Cronaca
2 Gennaio 2011
Dalla neve a più riprese all'inizio del 'vero' processo CoopCostruttori, dalle elezioni di Comacchio al cambio della guardia in Carife

Il 2010 raccontato da Estense.com/Parte 1

di Redazione | 73 min

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Si stancano lungo il sentiero, soccorsi due escursionisti ferraresi

È quanto accaduto nel pomeriggio di venerdì 2 maggio nelle vicinanze di Molveno, in provincia di Trento, dove due giovani escursionisti ferraresi di 22 e 25 anni - che erano in compagnia del loro cane - sono stati soccorsi mentre stavano camminando lungo il sentiero 612 in località Casina Crona

Aperture domenicali, il nuovo ‘salotto’ di corso Martiri, la nuova galleria Matteotti che vedrà la luce entro la fine del 2001, i tagli del governo, le proteste degli studenti universitari contro il ministro Gelmini, le numerose piene vissute dal Po, e sotto i riflettori è finito in estate il casello di Ferrara Sud dell’A/13… questi solo alcuni dei temi che hanno caratterizzato il 2010 all’ombra del Castello.
Questa una carrellata sui fatti salienti che ci stiamo per lasciare alle spalle: l’anno che ci sta lasciando purtroppo ha lasciato una parola su tutte, o meglio due, legate alla crisi nel mondo del lavoro: cassa integrazione.
Rimangono leit motiv i sopralluoghi, gli slittamenti e le polemiche sull’ospedale di Cona, le udienze del processo Solvay, le tappe della vicenda Aldrovandi, oltre all’intensificazione al Grattacielo dei controlli delle forze dell’ordine e la lotta di tutte le forze dell’ordine locali al contrasto dello spaccio di stupefacenti.  
Orgoglio per Ferrara, inoltre, la cura-Zamboni proposta per risolvere chirurgicamente la Sclerosi Multipla, correlata all’insorgenza della Ccsvi.

I primi quattro mesi del 2010 vedono in primo piano tra le altre cose l’inizio del processo ‘vero’ Coopcostruttori, il cambio della guardia in Carife e Caricento, le elezioni di Comacchio che passa al centrodestra e l’emergenza pertrolio.      

La Bmw danneggiata nell'incidente

Ventimila calici alzati per l’incendio, ma il 2010 si apre con un fatto di cronaca – senza conseguenze irreversibili fortunatamente – tinto di giallo, che si risolverà nell’arco di poche ore. Tutta una montatura per evitare la denuncia di guida in stato di ebbrezza.
 Sono state rapide ed efficaci le indagini coordinate dal pm Filippo Di Benedetto ed eseguite dalla squadra mobile di Ferrara. Tutto risale alla notte di Capodanno. Al pronto soccorso arrivano due ragazzi che trasportano una giovane di 16 semisvenuta con il volto pieno di sangue. Verrà portata in neurochirurgia e ricoverata in prognosi riservata (i medici hanno dovuto valutare se sottoporla a un intervento chirurgico per le conseguenze del trauma cranico).
Al posto di polizia del pronto soccorso i due accompagnatori recitano lo spartito che si erano preparati: la giovane aveva trascorso la notte di Capodanno con loro in una discoteca della periferia di Ferrara, il “Madame Butterfly”. Verso le 6.30, mentre erano tutti e tre nel piazzale antistante il locale, la 16enne sarebbe stata investita al volto dallo scoppio di un potente fuoco d’artificio che si trovava all’interno di un involucro di vetro. Cadendo avrebbe anche sbattuto la testa. Loro l’avrebbero accompagnata in ospedale in taxi.
Niente di tutto questo. Dai riscontri degli inquirenti nessun taxi aveva effettuato quel tragitto la notte dell’1 gennaio. E a poche centinaia di metri dalla discoteca la polizia aveva trovato i segni di un incidente stradale: frantumi di vetri e uno specchietto retrovisore a terra. Proprio quello che mancava all’auto di uno dei due. E così, al secondo interrogatorio, i due sono crollati.
Dopo la notte in discoteca B.G. ha accompagnato sulla sua Bmw 320 i due amici verso casa. Ma il tragitto è stato fin troppo breve. Dopo aver percorso per qualche centinaio di metri via Bottego, sono entrati in via Diana ma all’altezza della doppia curva l’auto ha sbandato andando a finire contro un palo. Ad avere la peggio è stata la ragazzina, che sedeva sul sedile posteriore dal lato sinistro. I frantumi di vetro che i medici troveranno sul viso erano quindi quelli del finestrino e non del vetro che avrebbe contenuto il fantomatico petardo.    

Natale e Capodanno davanti allo stabilimento di Romagna Ruote

Ad inizio 2010 si apre un tiepido spiraglio per i lavoratori di Romagna Ruote, da tempo a presidiare la fabbrica: è stato il sindaco Tiziano Tagliani a riferirla personalmente ai lavoratori intirizziti dal freddo.  L’amministratore straordinario Giovanni Bertoni ha ottenuto dal ministero il via libera per portare la trattativa privata con il possibile acquirente. La cordata di cui l’ingegnere aveva già parlato con Comune e Provincia, deve ora presentare entro la prossima settimana un piano industriale quantomeno migliorativo sul punto occupazione (visto che la prima ipotesi prevedeva il mantenimento in organico di appena 80/85 dipendenti su 195).I tempi non corrono a favore della trattativa, visto che il 22 gennaio scadrà il periodo di amministrazione straordinaria e per l’azienda si aprirebbe il baratro della chiusura. 

Assieme al nome di Romagna Ruote, la prima parte dell’anno è stata contrassegnata anche dalla vicenda Nylco, azienda in cassa integrazione straordinaria per liquidazione dell’area del petrolchimico.Ad un incontro tenuto nei primi giorni dell’anno presenti, oltre al sindaco Tiziano Tagliani e a Filcem Femca Uilcem, il liquidatore Raddi e gli imprenditori della Essebi di Milano, interessati a rilevare, con lo strumento dell’affitto di ramo d’azienda, quote di attività realizzabili con le strutture produttive esistenti, relative a Hot Melts e Poliesteri. Gli imprenditori lombardi, attivi da circa trent’anni nel settore e già clienti negli anni scorsi della Nylco, “hanno esplicitato – spiegano in un comunicato le sigle sindacali della chimica – la loro volontà di gestire queste fasce di produzione, in quanto funzionali al loro business di riferimento, oltre che per possibili sviluppi di attività ulteriori”.In questa situazione risulta determinante garantire a chi intende insediarsi ex-novo nel petrolchimico le condizioni minime di funzionalità, in particolare per quanto riguarda le forniture di servizi energetici e di uso industriale.Il sindacato, nel valutare positivamente la manifestazione di interesse della società lombarda nonché il sostegno fornito dall’amministrazione comunale, ricorda come questo intervento “si inserisca in un complesso di attività (quelle gestite sinora da Nylco e P-Group), che va oltre i margini di interesse di questa azienda e che risulta essere in questi giorni, in piena evoluzione”.  

Neve: fiocchi anche a gennaio

E tra una nevicata e l’altra – l’allerta neve è stata attiva fino al giorno dell’Epifania – il 5 gennaio, dopo la nutria morta e appesa per il collo il giorno di Capodanno in via Garibaldi, dove ha sede la Sinteco, un altro messaggio macabro per Roberto Mascellani. Davanti ai cancelli della procura, in via Mentessi, è stato trovato un maialino di peluche con il suo nome e la scritta “Vogliamo giustizia”.
A trovarlo, poco prima delle 8, è stato il personale della procura, che ha avvertito immediatamente le forze dell’ordine.
Stessa rubricazione insomma di quello dove è entrato l’episodio di Capodanno. In quell’occasione sull’animale morto, appeso con una catena al collo, era comparsa la scritta “Comune: Ferrara – era scritto sul cartello – Ufficio competente: il solito che pago; Committente: ing. Mascellani; Lavori: truffa; Importo: 100 milioni”.  

E i primi giorni di gennaio saranno il primo di numerosi scenari che hanno visto intervenire con decisione il vicesindaco con delega alla Cultura, Massimo Maisto, sui cui è piovuta la ‘croce’ del mancato passaggio della Mille Miglia: “Abbiamo rinunciato per scelta nostra al Festival Città e Territorio, gli organizzatori della Mille Miglia hanno deciso di non svolgere la tappa a Ferrara, stiamo confermando, cercando di rafforzarle, le altre manifestazioni: il Capodanno, i Buskers, il Festival di Internazionale, il mese del Palio, il Baloons Festival, Ferrara sotto le stelle, il Salone del Restauro. Non è più un mistero ormai che, anche sulla spinta delle necessità del sistema turistico, in evidente difficoltà, abbiamo chiesto uno sforzo straordinario a Ferrara Arte, affinchè preparasse in tempi brevissimi una grossa mostra già per la primanvera del 2010, senza costi aggiuntivi per il Comune di Ferrara, ma lavorando su risparmi, sulla ricerca di fondi privati e sulle sinergie locali, nazionali e regionali. Ritenendo le mostre di Ferrara Arte la partenza e il centro di qualunque politica di sviluppo del turismo culturale nella nostra città”.
“Alcuni risultati sono già arrivati: la mostra del Boldini sta superando largamente le previsioni di affluenza (in un periodo in cui le grosse mostre faticano), trainando con sè anche un boom di visitatori al museo Boldini (più che triplicati rispetto agli anni passati), a riprova che una politica culturale avveduta unisce il grande richiamo con la valorizzazione del proprio patrimonio. Stiamo già lavorando alla nuova edizione del Festival di Internazionale, cercando di dare ancora più visibilità mediatica, in particolare su internet, per poter far parlare della nostra città tutto l’anno e non solo nei tre giorni della manifestazione. Ferrara sotto le stelle ha già annunciato per il 6 giungo quello che sarà uno dei concerti rock più importanti dell’estate italiana (i Pixies in Piazza Castello, per i quali prevediamo che verranno esauriti i 5mila posti disponibili con mesi di anticipo). E’ partita una riflessione istruttoria per poter allargare il ruolo di Ferrara Arte perchè possa promuovere mostre in Castello e soprattutto in altri comuni della Provincia. Abbiamo programmato la partenza di una tappa del Giro d’Italia. Tutto questo senza sacrificare le attività e il funzionamento delle nostre istituzioni stabili (biblioteche, musei e teatro) e gli impegni quotidiani e diffusi che fanno la forza di una città d’arte e di cultura.
Per questo continuiamo ad affermare che Ermitage Italia può essere un altro punto di forza del nostro sistema cultura, in ambito di studio e ricerca, ma non crediamo che sia la scelta prioritaria e strategica per una politica culturale che punti ad un ulteriore sviluppo economico e turistico della città e del territorio”.        

Sempre nello stesso periodo un plauso ai ferraresi, tra i più virtuosi in Italia nel pagamento di una delle tasse meno amate, quella del canone Rai. La provincia estense si piazza dietro Aosta tra quelle più virtuose (seguita da Pisa), dove l’evasione si attesta al solamente al 12%.        

Il 7 gennaio l’affaire-comunicazione investe Bondeno. Il 2010 vedrà il Comune di Bondeno sprovvisto dell’Ufficio Stampa inteso nel più tradizionale degli apparati. Il Consiglio comunale ha infatti votato l’abolizione, all’interno della manovra di bilancio 2010, dei compensi dell’addetto stampa e direttore del periodico cartaceo “Il Municipio”. L’emendamento,  presentato dal Pdl, è stato votato anche da parte dei consiglieri del Pd, che lo ha così avvallato. 
Non sono mancate polemiche e rimostranze, dai sindacati di categoria all’Associazione stampa Ferrara e quella dell’Emilia-Romagna, il Gruppo regionale giornalisti uffici stampa e il Dipartimento uffici stampa della Federazione nazionale della stampa italiana (Fnsi).
Ovvie le piccate controrepliche, ma il sindaco, Alan Fabbri, non ci sta e garantisce: “La comunicazione istituzionale continuerà ad essere garantita nella consapevolezza che è un diritto dei cittadini essere informati sull’attività della pubblica amministrazione, ed è un dovere dell’Ente agire nella massima trasparenza”.    

Sempre il 7 gennaio il sindaco di Ferrara – dopo aver preso in carico un anno prima le vicende degli agenti di Polizia Penitenziaria – si batte per il Nucleo sommozzatori dei Vigili del fuoco di Ferrara che “deve restare dov’è”, e scrive al ministro Maroni per scongiurare la chiusura dello storico reparto.
Tre sono le considerazioni fatte presenti da Tagliani. A partire dal territorio estense, “sulla cui superficie quasi la metà dei canali presenti è attigua a strade provinciali e comunali – fa notare il primo cittadino -, che comprende circa 4mila chilometri di rete idrica ed è attraversato per un lungo tratto dal fiume Po che, come è noto, è spesso a rischio di esondazione”.
Nel ferrarese, inoltre, si è registrato “il più alto numero di interventi (circa il 55 per cento dell’intera regione Emilia Romagna) posti in essere con altissima professionalità dal nucleo dei Vigili del fuoco di Ferrara, specializzati soprattutto per le acque cieche e altamente inquinate del Po”.
“Non si giustifica – continua Tagliani – la chiusura in ordine al risparmio economico: il costo del nucleo di Ferrara è bassissimo (ammonta a circa 0,00634 euro per ogni cittadino all’anno)”.        

