Cronaca
23 Aprile 2012
Lettera di un genitore al vescovo dopo il caso di Porto Garibaldi

“Mio figlio non farà la comunione”

di Redazione | 3 min

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“Mio figlio non farà la prima comunione”. È quanto annuncia in una lettera aperta al vescovo di Ferrara il papà di un bambino di 9 anni, che il mese prossimo, in una parrocchia di Ferrara, dovrebbe avvicinarsi all’eucarestia.

“Mio figlio è un bambino normalissimo e come i suoi compagnetti, ha frequentato il catechismo per prepararsi. E’ felice! Non vede l’ora che arrivi il “fatidico” giorno. Chissà cosa immagina e cosa si aspetta? Mi fa tenerezza e tanto mi emoziona”. Inizia così la sua lettera il signor Fabio Armeli, che si definisce un “papà crudele”, perché il figlio “resterà non poco deluso e fin quando non sarà cresciuto abbastanza per capire lo stato delle cose, con me resterà molto arrabbiato”. Questo perché, pur essendo “cattolico”, anche se “non molto praticante”, ha deciso di fargli boicottare il sacramento.

La drastica decisione sarebbe stata presa alla luce dell’episodio di Porto Garibaldi, a proposito del quale proprio l’arcivescovo è intervenuto con una lunga lettera per dare la versione della curia estense sull’intera vicenda (vai all’articolo http://www.estense.com/?p=213337).

Il signor Armeli prosegue rivendicando di aver “sempre apprezzato e condiviso gli insegnamenti della Chiesa di Roma. Penso che in ogni caso e per diversi motivi siano fondamentali per ogni individuo. Così, anch’io a mio figlio cerco d’insegnargli – come è stato insegnato a me – che siamo tutti figli dello stesso Dio e in egual maniera Dio ci vuole bene, ci ama e ci accetta tutti”.

E qui vengono i problemi: “l’aver saputo, in questi giorni, che proprio nella mia diocesi, un parroco si è rifiutato di dare la Prima Comunione ad un bambino diversamente abile perché, a suo dir, non è in grado di distinguere un pezzo di pane dall’ostia consacrata, mi ha lasciato amareggiato e tanto perplesso”.

È così che “d’accordo con mia moglie, ho deciso che il mio Vincenzo, per il momento non farà la Prima Comunione. Io, prima di tutti gli altri, mi sentirei di avergli mentito, di avergli raccontato tante bugie e non posso permettermi d’ingannarlo ancora”.

Il mittente non incolpa don Piergiorgio Zaghi, finito nell’occhio del ciclone dopo il giovedì santo (“Sono certo che il povero parroco non ha alcun torto, invero, mi sembra giusto che per ricevere un sacramento occorra, per così dire, un minimo di consapevolezza”), e ribadisce che “non c’è sttaa discriminazione”.

 Non lo ‘assolve’ però dal punto di vista prettamente morale. “E’ vero che se da un lato non è stata violata nessuna legge civile – scrive Armeli -, dall’altro è stata calpestata, nel peggiore dei modi e da chi dovrebbe conoscerla e rispettarla prima di tutti gli altri e meglio di tutti, un’altra legge: quella di Dio. La morale, l’essenza stessa dell’esser cristiani”.

Ecco quindi perché il parroco, pur non sbagliando, avrebbe comunque “perso un’occasione”: “non ha voluto accogliere una creatura speciale e pur sempre figlio di Dio. Ma forse, il povero prete di campagna ha pensato che quella creatura fosse figlio di un Dio minore e non può ricevere la Prima Comunione. Quella creatura speciale, al massimo, va bene per organizzare qualche viaggio della speranza a Lourdes e nient’altro”.

Il ‘cattolico non molto praticante’ si rivolge allora ipoteticamente a sacerdoti, vescovi e cardinali per chiedere “quante, tra le persone adulte che si accostano all’altare, sono veramente consapevoli dell’importanza e dell’essenza dei sacramenti?”. Secondo il genitore “si è voluti essere severi, fin troppo “ortodossi”, con un bimbo che la sua unica colpa è quella di essere nato. Ma se siamo cristiani, veramente cristiani, dobbiamo credere che tutto è volontà di Dio e che anche per quel bimbo e per quei genitori c’è stato un chiaro e preciso disegno di Dio. Quanta ipocrisia”.

La lettera termina rivolgendosi direttamente al vescovo, spiegando perché – a fronte di quanto detto sopra – il genitore non farà fare la comunione a suo figlio: “non me la sento più d’ingannarlo, di raccontargli altre ed inconsapevoli bugie”.

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