Politica
7 Settembre 2012

Favia fa scoppiare la ‘bomba’ nel M5S

di Mauro Alvoni | 4 min

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Una nuova ‘bomba’ è esplosa all’interno del Movimento 5 Stelle. A innescarla è Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia Romagna del M5S, che in un fuori onda trasmesso ieri sera da La7 e risalente allo scorso maggio ha denunciato la totale assenza di democrazia nel movimento di Beppe Grillo. Il fuori onda era stato registrato in occasione di un’intervista esclusiva realizzata per la trasmissione “Piazzapulita”, a telecamera spenta ma con i microfoni ancora in funzione. Frasi dure, quelle che Favia rivolge all’indirizzo di Gianroberto Casaleggio, il cosiddetto uomo ombra del movimento: “Prende per il culo tutti perché da noi la democrazia non esiste”. E, sempre nel fuori onda, aggiunge: “Grillo è un istintivo, lo conosco bene, non sarebbe mai stato in grado di pianificare una cosa del genere. I politici, Bersani, non lo capiscono. Non hanno capito che c’è una mente freddissima molto acculturata e molto intelligente dietro, che di organizzazione, di dinamiche umane, di politica se ne intende”.

Una mente che sarebbe la responsabile, seguendo la logica di Favia, della cacciata del consigliere ferrarese Valentino Tavolazzi, avvenuto tramite un post sul blog di Grillo lo scorso marzo. “Il problema è su – insiste Giovanni Favia. – Quindi o si levano dai c….. oppure il movimento gli esploderà in mano. Ma loro stavano già andando in crisi con questo aumento di voti. Come si sono salvati? Con divieto di andare in tv. Io con Santoro me la sono cavata, ma applicando un veto. Ho preso anche l’applauso ma mi è anche costato dire quello che non pensavo”.

A questo punto il consigliere regionale fa riferimento alla vicenda di Tavolazzi e alla reazione di Grillo nei confronti del consigliere ferrarese. E riferendosi proprio al leader genovese ha detto che “espellendo Tavolazzi ha soffocato nella culla un dibattito che stava nascendo in rete in contrapposizione alla gestione Casaleggio”.

Una gestione “padronale” per mutuare un termine dell’intervista registrata all’insaputa di Favia: “ha sempre deciso Casaleggio da solo”, “ha sempre fatto così”. Come nel caso delle riunione di Rimini che costò l’espulsione a Tavolazzi: “Se lui (Gianroberto Casaleggio, ndr) non facesse il padre padrone io il simbolo glielo lascerei anche: adesso in rete non si può più parlare, neanche organizzare incontri tipo quello di Rimini che non usavano il logo del movimento”.

E quando qualcosa sembra sfuggire al suo controllo, “Casaleggio telefona o fa telefonare Grillo. Il problema è che loro hanno messo in moto una macchina che sarebbe davvero un faro, potrebbe esserlo anche al livello mondiale se loro superassero quella complicità di sistema padronale che hanno. Sarebbe una bomba incredibile”.

Favia rivela infine un particolare inquietante, che metterebbe in dubbio addirittura la legittimità democratica di alcuni eletti o eligendi: “Tra gli eletti ci sono degli infiltrati di Casaleggio, quindi noi dobbiamo stare molto attenti quando parliamo. Casaleggio è spietato, è vendicativo. Adesso vediamo chi manda in Parlamento, perché io non ci credo alle votazioni on line, lui manda chi vuole”.

In seguito alla messa in onda dell’intervista, Favia ha chiamato la redazione del tg, giustificando quelle dichiarazioni come espresse “in un momento particolare in cui aveva litigato con Casaleggio”. Quanto la sua prospettiva politica, invece, il consigliere ha suggellato con le parole “distrutto” e “finita” il suo stato d’animo e la sua carriera.

Intanto però quelle parole hanno fatto il giro della rete e Favia si è visto costretto ha un precipitoso dietrofront. Su facebook scrive che “le liste del M5S, dalle comunali alle regionali, nascono spontaneamente e in democrazia diretta. I suoi consiglieri agiscono in piena autonomia, con una libertà a disposizione che non ha eguali”. La marcia indietro prosegue precisando che il suo sfogo “privato e scomposto” era indirizzato alla “mancanza di un network nazionale dove poter costruire collettivamente scelte e decisioni, comprese le inibizioni e le attribuzioni del logo. Questa falla concentra tutto in poche mani, seppur buone e fidate, generando una contraddizione che spesso sul territorio ci viene rinfacciata. Non è un problema di sfiducia, è un problema d’efficienza, d’organizzazione e di principio. Basta leggere il nostro non-statuto”.

Infine conclude affermando che “in questi anni, dando anima e corpo, credo d’aver portato tanta acqua al mulino del movimento. Ieri ne ho fatta drenare un po’. Non avete idea di quanto questo mi colpisca al cuore. Tra qualche mese, come ogni semestre, rassegnerò le mie dimissioni e saranno i cittadini dell’Emilia-Romagna tramite votazione, a valutare se respingerle o accettarle”.

Tra i primi a commentare quelle dichiarazioni, sempre su facebook, è proprio Tavolazzi, che va incontro al suo collega: “hai detto la verità. So che non l’avevi fatto prima per non danneggiare il Movimento. Da domani inizia una nuova fase per la democrazia interna, per la crescita del M5S, non solo numerica. Vai avanti Giovanni, non mollare. In tanti la pensiamo come te”. In tanti che ora Tavolazzi chiama per una “assemblea generale M5S Emilia Romagna urgente aperta ai cittadini”.

 

 

 

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