Dopo Romagna Ruote e Nylco, la scia di proteste davanti alle fabbriche si allunga fino a Cento, in via Ferrarese, dove si erige lo stabilimento della 7 gennaio Oerlikon- Graziano Trasmissioni. In attesa del giorno della verità, il 19 gennaio, quando emergerà la strategia definitiva per il futuro degli oltre duecento operai in bilico, ed aspettando il Consiglio Comunale del lunedì successivo quando i sindacati incontreranno la presidente della Provincia di Ferrara, Marcella Zappaterra e l’assessore provinciale alle Attività Produttive Carlotta Gaiani, sciopero di due ore.  
L’intenzione dell’azienda è quella di sospendere la produzione nel primo trimestre 2010 per terminarla definitivamente entro il 2011.      

Manrico Mezzogori durante la dimostrazione sul campanile

Sempre il 7 gennaio la voce in difesa delle pinete dei lidi ferraresi arriva in alto. Fino in cima al campanile. È con un’azione eclatante che l’ambientalista Manrico Mezzogori ha voluto protestare contro l’abbattimento dei pini in via Giorgione, a Lido di Spina. Dall’alto del campanile del duomo di Comacchio Mezzogori, esponente della lista civica Alternativa Democratica, ha lanciato una serie di volantini, cui ha affidato il senso della sua protesta.
“Adesso basta!- si legge nel primo comunicato -. Chiedo in applicazione della Costituzione repubblicana, delle leggi dello Stato, nonché delle leggi regionali, il ripristino della legalità nel comune di Comacchio, persistentemente calpestata da un ceto politico che ha trasformato il territorio in un colossale bazar alla mercé del miglior cliente”. “Il ducato estense si è estinto circa quattro secoli fa – grida Mezzogori -, ma nell’ultima provincia della regione si continua a gestire la pubblica amministrazione come se fosse una preda di conquista, un bottino di caccia del signore del castello, una proprietà del sistema di potere vigente”.
L’arrampicata ambientalista si è protratta dalle 9.30 alle 11, con un lancio di un secondo volantino contenente le richieste del “funambolo” ambientalista.      

E’ l’8 gennaio quando Cento viene colpita da un grave episodio di cronaca: sono circa le 11.30 quando un uomo ha aggredito, per cause ancora in corso di accertamento, Qui Yong Zhu, cinese di 36 anni residente a Cento, picchiandola più volte in diverse parti del corpo con una piccozza da muratore.
L’aggressione è avvenuta in via del Curato, all’interno del bar “Morando” – di cui la donna è titolare -, attiguo alla stazione di servizio “Agip”. Il fatto è avvenuto in cucina, dove si trovava la 36enne. Di là dal bancone stava quello che fino a ieri era considerato come un cliente abituale.  Ha posato la tazzina del caffè che si era fatto preparare e, senza che la sua vittima se ne accorgesse, si avventa su di lei con inspiegabile violenza. L’uomo, senza sincerarsi delle condizioni della donna, la lascia sanguinante sul pavimento, esce dal locale gettando a terra la piccozza e se ne va in macchina.
Dai primi riscontri in mano ai carabinieri del Norm della compagnia di Cento, intervenuti sul posto, gli inquirenti sono riusciti a risalire alla targa dell’auto, una Opel Corsa, con cui l’uomo era fuggito.
La vettura era stata avvistata in direzione San Matteo della Decima, frazione di San Giovanni in Persiceto (in provincia di Bologna). E poco distante dal paesino, l’uomo è stato bloccato intorno alle 12 dai carabinieri di San Giovanni in Persiceto, cui era giunta la richiesta di collaborazione nelle ricerche da parte dei colleghi di Cento. Felice Serpico, questo il nome dell’assalitore, 54enne nato a Mariglianello (in provincia di Napoli), residente a Cento, muratore, incensurato, è stato fermato nei pressi della stazione ferroviaria di Crevalcore. Per lui è scattato il fermo di indiziato di delitto con l’accusa di tentato omicidio.        

Se dal punto di vista sportivo l’annata 2010 non è iniziata nel migliore dei modi per il basket estense, altrettanto si può dire dal punto di vista extra-sportivo. Aveva alzato troppo il gomito una sera di inizio anno la guardia della Carife, Anthony Grundy, da agosto 2009 a disposizione di coach Valli. L’atleta è stato fermato per un controllo dai carabinieri di Ferrara tra giovedì 7 e venerdì 8 in via Sani. L’esito dell’etilometro ha dato un tasso alcoolemico di circa 2,2 g/l. Inevitabile a quel punto il ritiro della patente. L’elevata percentuale avrebbe previsto anche la confisca dell’auto, cosa non avvenuta dal momento che l’auto che Grundy guidava non era di sua proprietà.
Sempre a proposito di basket, ma questa volta giocato, dopo la vittoria nel posticipo serale contro la Benetton Treviso, un altro po’ di luce arriva in casa del Club: il presidente Roberto Mascellani ha infatti siglato un contratto con Sharrod Ford fino al 30 giugno 2010. Acquisto in corsa che si rivelerà azzeccatissimo.   

 L’11 gennaio 2010 la Spal tocca uno dei punti più bassi della storia recente: dopo il colpaccio della Cavese a Pescara nel posticipo della 19° giornata del Girone B di Prima Divisione, i biancazzurri sono ultimi in classifica.

Il 13 gennaio (ri)esplode la vicenda relativo al sovraffollamento del carcere. Sono in tutto 526 persone rinchiuse in uno spazio che ne dovrebbe contenere 466. È la situazione di sovraffollamento carcerario dell’Arginone, finita sul tavolo del consiglio provinciale. A relazionare sullo stato di cose della casa circondariale è stata Federica Berti, garante dei diritti delle persone private e delle libertà personali, che svolge il proprio servizio nelle carceri di Ferrara dal 2008. Nella sua ampia relazione Federica Berti ha ricordato le attuali dimensioni della popolazione carceraria di Ferrara, col dato degli attuali 526 detenuti rispetto alla tollerabilità della struttura valutata in 466 unità. Critica anche la situazione del personale in servizio: 165 sono le guardie carcerarie a Ferrara con uno scarto di 67 agenti rispetto ad un organico stabilito in 232 unità.        

Il 16 gennaio un’altra piccola scossa sismica connota il quotidiano del Bondenese e le terre di confine tra Ferrarese, Modenese, Mantovano e Rodigino. Una scossa di magnitudo 2.4 e’ stata avvertita dalla popolazione nella serata attorno alle ore 20.13. L’epicentro è stato individuato a 6.2 km di profondità ed anche in questo caso nella medesima fascia delle volte precedenti, quella tra Bondeno, Felonica (Mn) e Finale Emilia (Mo).
Come successo per i precedenti assestamenti del sottosuolo, non risultano danni a cose o persone emersi dalle verifiche effettuate dalla sala Situazione Italia del Dipartimento della Protezione Civile.   

Il 19 gennaio arriva l’ufficialità: sarà Paolo Carli lo sfidante di Maria Cristina Cicognani (Pd) per il centro-destra. Questa la decisione del vertice di PdL e Lega-Nord cui hanno preso parte il coordinatore provinciale Alberto Balboni ed il vice coordinatore Giorgio Dragotto per il PdL da una parte e il segretario provinciale Giovanni Cavicchi per la Lega Nord dall’altra.
“Paolo Carli – affermano in comunicato congiunto Balboni, Dragotto e Cavicchi – ha ricevuto mandato di aprire un confronto di merito con tutte le forze che intendono partecipare alla coalizione formata dal PdL e Lega Nord e da lui guidata per essere protagonisti del vero cambiamento che Comacchio si attende”.     

Il groviglio di lamiere in cui ha perso la vita il colonnello Ponè

E’ il 20 gennaio quando la morte del colonnello Adrian Ponè, ufficiale americano di 46anni che stava recandosi al lavoro presso la Base di Poggio Renatico, riporta tristemente in auge la sicurezza sulla Cispadana.
Dopo l’intervento di Malaguti (Pdl) sulla pericolosità di quel tratto di strada, interviene sulla vicenda anche il Comitato per la sicurezza stradale “F.Paglierini”, che definisce la morte di Ponè “un massacro annunciato” e si chiede “quanti morti ancora bisogna contare per colpe di gestori e proprietari di strade incoscienti e irresponsabili? Che continuano a trincerarsi dietro l’alibi dell’imprudenza o, nel migliore dei casi, della fatalità? Solo nell’ultimo anno appena finito ne abbiamo contati 15 di questi morti, su un totale di 37.  E questo nonostante il calo considerevole rispetto al totale dell’anno prima. Ci siamo spesso, in questi 10 anni di attività, scontrati con  pubblici amministratori, gestori e proprietari di strade che non gradivano (e non gradiscono) le nostre critiche: l’ultima volta proprio in una sede istituzionale, a Ferrara, con l’Anas”.

Michele Lenzi

Sempre il 20 gennaio una di quelle storie che non vorremmo mai leggere: Michele Lenzi, 32 anni, si è accasciato al suolo di fronte ai compagni martedì sera intorno alle 20.30. La sua squadra stava disputando una partita di calcetto nella tensostruttura della polisportiva Acli San Luca di via Goretti a Ferrara. A un certo momento, in modo del tutto inaspettato, visto che l’azione di gioco si stava svolgendo lontano e il giovane non era sotto sforzo, Michele Lenzi si è sentito male ed è finito a terra.
Non riprenderà più conoscenza, nonostante il tempestivo arrivo dell’ambulanza seguita dalla guardia medica. I medici del 118 hanno eseguito i primi tentativi di rianimazione, continuati poi una volta raggiunto l’ospedale Sant’Anna . Purtroppo non c’è stato nulla da fare. Il decesso è stato constatato alle 21.
I genitori, la madre Rossella, dipendente comunale, e il padre Fabrizio hanno dato il consenso all’espianto degli organi. Michele lascia la moglie Stefania e una bambina di 2 anni, con i quali viveva in città nella zona di via Aeroporto. Con i genitori invece vive ancora a Malborghetto il fratello, 21enne, che stava giocando con lui in quel tragico momento.
Michele lavorava come ingegnere dei materiali in una ditta di Crevalcore, in provincia di Bologna.     

Nella prima metà di gennaio diverse migliaia di persone andranno a reddito zero. Sono queste le considerazioni di Danilo Gruppi della segreteria Cgil di Bologna a completamento del quadro inerente l’utilizzo della cassa integrazione in Emilia Romagna nel corso del 2009. Le richieste di ammortizzatori sociali inoltrate all’Inps sono triplicate rispetto al 2008, passando da 58.583 a 109.441 per una crescita vertiginosa del’86,8%.
A Ferrara le richieste dell’anno appena concluso sono rimaste sotto la media regionale, anche se c’è tutt’altro che da sorridere: da 5.215 domande si è arrivati a 9.518, per un incremento dell’82,5%.       

Il 20 gennaio si apre la storia che legherà per diversi mesi il nome di Massimo Ciancimino, figlio dell’ex sindaco di Palermo Vito, alla nostra città, un nome eccellente finito tra le carte della procura di Ferrara. Da via Mentessi non arrivano conferme, ma, stando a quanto riportato dall’Ansa in quelle ore Ciancimino sarebbe indagato insieme ad altre persone, circa una ventina secondo l’agenzia, nell’ambito di un’inchiesta che vuole far luce su diverse ipotesi di reato, che andrebbero dalla truffa ai danni dello Stato all’associazione a delinquere, dalla falsità in scrittura privata alla distruzione di documenti contabili, fino al mendacio bancario.
I titolari del fascicolo, i pm Nicola Proto e Barbara Cavallo, avrebbero anche disposto, e ottenuto, una rogatoria nella Repubblica di San Marino per chiarire i contorni di un commercio di materiale ferroso attorno al quale starebbe una gigantesca evasione dell’Iva, messa in atto inizialmente con una società, la Errelle srl con sede a Reggio Emilia, poi trasferita formalmente a Panama.
La città di Ferrara entrerebbe in gioco in questo meccanismo – e di conseguenza la competenza territoriale della magistratura estense – perché proprio nel capoluogo emiliano si trovava la sede della presunta associazione criminale.
Dal diretto interessato, arriva la replica sempre battuta dalle agenzie, nella quale Massimo Ciancimino si dichiara “estraneo a tutte le vicende” in questione.       

Una delle scritte incriminate

Due giorni dopo appaiono ancora scritte sui muri di Ferrara. E ancora una volta il bersaglio sono le forze dell’ordine. Via Baruffaldi, via Mazzini, via Spadari, via Previati, via Armari e via Vignatagliata si sono svegliate con i muri imbrattati di scritte. Pennarello nero e offese contro la polizia in generale e agenti della Digos in particolare (ispettori e dirigente dell’ufficio).
Oltre alle forze dell’ordine, nel mirino dei vandali sono finiti anche magistrati, giornalisti e – questa la cosa più penosa – il colonnello americano Adrian Ponè, morto mercoledì mattina in un incidente stradale sulla Cispadana.
La vernice nera in alcuni casi era accompagnata dalla classica “a” cerchiata, che potrebbe far ricondurre il gesto ai gruppetti anarchici locali. Sull’episodio indaga la digos di Ferrara.
Dopo poche ore individuato uno degli autori delle scritte anarchiche: denunciato un giovane ferrarese di 22 anni, già conosciuto per la sua appartenenza all’area anarchica, già denunciato in passato per fatti analoghi.       

