Cronaca
10 Luglio 2012
La procura chiede il carcere a vita per i due imputati di omicidio

“Ergastolo per chi uccise Paula”

di Marco Zavagli | 3 min

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Ergastolo per Gianina Pistroescu e Sergio Benazzo. È la pena che ha richiesto alla Corte d’Assise di Ferrara la pm Barbara Cavallo al termine della sua requisitoria. Ergastolo con isolamento diurno perché i due imputati hanno concorso nell’omicidio della 19enne Paula Burci, hanno contribuito a bruciarne il cadavere e a nascondere i resti carbonizzati sotto un tronco e delle frasche nella zona golenale di Zocca di Ro.

E le sevizie che la giovane ragazza, arrivata in Italia confidando nell’aiuto di chi diventerà invece la sua sfruttatrice, fu costretta a subire furono disumane. Per questo secondo la pubblica accusa per Benazzo, idraulico di 36 anni di Villadose di Rovigo, e per Gianina Pistroescu, rumena di 36 anni, il processo per omicidio volontario si deve concludere con la condanna a “fine pena mai”.

E non solo per l’efferatezza del delitto, ma anche perché durante le indagini prima e  nel corso del processo dopo i due non avrebbero mai detto tutta la verità, cercando di proteggere – secondo la ricostruzione fatta dal sostituto procuratore Cavallo – qualcun altro. Qualcun altro che era nella casa di Benazzo quella notte che Paula venne presa, picchiata selvaggiamente e fatta svenire. Caricata su una Bmw (dove poi verrà ritrovato il suo giubbino), colpita ripetutamente con un martello anche durante il tragitto e poi bruciata. Forse ancora viva. I nomi del “commando” che, forse per punire la giovane per una fuga o perché non voleva più essere costretta a prostituirsi, compì quell’atroce assassinio rimangono ancora oscuri.

Forse faranno parte di un futuro ed eventuale fascicolo che la procura di Ferrara potrebbe aprire per dare nomi ai complici “ignoti”. Ma prima occorre appurare la colpevolezza degli odierni imputati. E su quella colpevolezza la procura non ha dubbi: troppe contraddizioni,

E poi c’è quella testimonianza che sembra inchiodare i due ex fidanzati. Quella arrivata alla Corte d’Appello in videoconferenza dal carcere romeno di Craiova, dove è detenuta l’ex compagna di cella della Pistroescu (detenuta in quel momento per una condanna a 5 anni per sfruttamento della prostituzione), Jana Serbanoiu.

La donna scrisse per conto dell’imputata una lettera da inviare all’autorità giudiziaria italiana, che indagava allora sul suo presunto coinvolgimento nell’omicidio. Nelle tante conversazioni avute con la compagna galeotta ascoltò le confessioni della donna. Che le raccontò come “Paula venne portata in Italia da suo fratello con la promessa di un posto come colf”. La giovane, dopo un breve soggiorno in un albergo di Ferrara, venne ospitata insieme a Gianina in casa di Benazzo. E da qui trasportata in auto ogni sera. Il complice incassava per il disturbo 180 euro al mese di affitto e 20 euro per ogni tragitto.

A un certo punto Paula viene ceduta a “un gruppo di malavitosi di una città vicina e finisce a lavorare in una locanda” (la locanda Valmolin in provincia di Rovigo, gestita da Rodolfo Zamarco, un nome che ricorrerà spesso sulle bocche dei testimoni e che lo stesso Benazzo si premura di chiamare in ogni episodio chiave). Da qui fugge e torna a Villadose. I suoi aguzzini però la raggiunsero e allora iniziò il massacro. “Sergio usò un martello. E poi c’erano altre due o tre persone, loro amici”. Paula perse conoscenza e “si spaventarono”. La portarono “al margine di un bosco”, “respirava ancora” e la bruciarono. “Gianina mi raccontò che stava ancora respirando e che lei, poi, tornò a orinare nei pressi del cadavere”. La Pistroescu le descrisse anche quel corpicino carbonizzato, pieno di insetti.

Erano i giorni successivi al 16 febbraio, quando di Paula ormai si erano perse le tracce. Il cadavere verrà ritrovato il giorno di Pasquetta del 24 marzo 2008. Gianina tornerà in strada il 29 febbraio, quando – ipotizza l’accusa – le era venuta meno la sua fonte di guadagno.

Alla richiesta di ergastolo si è associato anche l’avvocato Paolo Palleschi, che rappresenta la famiglia di Paula, chiedendo una provvisionale di 100mila euro per ciascuno dei sei parenti di Paula costituiti parte civile.

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