Pochi minuti di ritardo e ogni intervento sarebbe stato inutile. Si è salvato grazie all’intervento provvidenziale di un agente penitenziario il detenuto che nel tardo pomeriggio di venerdì ha provato a togliersi la vita, stringendosi attorno al collo le lenzuola di servizio, legate in un cappio improvvisato ma efficace.
L’uomo, un trentaseienne di origini marocchine, era stato accompagnato presso la casa circondariale di Ferrara quattro giorni prima, condannato in primo grado per omicidio. Si trovava all’Arginone poiché, in attesa del processo d’appello, non aveva rispettato le restrizioni impostegli dagli arresti domiciliari.
Non si conoscono i motivi che l’hanno condotto al gesto estremo del suicidio, fortunatamente l’intervento dell’agente, che svolgeva in quel momento il regolare giro di sorveglianza, ha fermato le sue operazioni appena in tempo. Il nodo già serrato, il detenuto è stato trovato nella propria cella agonizzante, e subito liberato grazie all’intervento di un secondo agente che ha aiutato la manovra – mentre uno dei due gli sorreggeva le gambe, l’altro lacerava la stoffa -.
É stato chiamato d’urgenza il 118, e per rianimazione il personale sanitario ha dovuto lavorare per oltre 30 minuti, le condizioni dell’uomo infatti erano già molto gravi. Intubato e trasportato velocemente in ospedale, attualmente è ricoverato presso il Sant’Anna, nel reparto rianimazione. Sono ancora incerte le sue condizioni fisiche.