono i volti che segnati dalla tragedia che il suo obbiettivo ha incontrato girando mezza Italia per circa un anno e mezzo. Lei è Claudia Guido, 29 anni, nata a Padova e laureata in fotografia a Firenze. Circa due anni fa vide il film documentario di Filippo Vendemmiati “E’ stato morto un ragazzo”. “Conobbi così la storia di Federico Aldrovandi e, dopo quella, le tante altre che ora racconto nella mia mostra”.
La mostra è “Licenza di tortura”, 20 ritratti che portano i volti di undici storie. Quelle di Federico Aldrovandi, Aldo Bianzino, Stefano Cucchi, Luciano Isidro Diaz, Michele Ferrulli, Carlo Giuliani, Stefano Gugliotta, Franco Mastrogiovanni, Riccardo Rasman, Paolo Scaroni, Giuseppe Uva. Le storie loro e delle loro famiglie.

Uno dei ritratti della mostra è quello di Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi
Il titolo dell’esposizione, che avrà la sua “prima” a Ferrara dal 4 al 13 ottobre nel salone d’onore del municipio (inaugurazione alle 17.30), deriva dal fatto che “l’Italia nonostante la convenzione Onu firmata 25 anni fa non ha introdotto nel proprio ordinamento il reato di tortura. Questa mostra fotografica vuole ricordare le vittime di abusi da parte delle forze dell’ordine”.
“Voglio presentarvi queste persone e le loro undici famiglie – spiega claudia Guido nel video di presentazione del suo progetto -, voglio farvi vedere che contrariamente a quanto avete letto, ascoltato e visto in televisione, sono persone ordinarie, talmente normali da essere esattamente uguali a voi, come lo erano i loro familiari uccisi. Voglio raccontarvi queste storie mostrandovi 20 ritratti che ho realizzato in un anno e mezzo di lavoro, di viaggi, di incontri, di amicizie, di lacrime, di dolore; 20 volti in cui potrete riconoscervi, potrete vedere dove si consuma la tortura in questo paese e ritrovarla nei loro occhi”. Undici storie in venti ritratti. I ritratti sono quelli dei sopravvissuti ai pestaggi Luciano Isidro Diaz, Stefano Gugliotta e Paolo Scaroni; e i sopravvissuti alla morte dei propri figli o genitori o fratelli: sono i familiari di Carlo Giuliani, Federico Aldrovandi, Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Aldo Bianzino, Riccardo Rasman, Franco Mastrogiovanni, Michele Ferrulli.
Proprio l’assenza di immagini forti, violente, shoccanti aiuta secondo l’autrice “l’immedesimazione del visitatore; quei volti decontestualizzati ci aiutano a dire ‘potrei essere io’ e ‘poteva succedere a me’”.