Il 25 gennaio il Centese si sveglia all’interno di una storia dai contorni non ben definiti: è giallo a Renazzo per il caso del giovane che accusa un carabiniere di averlo ferito durante un fermo. La vicenda risale ala notte tra il 23 e il 24 gennaio, sono le 4 e secondo la versione del ragazzo, Edoardo Tura, 21 anni (versione confermata dai genitori che asseriscono di aver assistito alla scena) il 21enne viene arrestato da una pattuglia dell’Arma.
Bisogna fare un salto indietro. Il ragazzo, a quell’ora, si trovava in macchina con alcuni amici e l’auto viene fermata dai carabinieri nei presi di un forno a Renazzo. Al conducente viene fatto l’alcoltest, al quale risulta negativo. Edoardo scende e si avvia a prendere la propria auto per andare a casa, poco distante. Arrivato a destinazione parcheggia l’auto nel cortile e, mentre sta per rientrare in casa, si vede uno dei due militari che l’avevano fermato prima quando era in compagnia, puntargli contro una pistola e gridare “dov’è la cocaina?”.
A questo punto sarebbero seguiti attimi concitati che sarebbero sfociati con la resistenza a pubblico ufficiale da parte del giovane. Una volta bloccato, però, il carabiniere l’avrebbe colpito – secondo la versione del 21enne – alla testa con il calcio della pistola.
Il tutto sarebbe avvenuto di fronte ai genitori che assistevano esterrefatti alla finestra. Gli stessi sarebbero scesi in cortile per chiedere spiegazioni, invano. Il loro figlio verrà portato in caserma e arrestato per resistenza e successivamente rilasciato su disposizione del pm di turno.
Il ragazzo si farà medicare in seguito al pronto soccorso dell’ospedale SS. Annunziata di Cento. I medici gli prescriveranno una prognosi di 7 giorni per una ferita lacero-contusa al capo. Anche il militare che ha eseguito l’arresto è dovuto ricorrere alle cure sanitarie. Per lui la prognosi è stata di 25 giorni.
Tutt’altra invece la versione dell’Arma: il ragazzo non sarebbe stato arrestato a casa davanti ai genitori e i motivi del provvedimento sarebbero dovuti proprio alle sue “escandescenze”.       

Il 27 gennaio i Servizi ispettivi della Direzione Provinciale del Lavoro rendono noto il risultato del loro lavoro atto a intercettare  i fenomeni di devianza  e di irregolarità più diffusi in provincia di Ferrara: in crescita il lavoro completamente in nero.
L’attività di vigilanza si è caratterizzata per una forte iniziativa di contrasto alle  forme irregolari di appalto di manodopera soprattutto nel settore della logistica, del facchinaggio e nelle case di cura e riposo, al settore degli esercizi pubblici, nelle attività turistico – alberghiere del litorale ferrarese ed al settore dell’edilizia. In quest’ultimo settore, in particolare, si sono ispezionate 349 aziende e sono stati emessi 16 provvedimenti di sospensione dell’attività per manifeste irregolarità.
I lavoratori irregolari sono risultati 2.100 di cui 613 completamente “in nero”. Nel 2008 gli irregolari sono risultati 1.390 di cui 404 in nero e quindi destinatari della maxisanzione.       

Il 29 gennaio anche Ferrara ha messo la propria firma sul progetto “Mi muovo in bici”. Il sistema, che coinvolge dodici città dell’Emilia Romagna, permetterà, una volta a regime, di spostarsi in tutto il territorio regionale utilizzando un’unica card elettronica per bici pubbliche, treni e bus urbani ed extraurbani.
Dopo l’avvio della prima fase del progetto, con l’introduzione di un abbonamento annuale regionale integrato treno+bus, il sistema sarà ora arricchito da un servizio di bike sharing, che permetterà ai possessori dell’abbonamento l’utilizzo di biciclette pubbliche posizionate nei pressi delle stazioni ferroviarie e in altri punti strategici delle città.
Il protocollo d’intesa, siglato ieri mattina dai rappresentanti dei vari Comuni, prevede lo stanziamento da parte della Regione di 2milioni di euro da ripartire tra le città coinvolte, per l’acquisto di postazioni complete di biciclette, con un’assegnazione a favore di Ferrara di 183mila euro.       

Sempre il 29 gennaio arriva una ‘zattera’ per Romagna Ruote. “La lunga e difficile trattativa dei giorni scorsi si avvia verso una soluzione tutto sommato positiva, per la volontà dimostrata dalle parti di risolvere al meglio la crisi aziendale”. Così si è espresso il sindaco Tiziano Tagliani a proposito dell’ormai prossima conclusione del negoziato tra la dirigenza e le rappresentanze sindacali dei lavoratori della ditta Romagna Ruote.
Gli imprenditori Primo Ori (Moccia-Zabov e Forplast) e Nicola Barbieri (Ossind di Scortichino) Gian Carlo Rampezzotti, presidente della Sacma di Limbiate di Milano (ieri assente), nonostante le rimostranze dei sindacati, non si sono mossi di un passo dalla loro iniziale ipotesi occupazionale: degli attuali 195 dipendenti ne rimarranno in organico appena 85. Di questi metà finirà in cassa integrazione subito per mancanza di commesse.
Il sindaco ha comunque assicurato la sua collaborazione alla nuova impresa e per risolvere il problema dei lavoratori non occupati ha preso contatto con i dirigenti del gruppo Leroy Merlin, che sono interessati all’avvio di una nuova attività commerciale nell’area ex Stayer e si sono dichiarati disponibili a farsi carico in modo significativo delle esigenze di collocazione derivanti dalla crisi aziendale di Romagna Ruote.       

Così si presentava il palco del Carnevale il 31 gennaio...

Il 31 gennaio avrebbero dovuto sfilare per la prima volta i carri allegorico del Carnevale di Cento: madrina prescelta per l’apertura Miss Ronaldo, al secolo Letizia Filippi, divenuta in men che non si dica la reginetta del gossip, grazie alla scintilla di passione bollente scoccata, la scorsa estate, con l’asso del Real Madrid, un flirt che le ha regalato una immediata notorietà. Ma la neve ci ha messo lo zampino.
Successivi testimonial della kermesse, vinta dal Risveglio, Ursula Andress, Claudia Cardinale, il Premio Nobel 2008 per la Medicina Luc Montagnier, la bella di Avatar Michelle Rodriguez ed infine Misha Barton.
Anche questa volta le previsioni millimetriche e l’allerta della Protezione Civile dell’Emilia Romagna ci hanno azzeccato in pieno.
Le prime ore della mattinata hanno visto cadere grossi fiocchi di neve secchi, che pertanto hanno attecchito benissimo su strade, case, automobili e piante, portando il Ferrarese ed il Basso Polesine (il Veneto in generale è stata una delle regioni più colpite) a diventare una sterminata distesa bianca. In poche ore una fittissima nevicata, accompagnata da un discreto vento, ha fatto cadere in media oltre 5 cm di coltre nevosa.
Le falistre hanno coperto la fascia che da Piacenza arriva alla pianura ferrarese, e le previsioni allungano la fascia di maltempo sull’Emilia Romagna – previsione inizialmente che vedeva esaurirsi il fenomeno attorno al mezzogiorno odierno – almeno fino a sera, ed il resto d’Italia non farà eccezione.
Con le temperature previste in ulteriore diminuzione: le correnti gelide sono previste questa volta in arrivo dalla Scandinavia, e colpiranno per la maggiore Triveneto ed Emilia.       

Mariaemanuela Guerra

E’ del 1° febbraio la notizia che la pm Mariaemanuela Guerra verrà citata come testimone nel processo Aldrovandi bis. È la novità emersa dalla brevissima tranche di udienza preliminare tenuta davanti al gup Monica Bighetti.
Esaurite le questioni preliminari, il giudice, ritenendo di non poter decidere allo stato degli atti (le indagini preliminari compiute dal pm) sulla richiesta di rito abbreviato avanzata dall’avvocato Eugenio Gallerani, ha stralciato la posizione del suo assistito, Paolo Marino.
Come integrazione probatoria il gup ha disposto che venga sentita come testimone la pm Mariaemanuela Guerra, il magistrato che curò i primi mesi di indagine dell’inchiesta sulla morte di Federico Aldrovandi (nel febbraio 2006, dopo che lasciò per “motivi personali”, le subentrò Nicola Proto).
All’ispettore Marino – in via Ippodromo nelle ore immediatamente successive alla morte di Federico – è contestata l’omissione di atti d’ufficio aver omesso di informare dettagliatamente il pm di turno – appunto Mariaemanuela Guerra – di quanto accaduto.
In particolare Marino avrebbe taciuto – secondo l’accusa – la violenta colluttazione tra Federico e gli agenti, “limitandosi a informare il pm che il decesso sarebbe stato riconducibile a overdose e che il caso non presentava particolari difficoltà, inducendo in tal modo il pm a non recarsi sul posto e assumere direttamente la direzione delle indagini”.
Durante il processo principale, quello che ha visto chiudersi il primo grado con la condanna di quattro agenti per l’omicidio colposo del ragazzo, Marino, chiamato in aula come testimone, riferì di aver illustrato alla Guerra che “l’intervento delle volanti, ma lei mi risponde che non era il caso di giungere sul luogo e di farla contattare successivamente dal medico legale”.
Nella lettera al procuratore capo, depositata agli atti del processo principale (nel quale la pm non poteva essere chiamata come teste per incompatibilità), la Guerra sosteneva invece che rivolse più volte la domanda se fosse necessario un suo intervento sul posto, ritenendo “importante”  acquisire una sua prima valutazione “fondata sulle circostanze oggettive da lui immediatamente percepite sul posto”.       

Il 2 febbraio Vlado Smit firma per la Spal.       

Il 3 febbraio è l’ultimo giorno di Romagna Ruote e primo di Newco. La conferenza stampa delle sigle confederali dei metalmeccanici ha fatto da spartiacque tra il passato e il futuro dell’azienda di via Castelbolognesi.
In mezzo c’è il futuro di 88 lavoratori. Quelli che non rientreranno nell’organico previsto dalla cordata composta dagli imprenditori Primo Ori (Moccia-Zabov e Forplast) e Nicola Barbieri (Ossind di Scortichino) di Ferrara e Gian Carlo Rampezzotti, presidente della Sacma di Limbiate di Milano, che per 4 milioni e mezzo di euro hanno acquistato lo stabilimento ex Reynolds ed ex Alcoa.
I 100 dipendenti che rimarranno in organico sono già stati individuati sulla base delle esigenze tecniche organizzative del nuovo piano industriale, che prevede entro due anni un volume produttivo di 250mila cerchioni l’anno.
Per gli altri Fiom, Fim e Uilm pensano al prepensionamento di una ventina di persone, mentre gli altri avranno diritto ad almeno un anno di cassa integrazione straordinaria. Su questo versante si aspettano novità dal gruppo Leroy Merlin, multinazionale del bricolage, interessato all’avvio di una nuova attività commerciale nell’area ex Stayer, che si sarebbero dichiarati disponibili con Tagliani a farsi carico in modo significativo di queste esigenze di collocazione. Il sindaco potrebbe avere novità il 12 febbraio, quando è previsto un incontro con gli imprenditori.       

Il 4 febbraio emerge una notizia dai contorni agghiaccianti: sull’A/13 al km 37.300, tra i caselli di Ferrara Sud e Ferrara Nord, sulla corsia diretta a Padova, rinvenuti nella nottata un femore e un piede ancora dentro la scarpa.
Dopo il primo impatto il corpo deve essere rimasto in mezzo alla corsia e qui investito da altre vetture in successione. Solo così la polizia stradale di Altedo, intervenuta per gli accertamenti alle 00.20, riesce a spiegarsi come il cadavere possa essere stato ridotto in quelle condizioni, completamente dilaniato.
Tutte le ipotesi investigative sono aperte, anche se il lavoro degli inquirenti non sarà facile. Sono già stati sondati gli archivi e le denunce di persone scomparse nella nottata ma nulla al momento ha potuto fornire indizi utili a ricostruire il puzzle di questo mistero. Tra le ipotesi possibili c’è anche quella dell’immigrazione clandestina. Proprio qualche mese, lo scorso settembre, erano state abbandonati nello stesso tratto in autostrada diversi stranieri dell’Est Europa. Erano stati caricati su un pullman, trasportati in autostrada e qui, nell’area di servizio, fatti scendere assicurandoli che di lì a breve sarebbe passata una corriera che li avrebbe riportati in patria. Quelle persone, dopo aver aspettato invano, si erano incamminate a piedi lungo la carreggiata fino ad arrivare al casello per chiedere aiuto.       

Ad inizio febbraio, il 5 per l’esattezza, Comacchio viene scossa da diversi arresti a carico di funzionari pubblici, esponenti politici ed assessori del Comune di Comacchio con l’ipotesi di reato di concorso in corruzione. A finire agli arresti domiciliari per esigenze di pericolo di reiterazione del reato (sono contestati atti contrari ai doveri d’ufficio), sono stati Berto Cavallari, assessore all’Urbanistica del Comune di Comacchio, Manlio Carli, responsabile dell’Ufficio urbanistica, Filippo Farinelli, in qualità di dirigente del Comacchio calcio, ed Eugenio Gramolelli, assessore alle Attività produttive.
Indagati insieme a loro per concorso in corruzione ci sono altre due persone. Si tratta di Fabrizio Felletti, assessore allo Sport del comune lagunare, e un imprenditore edile del Veneto, Luciano Vazzoler. I fatti contestati dal pm Nicola Proto, che ha chiesto e ottenuto i provvedimenti cautelari dal gip Silvia Migliori, risalirebbero alla fine del 2008 e riguardano una promessa di sponsorizzazione per la locale squadra di pallone, il Comacchio calcio, del valore di 30mila euro.
La società sponsorizzatrice, attiva nell’edilizia, avrebbe offerto quei soldi in cambio dell’interessamento per una pratica relativa alla richiesta di concessione di un’attività produttiva, ferma nei cassetti del municipio. La ditta avrebbe chiesto, attraverso Farinelli, un interessamento presso gli assessori Cavallari e Gramolelli. Secondo la procura in seguito a questo “scambio”, si sarebbe avuta una accelerazione dell’iter burocratico nel rilascio della autorizzazione. Gli indagati avrebbero accettato la promessa di pagamento di denaro (i 30mila euro) ed avrebbero effettivamente ricevuto 4.800 euro a favore della società sportiva.
Quei 4.800 euro sono documentati da tre fatture emesse regolarmente e che sono state poste sotto sequestro dai carabinieri. Sono stati proprio gli uomini dell’Arma a notificare poco prima delle 8 di mattina i vari provvedimenti ai domicili degli indagati.       

