Provincia
22 Gennaio 2010
Bondeno, presa di posizione ufficiale: illustrati gli svantaggi della scelta

Centrale a olio di palma, anche l’Associazione Consumatori Utenti dice no

di Redazione | 5 min

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L'olio di palma nel suo colore naturale

Bondeno. La Segreteria Provinciale Acu (Associazione Consumatori Utenti) di Ferrara, a firma di Roberto Poletti, entra nella questione centrale a olio di palma, spesso collegata al futuro di Bondeno, per “fornire alcune ulteriori informazioni generali” tramite una nota stampa ufficiale.
Questa la disamina tecnico-ambientale sulle produzioni basate su oli vegetali.

Nel caso della biomassa di natura lignocellulosica, derivante sia dal taglio delle foreste, sia da legno di scarto, i trasporti a lunga distanza non sono convenienti, oltre la distanza di conferimento di 50-100 km; per distanze di conferimento maggiori, è soltanto la politica di incentivazioni pubbliche che consente la redditività dei relativi impianti.
Nel caso dell’olio vegetale, questo presenta densità sia di massa che energetica relativamente elevate poiché è ricco di grassi saturi, tali da consentirne il trasporto anche a notevoli distanze, conservando una apparente redditività anche energetica.
Il problema, con l’olio vegetale proveniente da grandi distanze, è di duplice natura: da un lato nelle enormi estensioni territoriali necessarie a produrre quantità rilevanti dell’olio stesso, e nel fatto che le aree delle grandi foreste pluviali, situate nelle fasce tropicali, presentano di gran lunga le maggiori capacità produttive e in generale i minori costi unitari di produzione. Indonesia e Malaysia rappresentano il 90% delle esportazioni di olio di palma.
Non siamo a conoscenza di piantagioni di palme in Emilia Romagna o nelle regioni limitrofe.
L’olio di palma raffinato è largamente utilizzato in cucina, come olio di frittura industriale o come ingrediente di margarine, grassi per pasticceria, cioccolato, dolciumi, gelateria, latte condensato, oltre che nei saponi, nei detergenti e nei prodotti d’igiene personale. Trova impiego anche nella fabbricazione di oggetti di metallo, plastica, gomma, in tessili, vernici, carta e componenti elettronici.
Oggi è praticamente impossibile non ritrovarlo come componente di qualche prodotto alimentare in vendita nei nostri supermercati.

Nel sito Palm Oil (privato) troviamo queste informazioni: “Le emissioni di Gas serra  (GHG = GreenHouse Gas emission)  associate alla produzione di Olio di Palma Crudo (CPO)  dal campo al mulino può variare da  ~220 – 980 kg CO2/ton CPO a seconda della tecnologia impiegata. Ormai si può utilizzare praticamente tutto del frutto della palma, compresa la buccia per fare pellet sostitutivi del pellet di legna. E nel momento in cui si riducono o si riusano anche gli scarti delle lavorazioni tradizionali  le emissioni di GHG si riducono”.
Ma in Malaysia, non qui.

La riforma delle incentivazioni, in cui è stato stabilito un accordo tra le forze politiche di maggioranza per la differenziazione di oltre il 50% delle incentivazioni all’energia prodotta per mezzo delle biomasse, a favore delle filiere c.d. “corte”, con raggio di conferimento non superiore a 70 km, rispetto alle filiere più lunghe.

