“Il nuovo statuto è una realtà, approvato all’unanimità dall’università di Ferrara”. Nella conferenza stampa tenuta ieri mattina il rettore Pasquale Nappi illustra il risultato di cinque mesi di intenso lavoro, per ottemperare agli obblighi imposti dalla legge Gelmini, tra i quali appunto il nuovo insieme di norme che regola la vita dell’ateneo. Il risultato raggiunto non può tuttavia distogliere la massima carica dell’università da un giudizio negativo sulla riforma nel complesso “calata dall’alto come un cappello uguale messo sulla testa di tutti, a prescindere dalla gestione del singolo ateneo” e priva di effetti positivi sulla gestione finanziaria: “Dubito fortemente che questa riforma e gli obblighi che impone porteranno a una riduzione delle spese. Numericamente calerà il numero dei dipartimenti, ma il personale e l’offerta didattica rimangono gli stessi e gli accorpamenti non porteranno sostanzialmente a nessuna novità”.
La riduzione dei dipartimenti da 19 a 12, in contemporanea all’abolizione delle facoltà – a Ferrara sono otto- oltre all’introduzione delle Scuole come strutture di raccordo tra gli stessi dipartimenti segnano la novità formale più evidente. I dipartimenti, in aggiunta alle finalità di ricerca, gestiranno anche la funzione didattica appannaggio in precedenza delle facoltà: “Questa nuova struttura penalizza atenei come il nostro rispetto a realtà più grandi – sottolinea il rettore -. Per fare un esempio, a Bologna ci sono i numeri per istituire una Scuola di scienze giuridiche, a Ferrara le nostre dimensioni non lo permettono. Per assurdo avremmo dovuto accorpare Economia, Giurisprudenza e Lettere, ma una Scuola di scienze umane sarebbe stata troppo generica”. Si va quindi verso un futuro con tre Scuole: una Scuola tecnica, una di medicina e una di farmacia. Al di là dei contenitori non varia in nessun modo l’offerta formativa-didattica “e questo fa capire – ricorda Nappi -, quanto poco vada a incidere sulla sostanza questa riforma”.
Nello scorrere le modifiche agli organi di governance, le novità sostanziali riguardano uno spostamento del baricentro decisionale verso il cda e la sostituzione del membro del consiglio di nomina ministeriale con un secondo membro esterno nominato dal comitato dei sostenitori. A Ferrara i membri esterni attualmente sono due: la presidente della fondazione cassa di risparmio di Cento Milena Cariari, nominata appunto dal comitato di sostegno e il presidente della camera di commercio, Carlo Alberto Roncarati, nominato dal ministero. Le loro cariche torneranno quindi in discussione. Parziale blindatura invece per il rettore, che in futuro avrà mandato unico di sei anni con possibilità di sfiducia a 2/3 dei votanti, mentre la formula attuale prevede un mandato di tre anni con eventuale rinnovo: “è un cambiamento che non approvo perché abolisce un momento di verifica” afferma Nappi, che vedrà nel caso specifico il proprio mandato triennale prorogato per legge di altri due anni, per un totale di cinque.
Infine un commento ai dati diffusi da Il Sole 24 ore, che indicava nel 2010 un aumento del 42% delle tasse universitarie a Ferrara rispetto all’anno precedente: “dato assolutamente sbagliato – sottolinea Nappi, vorrebbe dire che le rette del 2009 sarebbero dovute essere all’incirca di 650 euro contro gli oltre 1100 del 2010, mentre in realtà c’è stato un aumento di una ventina di euro. Ne abbiamo parlato ieri in Senato e ci riserviamo di intervenire al fine di ottenere un’informazione corretta”.
Guido Sassi
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