Nelle stesse ore calici alzati ad Argenta: la petizione che da dicembre ha raccolto 800 firme ha prodotto il suo esito, la caserma dei Carabinieri rimarrà ad Argenta. Lo ha deciso il prefetto di Ferrara Provvidenza Raimondo.       

Simone Lodi contro Balboni: per la Festa di Mirabello si consacrerà la rottura finale tra Pdl e Fli

Il 6 febbraio iniziano le prime ‘schermaglie’ pubbliche di quella che diverrà una frattura insanabile culminata col discorso di Gianfranco Fini a Mirabello, in settembre.
È una vergogna che un senatore non si presenti quando c’è la visita nella sua città di un viceministro; quella di Balboni è una caduta di stile incredibile, una vergogna”. Non ha usato mezzi termini Simone Lodi, consigliere comunale del Pdl, durante il suo intervento in Camera di Commercio per presentare Adolfo Urso, giunto in città per partecipare a una conferenza su economia e sviluppo organizzata proprio da Lodi insieme con il collega di partito e di consiglio comunale Enrico Brandani.
I maligni hanno subito pensato agli screzi interni al Pdl esplosi mesi fa con il boicottaggio del coordinamento provinciale e da allora mai sopiti del tutto.
E se Enrico Brandani si è concesso un diplomatico “ne prendo atto”, Lodi è andato dritto al punto: “quello avuto da Balboni è un comportamento inconcepibile, tanto più che non si è mai visto un segretario di partito schierarsi con un candidato piuttosto che con l’altro, come ha fatto sul Corriere Padano (l’organo interno del Pdl di Ferrara, ndr) prendendo posizione a favore di Malaguti: dovrebbe dimettersi, come ha fatto Dragotto che ha lasciato la carica di vice coordinatore per poter correre per le regionali”.
Non si è fatta attendere la replica del diretto interessato. “La mia partecipazione all’incontro con Adolfo Urso, con cui peraltro sono in ottimi rapporti, non era stata in alcun modo programmata – spiega il senatore – e oltretutto ero fermo a casa per lievi problemi di salute. Ma se vogliamo passare dalle sterili polemiche personali alle questioni di carattere politico, chiedo agli organizzatori dell’incontro cosa pensano delle iniziative del viceministro Urso, sulle quali personalmente sono in disaccordo. Mi riferisco nello specifico a tre punti: voto agli immigrati prima di ottenere la cittadinanza, insegnamento dell’islam nelle scuole e cittadinanza “facile”, dopo cinque anni di permanenza in Italia. A questo punto mi aspetto una risposta da Lodi e Brandanti per sapere quale sia la loro opinione su queste questioni che sono quelle che maggiormente interessano alla gente”.       

Il 6 febbraio il tribunale di Ferrara accoglie l’istanza presentata dagli avvocati Claudio Maruzzi, Carmelo Marcello, Domenico Carponi Schittar e Gabriella Azzalli, di sequestro conservativo dei beni (denaro, crediti, beni immobili e mobili) degli imputati rinviati a giudizio nel processo per il crac Coopcostruttori, tra cui gli ex massimi vertici della coop, Giovanni Donigaglia e Renzo Ricci Maccarini, ad eccezione dei tre funzionari delle società di revisione.
Le parti civili rappresentate dai legali, circa quaranta persone, vantano un credito, in sola linea capitale, considerando solo i danni patrimoniali, di oltre 1.600.000 euro, “senza considerare – aggiungono gli avvocati – gli ingenti danni non patrimoniali, ancora non quantificabili”.
La decisione del giudice arriva dopo il deposito del piano di riparto parziale stilato dai commissari per la soddisfazione dei creditori dell’ex cooperativa edilizia di Argenta.
Il tribunale (presidente Francesco Caruso, a latere Mattelini e Attinà) ha disposto il sequestro fino alla concorrenza di complessivi euro 2.200.000. “I primi crediti certi – affermano Maruzzi e colleghi – sono quelli assegnati dalla procedura di amministrazione straordinaria a sei imputati in forza del Piano di riparto parziale, per un totale di poco più di 300.000 euro”.       

Il 13 febbraio arriva sulle assi del Nuovo (per un redivivo teatro che proporrà nel corso dell’anno numerose proposte di livello) arriva il personaggio più discusso del momento: dopo la notorietà arrivata con X Factor e dopo l’esclusione da Sanremo, a Ferrara arriva Morgan con il suo ‘Piano solo’.       

A metà febbraio una lettera riassopisce le ceneri relative agli abusi avvenuti in un paese della provincia ferrarese.
La curia ripaghi le piccole vittime di pedofilia per gli abusi compiuti dal suo sacerdote”. È questo il senso della lettera aperta che l’avvocato del foro di Ferrara Claudia Colombo – difensore di numerose parti civili  – invia al cardinale della diocesi di Bologna, Carlo Caffarra.
E lo fa proprio nel giorno in cui Benedetto XVI lancia la sua dura condanna contro i preti pedofili, in concomitanza con il XX anniversario della Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia.
Gli episodi cui il legale, che in processo ha assistito numerose parti civili, fa riferimento riguardano la condanna in primo grado inflitta dal tribunale di Ferrara a 6 anni e 10 mesi di reclusione a un prete per aver commesso, in veste di educatore e responsabile di un asilo parrocchiale, reiterati atti di pedofilia su numerose piccole alunne.
Aa quasi due anni dalla condanna, le piccole vittime e loro famiglie attendono ancora un risarcimento e una dichiarazione di scuse o quantomeno di conforto.       

E’ il 10 febbraio quando balza alle cronache un fatto legato al doloroso crac Parmalat: il tribunale accoglie infatti il ricorso di un risparmiatore che aveva investito in obbligazioni Parmalat e condanna la banca di riferimento a restituire il capitale versato più gli interessi legali. È accaduto a Ferrara, dove il giudice Anna Ghedini ha dato ragione a Confconsumatori, che assisteva il ferrarese, intimando così il rimborso di circa 87mila euro (più interessi).
La causa civile ha decretato la nullità dell’acquisto delle obbligazioni, anche se sottoscritto nel 1998, quando quei titoli non erano ancora considerati pericolosi, per due ordini di motivi. In primis perché il contratto generale d’investimento era stato sottoscritto nel 1992, quindi prima dell’entra in vigore del Testo unico sulla finanza e non era stato rinnovato. In secondo luogo perché l’ordine era stato effettuato per telefono, modalità non contemplata nel contratto.
Il provvedimento ottenuto in tempi record, fa notare l’associazione di consumatori, è frutto del nuovissimo procedimento sommario di cognizione, introdotto con la riforma del codice di procedura civile contenuta nella legge 18 giugno 2009 n. 69.        

Uno scatto realizzato dalla Guardia di Finanza nel capannone di Vigarano Pieve

Il 12 febbraio un’azione condotta dalla Guardia di Finanza della compagnia di Ferrara e della brigata di Portomaggiore porta alla scoperta di una piccola Chinatown a Vigarano Pieve. Li hanno trovati stipati in piccole cellette. Il loro mondo era tutto compreso in pochi metri quadri, nei quali dormivano e lavoravano. I militari, dopo giorni interi di appostamenti, hanno eseguito un blitz notturno nei confronti di tre laboratori tessili cinesi di cui solo pochi conoscevano l’esistenza.
Quando sono entrati all’interno del laboratorio clandestino i militari non credevano ai loro occhi. Di umano in quelle condizioni di lavoro non c’era nulla. I lavoratori erano tenuti all’interno di un capannone industriale a fianco del “luogo di lavoro”, privo di riscaldamento e con solo due bagni a disposizione per 25 persone. All’interno del capannone erano state ricavate delle piccole cellette di legno compensato, coperte da tetti fatti di stracci e lenzuola con dentro miseri giacigli in mezzo a  indumenti, effetti personali, alimenti e bacinelle di acqua per l’igiene personale.
Gli uomini e le donne che dovevano sottostare a quelle condizioni disumane, tutti tra i 30 e i 50 anni, dopo aver passato le ore notturne chini sulle macchine da cucire sparivano nel loro piccolo mondo di cemento e legno fino al turno successivo.
Solo qualcuno si affacciava di tanto in tanto a vedere la luce del sole. Anche il laboratorio, composto da 50 macchine da cucire e di telecamere per monitorare l’esterno, aveva i vetri oscurati per impedire che trapelasse la luce dei neon accesi tutta la notte, mentre in alcuni spazi accanto era stata ricavata una cucina e una specie di mensa, dove tra avanzi di cibo ed escrementi animali trovavano alloggio alcune anatre.
All’interno sono stati trovati centinaia (solo quella notte le fiamme gialle ne hanno contato un paio di migliaia) di capi di marche italiana dell’alta moda femminile, con già le etichette dei prezzi di vendita, per una media di 400 euro l’uno. E questo quando la produzione di un indumento costava agli sfruttatori – grazie alla manodopera sottopagata – all’incirca 10 euro.
L’operazione ha visto l’ispezione di 3 “cittadelle cinesi del tessile” (le altre due situate ad Argenta e a Consandolo), cui hanno partecipato oltre 30 militari e 6 ispettori della Direzione provinciale del lavoro di Ferrara, è scattata nelle prime ore della serata di martedì scorso e si è protratta per tutta la notte, al termine della quale sono stati individuati 7 cinesi clandestini, di cui 4 in stato di arresto e 3 denunciati, e 15 lavoratori cinesi irregolari.       

Gli inquirenti repertano gli abiti di Sahid

Arriviamo poi al giorno di San Valentino, data che dal 2010 in poi connoterà Ferrara per la morte nell’indifferenza più totale del giovane Sahid Belamel. Intorno alle 8, un ragazzo, di origini magrebine, è stato trovato agonizzante in via Cristoforo Colombo, nella zona Diamantina, nella periferia nord di Ferrara.
A vederlo è stata una guardia giurata che smontava dal servizio: alla polizia descriverà una persona nuda, con diverse abrasioni sul corpo, soprattutto sulle ginocchia, che con le ultime forze batteva la testa per terra, come per maledirsi o, forse, per pregare. Pronunciava frasi sconnesse, apparentemente senza senso. Non si sa se nella sua lingua madre. Sull’asfalto gli agenti troveranno anche delle macchie di sangue.
Non c’era più tempo ormai per salvarlo. Lo straniero morirà pochi minuti dopo l’arrivo dell’ambulanza. In questura sono scattate subito le indagini per risalire all’identità: si tratterebbe di Sahid Belamel, senza precedenti alle spalle se si esclude qualche difficoltà con la legge sull’immigrazione. Problemi risolti, visto che nella tasca dei pantaloni, trovati a diversi metri di distanza dal corpo, ghiacciati per il freddo, c’era un contratto di assunzione che gli avrebbe permesso di rimanere in Italia.      

Rosario Minna

Fogna mediatica”. Sono le parole che il 16 febbraio rimbalzano all’esterno dell’aula C del tribunale di Ferrara, dove si sta tenendo il processo Aldrovandi bis. L’udienza stralcio, decisa dal gup Monica Bighetti per sentire come testimone la pm Mariaemanuela Guerra passa decisamente in secondo piano. A catalizzare l’attenzione è stata l’entrata in campo del procuratore capo Rosario Minna.
Il numero uno di via Mentessi ha affiancato ieri pomeriggio il pm Nicola Proto e ha chiesto al giudice di revocare l’ordinanza con la quale chiamava in causa in qualità di teste un magistrato della procura estense. Il motivo sarebbe quello dell’incompatibilità a rendere testimonianza per un pm che ha seguito le prime indagini di un processo diverso (quello per omicidio colposo) ma in qualche modo collegato con quello attuale. L’ordinanza del gup avrebbe violato la facoltà di astensione della Guerra. Per il confronto con le parole dell’imputato, Paolo Marino (l’ex capo dell’ufficio volanti accusato di omissione d’atti d’ufficio per aver convinto la pm a non recarsi in via Ippodromo), sarebbero sufficienti, secondo il pg, le dichiarazioni già cristallizzate nella relazione che fece a suo tempo al Csm.
Ma nell’intervento, durato più di un’ora, Minna avrebbe tracciato anche i contorni di quello che è stato il “caso Aldrovandi” come riportato dalla stampa. E a questo proposito sarebbero uscite le parole “fogna mediatica”.       

Il 17 febbraio il progetto Bio-Nmd, coordinato della Prof.ssa Alessandra Ferlini, direttore della sezione di Genetica Medica dell’Università di Ferrara, ha ottenuto un finanziamento record di 5.700.000 euro, fondi che saranno impegnati, entro dicembre 2012, per identificare marcatori biologici nelle miopatie congenite e nella distrofia muscolare di Duchenne.
Il progetto Bio-Nmd è coordinato dall’Università di Ferrara, riconosciuta a livello internazionale nel campo della genomica dei disordini neuromuscolari. Il consorzio è inoltre composto da 9 partner accademici europei (Regno Unito, Olanda, Svezia, Francia, 2 piccole e medie  imprese (Ariadne genomics, Stati Uniti e Acies, Francia) e 1 azienda globale (Applied Life Science, Germania).       

