Cronaca
14 Settembre 2012
La figlia sporge querela per la morte della madre in Geriatria, mentre una 73enne attende il risarcimento per essere stata operata all'anca sbagliata

S.Anna, due casi di possibile malasanità

di Redazione | 2 min

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Due casi di possibile malasanità sono emersi in questi giorni e in entrambi i casi sarà l’ospedale S.Anna a dover rispondere. Il primo caso riguarda la 66enne Giuseppina Accorsi, la cui figlia ha sporto querela al posto di polizia dell’ospedale per capire i motivi dell’improvvisa morte del genitore dopo un giorno e mezzo di ricovero in Geriatria. Un decesso dovuto a una probabile infezione, la notte del 5 settembre,  e per il quale la procura ha iscritto nel registro degli indagati 15 persone tra medici e infermieri di Cona e della casa di riposo Santa Caterina, dove l’anziana era ospite da tempo prima del ricovero, con le ipotesi di reato di omicidio colposo.

Mentre si trovava nella casa di riposo, il 4 settembre l’anziana si era sentita male ed è stata quindi trasportata al’ospedale di Cona, dove è stata sottoposta a trattamento antibiotico per una probabile infezione in atto e quindi trasferita in Geriatria. Le sue condizioni però si sono aggravate di ora in ora fino al decesso avvenuto la notte del 5 settembre, senza che nessuno sia riuscito a fare nulla. La figlia della vittima ha voluto vederci chiaro e il giorno successivo ha sporto querela. Di conseguenza è stata sequestrata la cartella clinica, come disposto dalla pm Barbara Cavallo, che ha indagato tre medici di Geriatria, un anestesista, due guardie dipartimentali dell’ospedale e due medici e sette infermieri della casa di riposo. Gli esiti dell’autopsia, effettuata lunedì, potranno chiarire con precisione le cause della morte.

Il secondo caso è stato denunciato da una 73enne di Voghiera, Fausta Bortolotti, che nel giugno del 2010 venne operata all’anca sbagliata. La stessa donna se n’era accorta mentre si trovava in sala operatoria sotto anestesia epidurale (quindi lucida benché insensibile negli arti) e aveva avvertito subito il medico. Purtroppo però le erano già stati recisi i muscoli dell’anca sinistra, quella che non doveva essere operata. L’intervento si è concluso poi con l’innesto della protesi all’anca destra, ma la donna si è ritrovata comunque con un’anca operata e con l’altra, che avrebbe dovuto sorreggerla durante la convalescenza, compromessa. Fino al termine della riabilitazione la signora si è dovuta reggere con le stampelle, ma nel frattempo si è rivolta a un legale per la richiesta di risarcimento che, dopo due anni, non ha portato ancora a nulla. Anche perché la somma offerta dal S.Anna di 2.800 euro non appariva adeguata a quanto subìto dalla donna. L’avvocato che la segue ha infatti chiesto tre mesi fa di aumentare l’entità del risarcimento, ma al momento non è giunta alcuna risposta.

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