Lettere al Direttore
29 Gennaio 2012

Architettura, una facoltà mille problemi

di Redazione | 4 min

Mi ritrovo invischiata in un sistema universitario che ormai non mi appartiene più. Ho 25 anni e sto lottando per trovare una fine al percorso di laurea intrapreso anni fa. Studio alla Facoltà di Architettura presso l’Ateneo ferrarese, per anni presa come sommo esempio di eccellenza tra le varie Facoltà di Architettura d’Italia.
Siamo veramente sicuri che in Italia o nel mondo ci sia così tanta gente che conosce questa realtà? La domanda che mi fanno più spesso quando si scopre che studio questa materia è “ah studi a Venezia?” Quello su cui si basano le valutazioni, però, sono valutazioni statistiche intraprese senza interpellare i veri fruitori dell’università: gli studenti. Quello che mi ritrovo a scrivere è una serie di constatazioni riguardo questa situazione.
La prima pecca è che i piani di studi sono cambiati quasi ogni anno, creando così un grande scompiglio dei diversi programmi di corso, della cancellazione di esami, dei continui cambiamenti in cui una persona si ritrova ad arrovellarsi. Non darei la colpa solo al precedente governo e ai numerosi tagli fatti ingiustamente soprattutto nel settore della ricerca e al conseguente aumento delle tasse, sarebbe troppo comodo. Lo attribuirei alla politica interna dell’Università che non è stata capace di difendere quello che si era preposta e che è scesa a compromessi che portano benefici solo alle alte sfere, solo per mantenere un’immagine.
Gli orari dei corsi sono impossibili, solo nel nostro Ateneo ho riscontrato gli orari di diverse lezioni, tra cui i laboratori, dalle 9 di mattina alle 20 di sera. Un orario equilibrato prevedrebbe la fine alle 18 per permettere agli studenti di organizzarsi lo studio a casa e permetterebbe ai pendolari, come me, un ritorno a casa più agevole e ad orari migliori. In tutti i miei anni di studio posso contare sulle dita di una sola mano i professori realmente puntuali a lezione. Il che non significa che non tollero il cosiddetto quarto d’ora accademico ma il più delle volte quest’ultimo si trasforma in mezz’ore-ore di ritardo.
I ragazzi vengono così condizionati negativamente e la maggior parte si prende la libertà di arrivare all’orario che vuole senza avere una logica ben precisa. Mi chiedo se questi ritmi li manterranno anche sul luogo di lavoro. Molte volte i professori hanno il doppio incarico,uomini e donne in carriera che prendono l’insegnamento universitario come l’ultimo dei loro pensieri a discapito di tutti gli altri e dell’educazione che dovrebbero impartire e la passione che dovrebbero trasmettere.
Molte volte ho riscontrato il loro impuntarsi ingiustamente verso gli studenti, intralciandoli il più possibile, mettendo i bastoni fra le ruote con procedure di esami assurde. Uno studente, in ogni caso, è tenuto a studiare e a formarsi ma ci dovrebbe essere uno scambio reciproco e un minimo di attenzione in più alla preparazione di un ragazzo.
Le materie non caratterizzanti sono divenute quasi più importanti di quelle realmente caratterizzanti per un futuro architetto, diventando motivo di ritardo nel proprio percorso formativo e diventando il più delle volte un patema d’animo per via della preparazione e dell’esame. La nostra più che una facoltà di Architettura sembra essere diventata una Facoltà di Ingegneria o di persone che diventeranno agenti immobiliari o giuristi. Credo che se avessi voluto praticare uno di questi mestieri avrei scelto, a suo tempo, un percorso diverso.
Sfatiamo poi il mito che siamo pochi e siamo ben seguiti perché non è vero e non è vero che tutti si laureano subito senza perdere anni, perché agli esami ritrovo molti dei miei compagni di studio e anche di anni precedenti. Molte volte sembra quasi una rimpatriata alla quale si è costretti a partecipare. La burocrazia è uno degli elementi che si va ad aggiungere alla lista delle cose negative. Questa è diventata assurda. Ci fregiamo di aver introdotto l’uso di internet per iscrizioni e simili ma sappiamo bene che non funziona per registrazioni di esami e richieste varie. Per l’organizzazione del mio tirocinio, una delle poche esperienze che è valsa la pena fare, ho sprecato parte del mio tempo a girare come una trottola per uffici e alla ricerca di professori referenti che non si trovavano mai.
Ogni tanto poi si fanno delle richieste al manager didattico che risulta essere molto scortese o poco disponibile al dialogo e alla risoluzione dei problemi degli studenti,mi chiedo allora la sua valenza all’interno dell’università. L’unica che ho trovato è quella di proporre test di valutazione e scambiare battute con i Professori.
Mi ritrovo a fare un bilancio della mia carriera universitaria e l’unico motivo che mi tiene legata ancora qui è perché il mio sogno è quello di diventare un Architetto e perché ci sono ancora persone in gamba, poche, che trasmettono l’amore per questa materia così ricca e sfaccettata. Il mio è un augurio agli studenti come me che ci sono ancora in mezzo: non arrendetevi perché è una sfida continua che forma il carattere e avere una laurea di questi tempi è un valore aggiunto che stiamo perdendo di vista.
Con amarezza però non me la sento di consigliare questa facoltà in questa città.
Lettera firmata

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