“E’ il momento di riforme vere”. Con questo proposito Luciano Violante è intervenuto il 18 febbraio ad un incontro organizzato dall’associazione “L’Approdo” per presentare il suo ultimo libro dal titolo “Magistrati”.  L’ex presidente della Camera, prima di iniziare il dibattito, si è intrattenuto brevemente con la stampa per affrontare alcuni temi caldi, a cominciare da quello sulla Giustizia, argomento del suo ultimo lavoro.
“In Italia c’è effettivamente bisogno di molte riforme, non solo per quanto riguarda la magistratura. Basta che il Governo smetta di fare legge leggi specifiche per le necessità del premier – spiega l’esponente del Pd – e passi a trattare questioni maggiormente rilevanti per il Paese, che per noi sono: riduzione del numero dei Parlamentari, poteri più specifici relativi al Presidente del Consiglio, ruoli diversi per Camera e Senato, maggiori poteri di controllo per l’opposizione”.       

Il 23 febbraio un inquietante episodio si staglia nelle vie del centro storco. Dopo essere stato preso di mira con scritte offensive sui muri esterni, domenica notte l’ufficio della società Ali è stato colpito da una bomba carta. L’agenzia interinale si trova all’incrocio tra via del Turco e via del Podestà, in pieno centro a Ferrara, dietro piazza Cortevecchia. Fortunatamente l’orario notturno ha impedito che l’esplosione potesse provocare dei feriti, anche se i danni si contano e sono ingenti. A cominciare dalla vetrata d’ingresso, andata in frantumi. Anche i locali interni sono stati danneggiate dalle fiamme che si sono sprigionate in seguito allo scoppio. È toccato ai vigili del fuoco spegnere il principio di incendio che era divampato all’interno del fabbricato.       

Lo stesso giorno il sindaco Tiziano Tagliani, a seguito degli esiti di un bando di selezione interna, ha nominato Laura Trentini nuovo comandante della Polizia Municipale di Ferrara.       

Dalla conferenza del medesimo giorno che ha unito allo stesso tavolo Arpa, Ausl Ferrara, Provincia di Ferrara, Autorità di Bacino e Comune di Ferrara, è emersa la volontà di sottoporre il Quadrante Est ad un monitoraggio di sei mesi. Previsti in una prima fase di indagini controlli “indoor e outdoor” per definire anche il confine delle aree interessate dall’inquinamento e le eventuali esposizione al rischio dei cittadini.       

Anche sul nostro territorio vengono messe le barriere per arginare il petrolio

E fine febbraio connota tutti i centri abitati che sorgono sulle rive del Po per la questione petrolio, quello sversato dal Lambro e proveniente dai depositi della ex raffineria “Lombarda Petroli” di Villasanta, vicino a Monza. In campo la task force composta da Protezione Civile, Aipo, Arpa, Prefetture, vigili del fuoco e Hera (che monitora costantemente la composizione dell’acqua potabile).
Si parla secondo le prime stime di 600mila litri di petrolio e sostanze idrocarburiche per cui la Procura di Monza ha aperto un fascicolo per disastro ambientale e avvelenamento delle acque, e l’incidente stando alle prime indiscrezioni collegherebbe quanto avvenuto alla Lombarda Petroli di Villasanta ad una mera speculazione edilizia.
Per far sì che a valle arrivino meno sostanze possibili, sono state programmate sei barriere atte al trattenere la maggior parte di sostanze tossiche possibili, una in Lombardia e cinque in Emilia Romagna.
Chiesto lo stato d’emergenza da parte della Regione Emilia Romagna e sono stati imposti i divieti di pesca e di navigabilità lungo il corso del fiume.       

Il 24 febbraio arriva la condanna per la banda del “panama”. Sei anni a testa. Il giudice non ha fatto sconti alla banda di rapinatori che il 17 giugno 2008 svaligiò la filiale Carife di Masi Torello. Un uomo con un vistoso panama (da cui prese il nome l’operazione che portò gli inquirenti sulle loro tracce) sul viso entrò con un cutter all’interno dell’istituto di credito, strattonò un’impiegata e minacciò il direttore intimandogli di consegnargli il denaro della casse. Dopo qualche istante uscì con in mano 5870 euro.
Ad aspettarlo fuori c’erano due complici. Poco prima i tre avevano cercato di svaligiare la filiale di Rovereto, ma la pronta reazione del direttore aveva fatto saltare i loro piani.
I rapinatori finirono successivamente in manette per un’altra rapina, fallita, avvenuta qualche mese dopo. Siamo al 29 settembre e i tre (con un quarto uomo), a bordo di due auto, vengono arrestati in flagranza mentre tentano di svaligiare una banca a Modena. Per quel fatto i tre malviventi si trovano ancora rinchiusi nel carcere modenese.
Ieri pomeriggio il tribunale di Ferrara ha condannato Vincenzo Trupiano, 51enne siciliano, Massimo Bruni, 38 anni (condannato a suo tempo a 12 anni per il tentato omicidio di un uomo avvenuto un anno prima in piazzale Camicie Rosse a Ferrara), e Michele Tagliati, 42 (il primo difeso dall’avvocato Maria Giovanna Anelli, gli ultimi due da Filippo Sabbatani) a sei anni di carcere per rapina aggravata.       

Guido Bertolaso e Vasco Errani al summit in Prefettura

Emergenza petrolio: inizia alle 13.30 del 27 febbraio in Prefettura alla presenza del sottosegretario alla Protezione Civile Guido Bertolaso e del presidente della Regione Vasco Errani.
La situazione continua ad essere monitorata dai tecnici e dagli operatori Aipo, Arpa, Hera e Protezione Civile. Collocate le barriere galleggianti davanti alla presa d’acqua dell’impianto di potabilizzazione di Pontelagoscuro.
Rassicuranti i dati delle analisi che evidenziano livelli di idrocarburi totali lontani dalla soglia prevista dalla legge.       

Il 28 febbraio, dopo tanta attesa, è arrivato il grande giorno, quello dell’ennesima mostra di spessore internazionale nelle sale del Palazzo dei Diamanti, quella sui maggiori astrattisti della seconda metà del Novecento: inaugura infatti l’esposizione “Da Braque a Kandinsky e Chagall. Aimè Maeght e i suoi artisti“.       

Sempre il 28 febbraio Gabriele Aguiari, 61enne residente a Bosco Mesola, è precipitato in fase di decollo da circa 40 metri di altezza ed ora si trova ricoverato in coma all’ospedale Sant’Anna di Ferrara. Erano circa le 14.45 quando è stato chiamato il 118. L’uomo era salito su un deltaplano a motore in deposito nell’hangar di una pista da volo privata, all’interno dell’azienda agricola Contarini, in via per Lagosanto (la provinciale 53) al civico 19, tra Codigoro e località Marozzo.
Per cause ancora in corso di accertamento da parte dei carabinieri di Comacchio intervenuti sul posto insieme ai vigili del fuoco del distaccamento di Codigoro (che hanno provveduto a rimuovere il veicolo), il velivolo è caduto subito dopo il decollo, a poca distanza dall’ospedale del Delta di Lagosanto. L’uomo, oltre a fratture e numerose ferite, avrebbe riportato un grave trauma cranico.
Aguiari morirà al nosocomio ferrarese qualche giorno più tardi.       

La fine del mese di febbraio riporta alla ribalta il processo per Appaltopoli, dove sono stati tutti rinviati a giudizio, ma solo per le accuse minori. L’ipotesi di reato dell’associazione a delinquere per i tredici imputati di Appaltopoli era infatti caduta già in udienza preliminare.
Al dibattimento, ma solo per i reati di turbativa d’asta e abuso d’ufficio, andranno 13 persone. Si tratta di Enrico Pocaterra, responsabile dell’Ufficio Infrastrutture del Comune di Ferrara e 12 titolari per 9 imprese: Sergio Ambrosone di Tubi Costruzioni; Francesco e Riccardo Roccati di Robur Asfalti; Mario e Luigi Bertoncelli; Giancarla Lavezzi ed Ernesto Valentini, Eredi Fantoni; Umberto Baraldi di EuroTech; Nicola Lincetto di Ics Conglomerati; Enrico Petelio di Sintexcal; Stefano Ferrari di Ferrari Strade; Paolo Moretti della Moretti.
Assolto invece l’imprenditore edile Assunziato Lombardo, accusato di istigazione alla corruzione.       

Maicol Berti

Il 1° marzo, alla prima nomination, e ad una settimana dalla finale, dopo 127 giorni esce dalla casa del Grande Fratello Maicol Berti, 23enne di Rovereto, personaggio che ha senza ombra di dubbio caratterizzato questa decima edizione del reality di Cinecittà.
Erano in quattro al televoto: Alessia Marcuzzi ha salvato prima in sequenza Cristina, Alberto, poi nello sprint finale con Mauro il ferrarese ha dovuto abbandonare, conscio comunque già da giorni che la sua realtà “ovattata” sarebbe finita.       

Non si arrendono i famigliari di Denis Bergamini, l’ex calciatore ferrarese in forza al Cosenza e morto proprio  in Calabria in circostanze che hanno mai convinto la famiglia, oltre vent’anni fa: era infatti il 18 novembre 1989.
La sorella di Denis, Donata, ad inizio mese ha affidato l’ennesimo appello perché la vicenda venga riaperta ad uno degli strumenti ad alta cassa di risonanza quale Facebook. Ai contatti del social network è stato infatti inoltrato un accorato appello: “Abbiamo bisogno del vostro aiuto perchè di comune accordo con le persone che ci stanno aiutando è stato aperto il conto corrente postale 2349417 intestato a Donata Bergamini o Domizio Bergamini (il papà di Denis) per affrontare le spese inerenti alle indagini per la riapertura del caso (soprattutto le spese che riguardano i periti)”.
Questo il gruppo aperto su Facebook sul caso Bergamini: http://it-it.facebook.com/group.php?gid=115626619775       

Il 2 marzo ritorna in auge la ‘verità’ di Giovanni Donigaglia. “Quanto apparso sulla stampa fino a oggi è solo la punta dell’iceberg. Quelle agende contengono molte altre cose che verranno fuori presto”. È l’avvertimento che lancia l’ex numero uno della CoopCostruttori. Dopo le prime anticipazioni fornite dal “Giornale” e riguardanti alcune pagine di due delle cinque agende in mano all’ex numero uno della Coop Costruttori, altre “verità” sui nomi di politici dell’area ex Pci-Pds-Ds, che ai tempi d’oro attorniavano la galassia del colosso argentano dell’edilizia, potrebbero essere svelate alla stampa. E l’occasione potrebbe essere l’incontro che si terrà a Roma tra lo stesso Donigaglia e Maurizio Gasparri. Il capogruppo del Pdl al Senato, proprio da Ferrara, dove è arrivato per la campagna elettorale, si era definito un “un estimatore a distanza di Giovanni Donigaglia”, auspicando un incontro per chiarire “i finanziamenti da parte delle coop rosse all’allora Pci-Pds”.
E ora c’è la certezza: l’incontro si farà. In attesa di conoscere la data l’imprenditore torna sulle rubriche in cui compare più volte il nome di Vasco Errani. “Quelle pagine sono solo la punta dell’iceberg – promette Donigaglia -. Quelle che verranno sono esplosive: sto finendo di trascriverle tutte e vedrete di cosa parlano”. Siamo solo all’inizio allora. E da qui a marzo è lecito aspettarsi che il presidente uscente della regione Emilia-Romagna (che si è già difeso consegnando all’Ansa la sua sicurezza di “persona onesta” che “non si lascia intimorire”) venga nuovamente chiamato in causa – e forse non solo lui – per appunti risalenti a ben vent’anni fa. “È passato tanto tempo, lo so – allarga le braccia il “patron” -, ma le responsabilità morali e politiche non vanno mai in prescrizione. Hanno dato tutte le colpe a me, hanno cercato un capro espiatorio e si sono auto-assolti. Ma un po’ alla volta la verità verrà fuori”.
Il capo indiscusso della Coopcostruttori, il colosso dell’edilizia di Argenta sprofondato nel 2003 sotto un crac dai contorni colossali, torna quindi alle famose agende. In cinque taccuini, risalenti agli anni 1985, 1989, 1991, 1994 e 1995, scritte dall’ingegner Vittorio Savini, a quel tempo tecnico del comune di Comacchio, spunta il nome – insieme a molti altri – del presidente della Regione. E questo ormai non è un mistero. Quei diari di lavoro finirono nel fascicolo della procura di Ferrara che indagava per episodi di corruzione e turbativa d’asta a Comacchio. Era l’inchiesta “Laguna pulita”, da cui Savini – insieme a un altro tecnico co-imputato – uscì con una patteggiamento e il risarcimento di 200 milioni di vecchie lire al Comune lagunare.       

Il 5 marzo Pierferdinando Casini fa tappa ad Argenta per l’apertura della campagna elettorale dell’Udc nella nostra provincia. Interverranno il candidato presidente Gianluca Galletti ed i candidati al consiglio regionale Gabriella Azzalli, Neda Barbieri e Davide Verri.       

Tre condanne e un rinvio a giudizio per il processo Aldrovandi bis. Il gup Monica Bighetti, dopo oltre tre ore di camera di consiglio, ha letto nel chiuso dell’aula C del tribunale di Ferrara il suo verdetto. E’ il 5 marzo.
Il giudice ha condannato l’ufficiale di polizia giudiziaria Marco Pirani a 8 mesi per omissione di atti d’ufficio, l’ex capoturno della centrale operativa della questura Marcello Bulgarelli a 10 mesi per omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento (prosciolto invece per il reato falsa testimonianza) e l’ex dirigente dell’ufficio volanti Paolo Marino a 1 anno per omissione di atti d’ufficio.
Alle condanne si aggiungono le provvisionali di 10mila euro che tutti e tre dovranno pagare a ognuna delle parti civili (il padre, la madre e il fratello di Federico).
Il gup ha inoltre rinviato a giudizio il quarto imputato, Luca Casoni (difeso dall’avvocato Alberto Bova), l’addetto all’ufficio denunce il 25 settembre 2005 (il giorno della morte di Federico Aldrovandi), l’unico a non scegliere il rito abbreviato, che era accusato di falsa testimonianza, omissione di atti d’ufficio e favoreggiamento.       

