Federico Aldrovandi, la paura di parlare. È il titolo della quarta e ultima puntata di Un giorno in Pretura dedicata al processo di primo grado che vedeva imputati quattro poliziotti per l’omicidio colposo di Federico Aldrovandi (poi condannati a 3 anni e 6 mesi). “In quella tragica alba – afferma la redazione del programma di rai Tre – del 25 settembre 2005 qualcuno ha visto e ha avuto paura di parlare per molto tempo. Sono testimoni le cui dichiarazioni, di estrema importanza se ritenute attendibili, potrebbero inchiodare i quattro imputati alle loro responsabilità”.
Sul piccolo schermo corrono decine di volti già visti alla barra. Quelli dei poliziotti e quelli dei residenti di via Ippodromo. Secondo l’accusa alcune di queste testimonianze contraddicono “l’incredibile e inverosimile versione dei fatti – come la definisce la conduttrice – fornita dagli imputati”.
Una versione sì “fornita a tutti nell’immediatezza del fatto”, come asserisce l’avvocato Alessandro Pellegrini (“lo dicono subito, ai carabinieri, agli infermieri ai colleghi”), ma una versione data a tutti meno che ai genitori. “Abbiamo saputo della colluttazione – ricorda Lino Aldrovandi – solo quando incaricammo un perito per l’autopsia, che ci disse che quel ragazzo era pieno di manganellate”.
Vengono poi le prime rivelazioni di presunti testimoni, poi smentite in aula, come il post firmato “Simone” che diceva che sua madre quella notte, dalla sua casa in via Ippodromo aveva sentito Federico gridare “basta smettetela”. “Non ne sono più tanto sicuro” dirà davanti al giudice.
Anche altri prima sembrano avere delle cose da dire ma una volta in aula affermano il contrario. Come Ivo Silvestri, il fantomatico supeteste che chiamò addirittura in diretta la trasmissione “Chi l’ha visto?”. Viene poi Cristian Fogli, che assicura di aver sentito sforzi tipo connati di vomito. E Lucia Bassi, chiamata in causa da Carla Fioresi. Quest’ultima, titolare di una tabaccheria, sentì la prima riferirle che quella notte Federico gridava aiuto, e che aveva sentito una voce di donna chiedergli “come ti chiami?”. “Federico”. Figurati se ti chiami Federico”. Poi l’ha sentito rantolare”.
Lucia Bassi dirà inoltre di aver visto i poliziotti sopra il ragazzo, mentre “gli agenti – ricorda la conduttrice -avevano detto di non aver mai fatto pressioni sul corpo”.
Quella della Bassi, insieme alla deposizione di Anne Marie Tsegue, venne ritenuta dal giudice credibile proprio perché la donna non voleva essere trascinata a testimoniare, preferendo rimanere fuori dalla vicenda.
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