Ad oggi,  in seguito alle nuove disposizione del GSE (Gestore dei Servizi Elettrici) per il riconoscimento degli incentivi sulla produzione di Energia Elettrica da fonti rinnovabili, più in particolare a quelle liquide provenienti da oli vegetali puri della filiera Europea, verranno riconosciuti 0,28 €/Kwe (euro per chilowatt elettrici prodotti) tramite l’utilizzo di oli vegetali comunitari con certificato di provenienza e 0,18 €/kwe per gli oli vegetali importati o non comunitari.
Se ancora nel 2007 si poteva ritenere che purchè rinnovabile qualsiasi carburante andasse bene, già nel 2008 il Joint Research Centre della Commissione Europea   ha pubblicato lo studio “Biofuels in the European Context:  Facts and Uncertainties “ Biocarburanti in contesto europeo: fatti e incertezze, che si può trovare in inglese sul sito http://www.jrc.ec.europa.eu/ © European Communities, 2008

Credo sia qui di utilità tradurne qualche brano dalle conclusioni finali:
– di molti tipi di biocarburanti si può dire che possono contribuire a ridurre le GHG quando si utilizzano le migliori tecniche produttive. Ciononostante, gli unici (the only major biofuels) che possono  effettivamente ridurre le emission di Gas Serra (considerando tutti gli effetti indiretti) sono il  bioetanolo da zucchero di canna del Brasile, il biogas da biomassa e i biocarburanti di seconda generazione (derivanti da produzioni non alimentari)
– generando elettricità da un mulino ad olio di palma, l’approvvigionamento stesso della materia prima e i costi energetici di produzione fanno si che non ci sia riduzione (the carbon and energy impact are not minimised) rispetto a produrre elettricità da carburanti fossili
– molti oli vegetali sono utilizzati in settori dove potrebbero essere sostituiti con biomassa  con risultati  più efficienti  e  molto  meno costosi
– elettricità e calore può essere facilmente generata da una varietà di fonti di energia, solida liquida e gassosa. Tuttavia, nei veicoli (ad eccezione di quelli elettrici), vi è un grande vantaggio ad avere un combustibile liquido: la distribuzione a basso costo, di facile rifornimento, stoccaggio e utilizzo diretto nel motore

Traendo le debite conseguenze è stata emanata la DIRETTIVA 2009/28/CE DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 23 aprile 2009 sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili, recante modifica e successiva abrogazione delle direttive 2001/77/CE e 2003/30/CE prevede :
– (art. 67) L’introduzione di criteri di sostenibilità per i biocarburanti non raggiungerebbe i suoi obiettivi se i prodotti che non soddisfano i criteri e che sarebbero stati altrimenti utilizzati come biocarburanti sono utilizzati come bioliquidi per la produzione di calore o di elettricità
– (art 69) Inoltre, tenuto conto dell’elevato grado di biodiversità di alcuni terreni erbosi, temperati o tropicali (Indonesia e Malaysia vedi rapporto FAO “Valutazione delle risorse forestali mondiali”), incluse savane, steppe, terreni arbustivi e praterie ad elevata biodiversità, i biocarburanti prodotti a partire da materie prime coltivate su tali terreni non dovrebbero poter beneficiare degli incentivi previsti dalla presente direttiva.
Un regolamento in tal senso dovrà essere emanato entro il 31/12/2010.

Infine, anche solo dal punto di vista delle procedure che  la Pubblica amministrazione deve adottare al fine di tutelare l’ambiente e la salute dei cittadini, nel caso di autorizzazioni per impianti alimentati da biomasse non legate a filiere corte,  è prevista dalla direttiva europea n. 42/2001/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, la Valutazione Ambientale Strategica (VAS). Tale direttiva non è stata recepita a livello nazionale, anche se già  alcune Regioni ne hanno accolto elementi significativi.

È quindi da ritenere:
– che la sostenibilità ambientale di una centrale a olio di palma alle nostre latitudini sia ampiamente sconfessata
– che in  conseguenza delle modifiche tariffarie già in atto e delle tendenze che emergono dall’Europa la sostenibilità economica sia altrettanto dubitabile
– che sia opportuno trovare soluzioni alternative per la riconversione dell’area dell’Ex Zuccherificio di Bondeno, richiedendo alle amministrazioni di competenza e ai soggetti coinvolti (Comune, Provincia, Regione, Sipro, soggetti privati, parti sociali) di adoperarsi alla luce di quanto sopra esposto.

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