Il 6 marzo all’Apollo viene proiettato in anteprima nazionale film-documentario sul Palio di Cesare Bastelli prodotto dalla Due A Film di Pupi Avati e che si intitola semplicemente “Il Palio di Ferrara”.
Tra ggli ospiti illustri presenti in platea c’è lo stesso regista bolognese, che da anni lavora con Battistelli e di cui è stato maestro. “Con questo progetto abbiamo voluto fare in modo che questi eventi, che nascono da importanti ricerche storiche, siano raccontati dagli individui che vi stanno dietro, spiegando il loro percorso. Molti di coloro che sono presenti in questa sala stasera – precisa Pupi Avati – si rivedranno come protagonisti all’interno del film”.       

Ultima tappa della storia dell'Igs-Riva il Castello

Avevano anche occupato il ponte sul Po, ma è valso a nulla. Dal 6 marzo 2010 196 persone non hanno più un lavoro. L’Igs-Riva è andata in fallimento. Lo ha annunciato al termine dell’incontro avvenuto in Castello estense il liquidatore, Enrico Scio. Le bandiere e i manifestati portati davanti alla sede dell’amministrazione provinciale alle 15 di pomeriggio da segno di protesta diventano così simbolo di lutto.
Negli uffici della Provincia si sono incontrati poco dopo la presidente Marcella Zappaterra, l’assessore Carlotta Gaiani, il sindaco di Ro Ferrarese Filippo Parisini, il liquidatore e rsu e sindacati di categoria. Da quanto emerso dal tavolo non ci sono le condizioni per continuare nell’esercizio provvisorio dell’azienda e di presentare un piano industriale in grado di mantenere viva l’ex Bbs di Ruina con i suoi circa 200 dipendenti da tempo ormai in cassa integrazione per crisi.       

L’8 marzo scatta il ‘requiem’ per la democrazia. Più che una manifestazione era un corteo funebre. Una parata a lutto con le bandiere di partiti e associazioni a sfilare davanti alla prefettura, per l’occasione metafora della camera ardente dove riposa la democrazia.
E per far capire che metafora e realtà non sono così distanti sui muri e al collo delle oltre 500 persone che  pomeriggio si sono radunate in corso Ercole I d’Este c’erano anche i necrologi: “La Federazione della Sinistra annuncia la scomparsa della democrazia, uccisa dal governo Berlusconi il 5 marzo 2010 attraverso l’approvazione del decreto interpretativo per le elezioni regionali. I funerali si terranno il 28 e 29 marzo”.
Poco prima della notizia della bocciatura da parte del Tar del Lazio del decreto interpretativo e in attesa del prossimo escamotage per far ammettere le liste del Pdl nel Lazio, i partiti di centrosinistra insieme a sindacati, associazioni e comitati  hanno dato vita al requiem contro il cosiddetto decreto salva liste.
Una delegazione formata da un componente per ognuno degli organizzatori è entrato verso le 18.30 in prefettura per portare le istanza dei manifestanti al prefetto.
Intanto fuori qualcuno intonava “Bella Ciao”. Mentre tutt’attorno fioccavano le dichiarazioni di sdegno contro il governo Berlusconi. “Ci associamo alla richiesta del nostro presidente nazionale Angelo Bonelli che ha chiesto l’intervento degli osservatori Onu – afferma Barbara Diolaiti dei Verdi -. Davvero stanno saltando gli elementi fondamentali della democrazia. Ormai ci stiamo abituando a tutto, ma forse la gente non è disposta ad arrivare fino a questo punto”.      

Così si presentava via Beethoveen la mattina del 10 marzo

Un clima surreale quello del 10 marzo, a un passo dalla primavera. Ma, come da previsione, dal primo pomeriggio del 9 è andata aumentando l’intensità della perturbazione nevosa che sta interessando tutto il territorio e non solo: tutta l’Emilia Romagna sta raggiungendo il giro di boa di questa perturbazione che arriva dalle Baleari che in alcuni capoluoghi di Provincia come Bologna, Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena, mentre nel Ferrarese ne sono attesi “solamente” 30. Di cui 10 già abbondantemente caduti. 
A dimostrare l’intensità delle nevicate la chiusura alle 4.50 della mattina dell’ aeroporto Marconi di Bologna. Non solo: parecchi borghi dell’Appennino emiliano romagnolo sono letteralmente isolati.  
I maggiori disagi si sono verificati sulle linee elettriche lungo la direttrice Codigoro – Ariano – Tresigallo, dove i tralicci dell’alta tensione si sono piegati causando l’interruzione dell’erogazione dell’energia elettrica nei comuni di: Ro, Formignana, Tresigallo, Migliarino, Ostellato, Migliaro, Massa Fiscaglia, Codigoro, in parte Mesola e una parte del territorio di Ferrara nella zona compresa fra Cona e Gaibanella.
Tutte le scuole di ogni ordine e grado dei comuni dove si è registrata l’interruzione dell’energia elettrica sono state chiuse.       

La palestra del polo scolastico portuense

E proprio la neve caduta copiosa sul tetto della palestra del polo scolastico superiore di Portomaggiore dà il via a quella che poteva essere una tragedia, se accaduta qualche ora dopo: intorno alle 7 è infatti crollato l’intero tetto della palestra del polo scolastico superiore di Portomaggiore.
È stato il personale tecnico addetto alla scuola ad accorgersi del crollo all’apertura dell’istituto. La parete superiore della struttura si è afflosciata come un foglio di carta sotto i colpi di vento e neve. Sul posto si sono portati i vigili del fuoco hanno controllato la messa in sicurezza del perimetro da transennare, operazione quest’ultima effettuata dai tecnici comunali.       

Siamo al 12 marzo, siamo a Codigoro. Non si è ancora smorzato l’eco del grosso, scampato pericolo per lo sversamento di petrolio e oli combustibili dal Lambro al Po – anche se i monitoraggi continuano – che un’altra emergenza-idrocarburi preoccupa le acque del Ferrarese. Nessun sabotaggio o volontà di creare un disastro ecologico, ma la rottura di un tubo in cui passa carburante dell’impianto di Bonifica.Della fuoriuscita se ne sono accorti nel pomeriggio precedente alcuni passanti che transitavano in Riviera Cavallotti, che hanno immediatamente avvisato le forze competenti di diverse macchie oleose che galleggiavano sulle acque del Po di Volano.  A valle, ecco l’ulteriore preoccupazione, la Sacca di Goro, già messa in serissimo pericolo dall’eventuale passaggio di idrocarburi delle scorse settimane: bastano poche quantità di inquinanti che l’intero sistema di allevamento dei mitili che letteralmente va in fumo, con le ovvie conseguenze.
Già in serata il sindaco Rita Cinti Luciani invitava a non fare facili allarmismi: “Al momento la situazione è sotto controllo. I quantitativi di sostanza oleosa riversati nel fiume sono limitati ed è già stato fatto tutto in serata per circoscrivere la zona inquinata, ponendo dei salsicciotti di sabbia e carta assorbente”.       

Il 14 marzo un inusuale girotondo fa capolino in piazza Trento e Trieste, vicino alla fontanella ad inizio porticato. E’ una delle numerosissime iniziative del 2010 su questo tema. Tutti per mano per un “abbraccio difensivo”: una cinquantina di persone del Comitato per l’acqua pubblica di Ferrara ha scelto di manifestare così per sensibilizzare l’opinione pubblica e lanciare la manifestazione dei movimenti per l’acqua, che vedrà i vari comitati riunirsi nella capitale per un forum nazionale in piazza della Repubblica.       

Dal 18 al 21 marzo il sipario del Teatro Comunale di è aperto su uno dei capisaldi del teatro italiano: il Mistero Buffo di Dario Fo, rivisitato (o meglio, nell’umile versione pop) da Paolo Rossi.
Questo mio Mistero Buffo, che non è mio, ma appartiene ormai a tutti, vuole essere un omaggio al mio maestro Dario Fo che ormai la storia rappresenta e nella mia umile versione Pop, alla strada che tuttora io frequento. Non potendo Dario né imitarlo né copiarlo, né fingere, d’essere altro da me, sarà un viaggio che spero con le repliche il pubblico migliori, così come fece, mi disse Dario, con il suo Mistero.
Essendo questo mio lavoro anche frutto della mia ricerca sul nuovo Teatro Popolare, metto questo spettacolo finora a disposizione di chi ancora sogna, lotta e ha voglia di cambiare
(Paolo Rossi)       

A metà marzo si assiste ad una vera e propria mobilitazione si Facebook – dal gruppo Vicino a Gianni Bella – per sostenere il cantante, colpito da ictus e ricoverato all’ospedale San Giorgio di Ferrara per la riabilitazione.         

A metà marzo è partito il rinnovo del ‘salotto’ del centro, ovvero corso Martiri della Libertà. L’operazione,  inserita nel Programma Speciale d’Area firmato tra Comune e Regione, porta ad un investimento di 1 milione e 500 mila euro, di cui 1 milione a carico della Regione.
Il rifacimento di pavimentazione stradale e marciapiedi sarà preceduto dal riordino dei sottoservizi (acqua, luce, condotte fognarie). I cantieri saranno sempre collocati in modo tale da consentire per il maggior tempo possibile il passaggio di mezzi e pedoni, e permetterà il corretto svolgimento della tappa del Giro d’Italia e del Ferrara Buskers Festival.       

Il 19 marzo Stefani Craxi è a Ferrara, invitata da Giorgio Dragotto che ha scelto “di fare manifestazioni pubbliche che non fossero di promozione diretta della mia campagna elettorale ma momenti di approfondimento”.
Alla  sala conferenze della Camera di Commercio è stato inoltre proiettato il film documentario sulla vita di Bettino Craxi – per la regia Paolo Pizzolante  – “La mia vita è stata una corsa”.       

Sabato 20 marzo una grande festa ha celebrato nella maniera migliore gli 84 anni di Giovan Battista Fabbri, compiuti l’8 marzo. Filmati, musica, ospiti illustri e un pizzico di commozione sono stati gli ingredienti che hanno reso speciale la serata di omaggio al mitico Gibì e delle quattrocento persone presenti alla Sala Estense nell’iniziativa promossa dagli Spallinati e condotta dal giornalista di Rai3 Filippo Vendemmiati, coadiuvato sul palco da Giuseppe Gandini.
L’attore ferrarese ha letto alcuni passaggi significativi tratti dalla biografia del tecnico. Racconti che narrano gli anni dell’infanzia trascorsa in un piccolo borgo nei pressi di San Pietro in Casale, passando per l’asprezza della seconda guerra mondiale. E Gibì ha subito per intero tutte le angherie del conflitto, essendo stato prima arrestato dai nazisti, accusato ingiustamente di favoreggiamento di attività partigiane, e poi catturato e picchiato dagli stessi partigiani per aver lavorato gli anni prima, in modo del tutto legittimo, per un’impresa bellica tedesca.
Una vita, quella del tecnico emiliano, contrassegnata dalla fame ma anche e soprattutto dalla voglia di riscatto e di trovare la gioia nel lavoro da bracciante prima e nel calcio successivamente.
Dopo gli esordi con San Pietro e Centese il tecnico ha vestito diverse casacche, tra cui quella spallina, disputando 58 presenze in serie A, corredate da 9 gol.
Ma le imprese che l’hanno reso celebre al grande palcoscenico nazionale sono arrivate nel corso della sua lunga carriera da allenatore. Fabbri ha conquistato un titolo nazionale primavera proprio con la Spal, dove allora militava l’attuale tecnico della nazionale inglese Fabio Capello.
Tutti poi ricordano le gesta del Vicenza che Fabbri portò prima in serie A e poi alla conquista del secondo posto nel ‘78, lanciando un certo Paolo Rossi. Pablito non era presente in sala ma via telefono non ha voluto far mancare i propri auguri al tecnico. “Gibì aveva il pregio di allenarci facendoci divertire – ha spiegato l’uomo simbolo del Mondiale ’82 – ricordo quegli anni come tra i più belli in assoluto. Io poi gli devo tantissimo perché arrivai a Vicenza come una modesta ala destra e fu lui a trasformarmi in centravanti, con i risultati che sappiamo”.
La carriera di Fabbri è proseguita con numerosi altri risultati importanti come il quinto posto sempre in Serie A ad Ascoli (lui rivendica il fatto che fosse la quarta piazza ndr) o come la doppia promozione della Spal dalla C2 alla B tra il ‘90 e il ‘92, sempre applicando un calcio di grande spettacolarità. In un filmato di quegli anni un giornalista chiede a Fabbri se per caso non avesse studiato il calcio in Olanda, trovando analogie con il gioco della nazionale di Cruyff. Ma lo stesso tecnico emiliano, salito sul palco per raccogliere i meritati applausi per la carriera, si fa una risata “Non sono mai stato in Olanda, nell’insegnare calcio mi sono sempre limitato ad applicare la mia esperienza. Da giocatore ho ricoperto quasi tutti i ruoli, rendendomi conto che qualunque giocatore deve contribuire a costruire la manovra, per primo il portiere che deve lanciare sapientemente il pallone con le mani. I miei difensori han sempre segnato un gran numero di gol, senza contare i centrocampisti, il segreto è solo questo. Dopo i successi con il Vicenza mi aveva chiamato il Milan. Dissi di no per non tradire il presidente orobico che mi promise di mantenere per intero quella squadra, compreso Rossi. Ma poi fui tradito”.       

Il fine marzo di Ferrara è all’insegna della grande musica italiana: un tris di tutto rispetto porta il 20 marzo al Nuovo Silvia Mezzanotte, ex prima voce dei Matia Bazar, il 29 sempre al Nuovo Fiorella Mannoia e al Comunale Alex Britti.       

Ancora un ‘avvertimento’ rivolto a Roberto Mascellani: dopo la nutria morta e appesa per il collo il giorno di Capodanno e dopo il maialino di peluche con il suo nome e la scritta “Vogliamo giustizia” qualche giorno dopo esposto davanti ai cancelli della procura in via Mentessi, il 22 marzo arriva un terzo “messaggio” di avvertimento indirizzato al numero uno del Basket Club Ferrara direttamente sul portone della sede della Sinteco. Nessuna parola, solamente una catena che avvolgeva le maniglie, rendendo così impossibile l’entrata ai dipendenti, i primi ad accorgersi del fatto e ad avvertire i carabinieri dell’episodio, su consiglio dello stesso proprietario che si trovava fuori città.       

La Russa e Malaguti alla Galleria Matteotti

Poi, ecco arrivare in città il ciclone Ignazio La Russa. Non è certo un nuovo “caso Carlomagno”, ma per poco il ministro Ignazio La Russa non ci ricascava. Dopo l’episodio di via dell’Umiltà a Roma, quando si scatenò contro il free-lance che chiedeva ragione del caos-liste, l’irascibile ministro della Difesa, durante la conferenza stampa con i giornalisti che ha preceduto il suo comizio in piazza, è uscito dai ranghi che il suo ruolo istituzionale impone per palesare tutto il suo fastidio per le domande di un collega della “Nuova Ferrara”.
Mentre l’esponente del governo Berlusconi parlava della manifestazione di Roma di sabato scorso come di una “dimostrazione di efficacia del Pdl”, Marcello Pradarelli ha interrotto La Russa chiedendogli per quale motivo allora il partito avrebbe gonfiato i numeri, parlando di un milione di persone.
“Il ‘gonfiaggio’ lo hanno sempre fatto i comunisti” è sbottato il ministro, corretto però subito dal giornalista ferrarese: “è stato Denis Verdini, organizzatore del corteo di sabato, a diffondere quelle cifre, smentito poi dal ministro dell’Interno Maroni che ha confermato le 150mila persone contate dalla questura”.
A questo punto La Russa è andato su tutte le furie e, sbattendo il pungo sul tavolo, ha intimato al collega di “stare zitto, lei non mi vuole far parlare”, chiedendo a quale testata appartenesse il cronista.
Il battibecco è terminato qui, con l’apostrofo finale delle scuse che La Russa, al termine della conferenza stampa, ha voluto rivolgere personalmente a Pradarelli. Ma il botta e risposta non era destinato ancora a finire, visto che il combattivo giornalista ha criticato il ministro di “non accettare il contraddittorio”. Pronta la replica dell’ex An: “il contraddittorio lo accetto con i politici, non con i giornalisti”, ha replicato piccato, rinnovando comunque le scuse       

Siamo al 24 marzo. Gli effetti della crisi non sono ancora passati e il bilancio del 2009 della Cassa di Risparmio di Ferrara si chiude infatti in rosso (con una perdita di 69 milioni e 400 mila euro), ma la “dieta” imposta dal nuovo direttore Grassano sembra poter dare i suoi frutti già nel corso del prossimo esercizio finanziario.       

Il 2010 è stato poi legato al discorso outlet, sia in contrapposizione al commercio del centro storico cittadino, sia per il teorico apporto di persone che la struttura posta di fronte all’uscita dell’A/13 ad Occhiobello dovrebbe portare dasl 10 marzo 2011. “Hanno messo assieme 74 licenze, l’outlet di Occhiobello è irregolare”, troneggiava a fine marzo il titolo sulle pagine del Corriere del Veneto. Le parole sono quelle del presidente della Confcommercio Veneto, pronti a depositare regolare ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale.
Non conosce mezze misure la battaglia che non è che all’inizio: il numero uno di Confcommercio Veneto, Fernando Morando, sempre dalle pagine del quotidiano definisce “gioco sporco” quello portato avanti dal sindaco di Occhiobello, Daniele Chiarioni.
Significativo questo passaggio: “Per scavalcare la Regione, l’unico ente deputato ad autorizzare la grande distribuzione, ha rilasciato 74 licenze da 200 metri quadrati l’una, che però messe insieme compongono una superficie unica di 14.800 metri quadri, non licenziabili da un Comune. E allora noi presentiamo ricorso al Tar: ho già fatto chiudere una struttura nata nel Veronese su presupposti sbagliati e darò battaglia finché non raggiungerò lo stesso traguardo a Occhiobello”.       

A fine marzo viene poi alla luce una storia di una presunta violenza nell’ambito della scuola. Siamo a Cento, è il racconto raccolto dagli inquirenti sembra corrispondere al vero. Ad appena sei anni sarebbe stato costretto a subire le angherie della maestra. Quando disturbava lei lo faceva spogliare, lasciandolo in mezzo alla stanza in mutande e facendolo picchiare dai compagni. A confermarlo sarebbe l’intera classe, 23 bambini, più la vittima.
I fatti sono antecedenti all’8 marzo, quando i genitori del piccolo vengono a conoscenza del dramma che subiva loro figlio. Tempo addietro il dirigente scolastico dell’istituto in questione, nel centese, li aveva convocati per denunciare i comportamenti aggressivi e quasi di sfida che il piccolo alunno aveva nei confronti dell’insegnante, suggerendo una visita psichiatrica per il giovane “ribelle”.
Il padre e la madre hanno seguito il consiglio, prenotando al Cup il consulto dello specialista. Intanto aveva deciso di trasferire comunque in un’altra scuola il bambino e lo scorso 8 marzo avevano preso appuntamento con il preside per comunicare la loro decisione. È in quella occasione che vengono a sapere cosa si poteva nascondere dietro quei comportamenti.
Il dirigente spiega loro che un compagno del figlio aveva confessato cosa sarebbe accaduto in classe al papà. Questi aveva contattato altri genitori per avere conferme dai rispettivi figli. A questo punto, forte, di altre 3 o 4 “confessioni”, ha avvertito i vertici della scuola.
L’11 marzo è partito un procedimento disciplinare nei confronti dell’insegnante, una 30enne supplente annuale che nel frattempo si è autosospesa, e una denuncia alla procura fatta attraverso la caserma dei carabinieri.       

'Io sto con Silvio' lo slogan sui manifesti di Dragotto

Scattano poi le ultime ore di campagna elettorale. E si propone in città una scena alla Amici Miei, ma che non è finita con le risate che accompagnavano i capolavori con Toganzzi & Co.
Venerdì 26, di sera, un gruppetto di uomini sta coprendo i manifesti ritraenti Giorgio Dragotto sui tabelloni elettorali piazzati in via Canapa. Qualcuno se ne accorge e chiama lo stesso Dragotto: dai numeri di targa la Questura, avvisata dallo stesso ex candidato sindaco, risale al proprietario. Due più due fa quattro, e in poco si risale al fatto che il proprietario della Punto in questione è un sostenitore di Mauro Malaguti, sempre del Pdl.
Nello stesso lasso di tempo altri “scherzi” erano stati giocati ai manifesti del candidato, riportanti la scritta con chiaro “Dragotto sindaco di Collodi”. Dragotto non ha sporto denuncia.       

E’ il 27 marzo quando sulla stampa escono notizie importanti relative alle presunte molestie sessuali perpetrate ai danni di alcune studentesse di un istituto secondario ferrarese da parte di un insegnante di materie tecnico scientifiche.
Sul registro degli indagati sono finiti nel giro di pochi giorni lo stesso professore, la moglie anch’essa di ruolo nel medesimo istituto e la direttrice del complesso.
Quest’ultima, forse per timore che uscisse uno scandalo che avrebbe macchiato il buon nome dell’istituto, avrebbe condotto secondo quanto le viene contestato una sorta di “insabbiamento”, facendo firmare ai ragazzi della classe dove si sarebbero verificate le molestie una “dichiarazione” in cui si affermava che nulla era successo nelle ore di insegnamento di quel professore ora sotto accusa.
Anche se le prime indagini avrebbero appurato che la dirigente, tramite raccomandata, avrebbe spedito alla procura la famosa “certificazione”, per cui l’accusa di omissione di atti d’ufficio andrebbe a decadere.
Il foglio con le firme e l’”autodichiarazione” è finito sui tavoli della procura.
Dai carabinieri, inoltre, si è aggiunto un  altro tassello della vicenda: la denuncia da parte dei famigliari di una ragazza per la situazione vissuta negli ultimi tempi.
Si diceva che le indagini per appurare quanto successo procedono celermente: una volta ricevuti da parte degli imputati gli avvisi giudiziari, sono scattate le perquisizioni all’interno dell’istituto scolastico.       

L’ultimo week-end di marzo è all’insegna delle elezioni: quelle regionali e quelle per il successore di Cristina Cicognani a Comacchio.
Nel primo caso, va a Mauro Malaguti il derby in casa Pdl, che supera Giorgio Dragotto.
“Errani vince e vince bene, a dimostrazione di un progetto politico che tiene, a discapito di critiche pretestuose e facili demagogie”. Dalla sede del partito democratico di Ferrara Paolo Calvano analizza i risultati delle elezioni regionali con moderata soddisfazione, lasciando trasparire preoccupazione per il dato dell’astensionismo.
In provincia di Ferrara, su 300.717 elettori, si è recato alle urne appena il 68,1% degli aventi diritto, contro il 77,8% di cinque anni fa.       

Il discorso da neo-sindaco di Paolo Carli

A Comacchio invece si va al ballottaggio per assegnare la nuova fascia tricolore, quello dell’11 e 12 aprile. Dove Comacchio passa al centrodestra: Paolo Carli del Pdl surclassa Cristina Cicognani, conquistando 7.008 voti, pari al 59.44% del totale, contro i 4.728 del sindaco uscente del Pd, che si ferma al 40,55%.
Più che la vittoria del Pdl, è la sconfitta del Pd che, nonostante abbia portato tre volte il presidente Errani in laguna, oltre a Fassino e altri big, non è riuscito a capovolgere il pronostico sfavorevole.
Al primo turno i due contendenti avevano ottenuto il 38.93% dei voti (Carli) contro un 34.4% (Cicognani). Il vantaggio di 4 punti, favorito anche dal pesante astensionismo – alla chiusura dei seggi si era recato alle urne il 60,76, contro il 70,62 del primo turno – è cresciuto a dismisura fino a toccare i 19 punti di divario.
Al ballottaggio il candidato del Pdl poteva contare sul sostegno di lega Nord, Socialisti uniti, La Destra e della lista civica Alternativa Democratica di Manrico Mezzogori. Il sindaco uscente era appoggiata da Pd, Federazione della sinistra (Prc+Pdci+Sinistra Europea), Italia dei Valori e dalle due civiche Futura Comacchio e La Vela.       

Il 1° aprile viene alla luce il ‘caso’ caserma di via della Sala, ed emerge praticamente per caso. Nessuna denuncia di parte a quanto si apprende. Tutto è nato dalle stesse prove che l’accusa aveva portato in aula per il processo per direttissima contro i quattro ragazzi che dovevano rispondere di resistenza e lesione a pubblico ufficiale. E ora, proprio per quelle immagini, è indagato per lesioni personali aggravate uno dei carabinieri che intervennero quella sera.
Tutto ha inizio il 24 febbraio, quando una pattuglia dell’Arma ferma in via Cortevecchia tre giovani extracomunitari che stavano molestando dei negozianti e alcuni passanti. Alla vista dei carabinieri i tre stranieri in evidente stato di ebbrezza alcolica – due ecuadoregni di 21 e 23 anni e  un albanese di 21, tutti residenti a Rovigo -, avrebbero aggredito con calci e pugni i militari, facendoli rovinare a terra, aggiungendo alle botte insulti e minacce di morte.
I tre vengono bloccati grazie ai rinforzi accorsi sul posto e accompagnati in caserma.  Durante le operazioni di identificazione i tre, secondo la versione fornita allora dagli agenti, hanno comunque mantenuto un atteggiamento di sfida nei confronti dei militari presenti, minacciandoli e oltraggiandoli.
A un certo punto arriva in via Carmine della Sala, chiamato da uno degli ecuadoriani per farsi portare i documenti, un 21enne nigeriano che, dopo essere stato ringraziato e invitato dai militari ad andarsene, senza motivo – sempre secondo la versione fornita l’indomani dagli uomini dell’Arma – sarebbe andato in escandescenze strattonando i carabinieri per entrare nei locali della caserma e ricongiungersi ai suoi amici. Una volta calmato e apparentemente convinto a più miti consigli, per tutta risposta il nigeriano si sarebbe denudato improvvisamente, colpendosi più volte il braccio sinistro con una penna e procurandosi varie ferite e cercando, fra l’altro, di imbrattare di sangue i presenti.
A quel punto con l’aiuto degli operatori del 118 intervenuti su richiesta delle pattuglie, i militari dell’Arma hanno cercato di bloccarlo, dovendo però fare di nuovo i conti con altri tre che, approfittando del trambusto generato, avrebbero cercato di divincolarsi violentemente, procurando ai carabinieri svariate contusioni, escoriazioni e traumi (riporteranno prognosi dai 10 ai 15 giorni).
I quattro, alla fine della serata di follia, vennero denunciati e arrestati (liberati poi dopo l’udienza di convalida) per resistenza a pubblico ufficiale, lesione personale, danneggiamento aggravato, rifiuto d’indicazione sulla propria  identità personale, molestia e disturbo alle persone.
Durante il processo per direttissima, il pm produce tra le prove un video registrato dalle telecamere della caserma. In questo video si noterebbe un carabiniere colpire con il manganello uno dei ragazzi ammanettato, mentre è seduto.
Alla fine la storia delle presunte percosse cadrà.       

Tribunale di Ferrara, 29 marzo 2010, ore 9.30, aula B. Dopo sette anni inizia il processo per il fallimento della Coopcostruttori. Dopo la maxi udienza preliminare che ha dovuto scremare gli iniziali 58 imputati, prende il via l’evento atteso da centinaia di ex lavoratori, che dovrà fare chiarezza sul crac del colosso edilizio di Argenta, quantificato dalla procura di Ferrara in un miliardo e 70mila euro.
Sul banco degli imputati ci sono i vertici della Coopcostruttori di allora (il presidente Giovanni Donigaglia, il suo vice Renzo Ricci Maccarini, il procuratore speciale Beppino Verlicchi, responsabile produzione, e Giorgio Dal Pozzo, vicepresidente dal 1997 al 2003). Tutti e quattro dovranno rispondere dell’accusa di associazione a delinquere finalizzata, attraverso operazioni fraudolente, a reperire risorse finanziarie per la cooperativa.       

Il 30 marzo vede Comacchio risvegliarsi con la notizia di un tentato omicidio perpetrato  all’alba. L’autore, un pensionato 68enne con problemi psichici – R.M. le iniziali del suo nome – è stato arrestato dai Carabinieri di Comacchio in collaborazione con il Nucleo Radiomobile per aver colpito in testa con un martello la propria badante. L’episodio è avvenuto poco prima delle 6, quando al 112 dei Carabinieri  è giunta una richiesta d’aiuto da via Spina a Comacchio. A chiamare i militari sono stati alcuni vicini che hanno udito le urla nell’appartamento a fianco. Giunti sul posto, i militari hanno trovato una donna, L.R., 55enne badante rumena, all’esterno dell’abitazione con il volto ricoperto di sangue. Immediati i soccorsi del personale del 118 che hanno trasportato la donna d’urgenza all’ospedale del Delta di Lagosanto, dove è stata sottoposta agli accertamenti del caso e quindi trasportata all’ospedale Sant’Anna di Ferrara. Per la gravità delle lesioni al capo i sanitari hanno giudicato la rumena guaribile in 60 giorni.       

Una vera e propria organizzazione dello spaccio di eroina si stava strutturando a Ferrara. A sgominarla, la sezione mobile del nucleo di Polizia tributaria della Guardia di Finanza di Ferrara, che grazie all’operazione ‘Piazza Pulita’ visto arrestate 49 persone, di cui 26 in flagranza di reato. Da sabato 27 marzo sono state eseguite 22 ordinanze di custodia  cautelare in carcere (mentre 1 con obbligo di dimora), nell’ambito di decine di perquisizioni, a cui hanno partecipato oltre 60 finanzieri e 2 unità cinofile antidroga delle Fiamme gialle. Altri 5 pusher sono stati invece denunciati a piede libero ed è stato sequestrato oltre mezzo chilo tra eroina e cocaina.
Le indagini di questa operazione, denominata non a caso “Piazza pulita”, sono partite a maggio: la raffica di arresti in città è stata avviata sabato scorso, per fermare un radicamento sempre più esteso e pericoloso.       

Il professor Zerbini nell'antica Colchide

L’8 aprile viene annunciata una straordinaria scoperta archeologica avvenuta in Georgia ad opera  del prof. Livio Zerbini (Università di Ferrara) e del prof. Vakhtang Licheli (Università di Tbilisi). L’eccezionale ritrovamento archeologico apre nuove prospettive di studio e di ricerca in un territorio che risulta ancora ammantato di mistero. Grazie ad adeguate e sistematiche campagne di scavo si potranno scrivere nuove pagine di storia o, quantomeno, riscrivere quelle già note con un inchiostro più nitido.
Il luogo del ritrovamento: l’antica Colchide e l’attuale Georgia. La Georgia, nella cui parte occidentale si trova l’antica Colchide, custodisce ancora ben conservata una storia plurisecolare, che addirittura risale alle origini della nostra civiltà. Crocevia di importanti vie di comunicazione tra l’Occidente e l’Oriente, la Colchide divenne spesso, nel corso della storia, il centro dell’attenzione di grandi imperi e stati. Come avvenuto di recente, quando la guerra ha ferito questa terra nello scontro tra Russia e Georgia, così accadde anche nel lontano passato. Tremila anni fa, provenienti dal Mediterraneo, approdarono sulle sue rive gli Argonauti, guidati da Giasone alla ricerca del leggendario Vello d’oro.
E fu proprio attraverso l’antica Colchide che – nel I sec. a.C. – il generale romano Pompeo Magno passò alla testa del proprio esercito, per arrivare fin quasi al Mar Caspio. Fu, quella, una delle più imponenti ed impegnative spedizioni militari intraprese dai Romani, per sconfiggere definitivamente Mitridate VI Eupatore, re del Ponto, ed estendere il dominio di Roma fino all’Armenia.
Non risulta pertanto difficile immaginare come la Georgia, terra al confine tra mito e storia, punto d’incontro di molte e diverse culture e civiltà, si distingua per una straordinaria ricchezza archeologica, un patrimonio immenso del quale, per l’insufficienza di scavi sistematici, si conosce ancora piuttosto poco.       

Il 14 aprile non arrivano buone notizie per Chiara e la sua compagna, le due donne che per sancire ufficialmente la loro unione erano dovute volare a Barcellona. La sentenza della Corte Costituzionale sui casi di Trento e Venezia – paralleli a quello che vede protagoniste le due ferraresi ed un’altra coppia di Firenze il cui ricorso verrà esaminato più avanti – è riassunta da queste frasi: “La Corte costituzionale, decidendo sulle questioni poste con ordinanze del Tribunale di Venezia e della Corte d’appello di Trento, in relazione alle unioni omosessuali, ha dichiarato inammissibili le questioni stesse in riferimento agli artt. 2 e 117, I° comma, della Costituzione e infondate in relazione agli artt. 3 e 29 della Costituzione”.
Ricordiamo che anche il Tribunale di Ferrara, in data 14 dicembre 2009, depositò un’ordinanza di remissione alla Corte costituzionale sul caso di Chiara e della compagna che si erano viste rifiutare in Comune nel marzo 2009 la richiesta di pubblicazioni matrimoniali. Le due donne erano poi volate a Barcellona lo scorso febbraio per coronare il loro sogno d’amore alla luce del fatto che in Spagna non sussiste tale impedimento.
Le coppie ricorse in Veneto e Trentino, con l’appoggio dell’associazione radicale Certi Diritti e della Rete Lenford, avevano chiesto l’illegittimità di alcune disposizioni del codice civile che impediscono di fatto le nozze omosessuali, che sarebbero in contrasto con gli articoli 2 (diritti inviolabili dell’uomo), 3 (principio di uguaglianza), 29 (diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio) e 117 primo comma (ordinamento comunitario e obblighi internazionali) della Costituzione.       

Il 15 aprile viene diffuso l’identikit del ladro delle coppiette. Età apparente dai 30 ai 35 anni, 1.70/1.75 di altezza. Corporatura robusta. Carnagione chiara e occhi scuri. Volto seminascosto da un berretto di lana nero a da una sciarpa dello stesso colore alzata fino al naso in puro stile “bandito”.Mani coperte da guanti da lavoro. L’uomo – se i riscontri confermeranno che si tratta della stessa persona – ha già colpito due volte. Stesso metodo, stessa zona, stessi orari. E potrebbe tornare a farlo.
Il primo episodio risale al 10 aprile, quando ha preso di mira una coppietta che si era appartata nella zona di via Gramicia, vicino al canile municipale. Sono circa le 23.30 quando la coppia viene disturbata in un momento di intimità da una figura che sbatte qualcosa che sembra una pistola contro il finestrino. L’uomo gli intima di aprire e i due, vedendo l’arma, o presunta tale, obbediscono. A quel punto il rapinatore intima alla ragazza di legare con dei lacci (fascette bianche di plastica molto utilizzate per tenere insieme cavi o fili) il fidanzato. Poi tocca a lei. Mentre lui la sta immobilizzando il ragazzo si libera e tenta una timida reazione, subito sedata dal malvivente che gli grida, sempre con l’arma in mano, che li vuole solo derubare e che gli farà alcun male. Dopo aver legato di nuovo entrambi l’uomo sfila il portafoglio di lui e preleva il denaro, 50 euro in tutto, per poi sparire nel buio.
Non appena ripresisi dallo spavento la coppia è corsa verso un vicino ristorante per chiedere aiuto. Nel frattempo la polizia stava già accorrendo sul posto, avvertita da un automobilista, evidentemente anche lui “impegnato” nei paraggi che aveva descritto al 113 due persone con le mani legate correre e chiedere aiuto.       

Il 20 aprile muore a Roma dopo una lunga malattia il regista ferrarese Renzo Ragazzi. Nato a Ferrara il 16 agosto 1929, fin da giovanissimo è attivissimo nel campo culturale assieme al coetaneo Massimo Sani. Cinefilo, grande estimatore del concittadino Michelangelo Antonioni, assieme a Florestano Vancini, di cui è, poco più che ventenne, l’aiuto regista in diversi cortometraggi (Teatro minimo, Uomini soli), si dedica al documentario dove esordisce nel 1953 prima come co-regista poi realizzando diversi lavori come regista sin dal 1954 (I figli non sono della guerra, Possessione Cantelli, La Ferrara di Giorgio Bassani).
Fonda e dirige a Ferrara il cineclub Fedic e fa l’aiuto regista di Vancini in alcuni lungometraggi (La lunga notte del ’43 nel 1960, La banda Casaroli nel 1962) oltre a Duccio Tessari (Il fornaretto di Venezia nel 1963), Luigi Comencini (La bugiarda nel 1964) e Fabio Pittorru (Amore mio spogliati… che poi ti spiego) del 1974 .
Nel 1969 dirige il suo unico lungometraggio, il film-inchiesta Il primo premio si chiama Irene girato in Danimarca ed al quale collaboreranno i suoi amici e concittadini Fabio Pittorru e Massimo Felisatti.
Ha anche diretto la seconda troupe televisiva dello sceneggiato Robinson Crusoe e collaborato, come segretario di edizione, a diversi film di Sergio Corbucci, Francesco Montemurro oltre ad aver fatto l’aiuto regista di Sergio Grieco e Massimo Felisatti nel 1976 nel film I violenti di Roma bene.       

Aprile, mese antecedente il palio, è anche il mese che il gruppo 100%animalisti ha prescelto per le proprie ‘dimostrazioni’, che si susseguono con regolarità. Il 26 aprile l’ennesimo colpo notturno: dopo i raid in piazza Ariostea e in via Trenti, presso la sede di Atc, questa volta l’obiettivo è stata la sede dell’Amsefc in via Fossato di Mortara. Ed è ancora una volta l’assessore Aldo Modonesi, delega al Palio, a finire nel mirino dell’associazione. A lui è diretto il messaggio stampato nello striscione affisso sul muro: “Modonesi becchino per Bao Nero e Blasco nemmeno un cerino”.
Secondo gli autori dell’atto l’assessore, che “in questi giorni non ha mai speso una parola per i cavalli uccisi nel suo palio, Bao Nero e Blasco”, sarebbe il “diretto responsabile della  corsa che si vuol tenere  nel circuito di Piazza Ariostea, ritenuto da esperti  pericoloso (vi hanno perso la vita due cavalli). Lo fa con duplice tattica: da una parte minaccia fantasiose ritorsioni contro  noi di 100% animalisti  per i danni (tutti da dimostrare) che avrebbe subito la base del monumento (il riferimento è al primo episodio, quello di Piazza Ariostea, per il quale il Comune ha avvertito che si sarebbe rivalso in sede legale per gli eventuali danni, ndr). Dall’altra cerca di buttarla sul ridere, ironizzando (con scarso effetto) e minimizzando le azioni di 100%animalisti, compresa la promessa dell’intervento diretto  dei nostri militanti nella Piazza durante il Palio”.
Ecco allora che dopo la sede di via Trenti, “colpita” come simbolo dei trasporti pubblici la cui delega è affidata a Modonesi, questa volta è toccato alla società che gestisce i servizi funebri, i cui contratti di servizio rientrano sempre in uno dei compiti del componente della giunta Tagliani.       

Alfredo Santini, secondo da destra, al momento dei saluti

“Una vita con la Cassa”. Ha ragione Alfredo Santini. La sua è stata una vita passata all’interno dell’istituto di credito principale di Ferrara. Entrato a far parte del consiglio di amministrazione nel lontano 1971, è stato componente del collegio sindacale sino al 1981, poi vicepresidente sino al 1992; infine, dopo cinque anni da segretario generale della Fondazione, presidente dal 1998. E il 27 aprile, in maniera ufficiale,  il suo ciclo si è chiuso, per far posto al nuovo corso, quello targato Sergio Lenzi.
Due giorni dopo tocca all’altro istituto di credito ferrarese, la CariCento, assistere al cambio al vertice della presidenza. L’assemblea dei ha sancito la nomina a presidente di Carlo Alberto Roncarati, presidente della Camera di Commercio di Ferrara, assieme ai confermati Poppi, Balboni, Chiari e Tassinari e il neo consigliere Paolo Martinelli, che entra in banca dopo aver dato le dimissioni da consigliere di indirizzo della Fondazione.       

E il 30 aprile si alza il sipario sulla Fiera del Birdwatching, che si svolge a Comacchio fino al 2 maggio. Tessa Gelisio, conduttrice di Pianeta Mare su Rete 4, è madrina di un’edizione che conterà 22mila presenze.

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