Attualità
2 Ottobre 2023
Il cantautore ha raccontato del suo rapporto con la terra natale dei suoi genitori, l'Irpinia. Eseguito un omaggio a Ferrara con il brano "Ariosto governatore"

Sponz Fest, Vinicio Capossela racconta a Internazionale i dieci anni della sua ‘creatura’

di Redazione | 4 min

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di Michele Govoni

Da dieci anni, la fine d’agosto vede l’Alta Irpinia animarsi di concerti, iniziative, incontri, eventi culturali, artistici, letterari. Si tratta dello Sponz Fest, un vero e proprio festival (anche se nelle parole del suo creatore è più definito come una festa) che mette in contatto il pubblico in un incontro di culture diverse, per favorire lo scambio, il dialogo, il divertimento che viene dalla scoperta.

Inventore di questo straordinario contenitore culturale che una volta l’anno affronta tematiche differenti, è Vinicio Capossela. Cantautore, performer, musicista polistrumentista, autore dalla cultura sconfinata, Capossela è stato il protagonista, sabato sera all’Ex Teatro Verdi, nell’ambito di Internazionale a Ferrara, della serata dedicata alla presentazione del libro “Come li pacci”, un racconto a più voci che Capossela ha pubblicato di recente per Baldini+Castoldi e che raccoglie questi dieci anni di Sponz Fest.

Intervistato dal giornalista di Internazionale, Giovanni Ansaldo, Capossela (sul palco del Verdi con Franco Bassi, storico direttore organizzativo dello Sponz Fest) ha regalato oltre un’ora di aneddoti, citazioni cinematografiche e letterarie, spunti di riflessione e ricordi divertenti.

Dotato della fine ironia che lo caratterizza, Capossela ha raccontato del significato del termine dialettale “sponz” che starebbe per spugnato, ammollato e che rappresenterebbe l’essere umano reso ammollato (un po’ come un baccalà) dalla festa, dall’incontro, dalla relazione con l’altro, dopo aver partecipato al festival.

Un festival (o festa) non sempre semplice da realizzare, come è emerso ironicamente dalle parole di Franco Bassi, sia per la ricerca di fondi (annoso problema dei festival estivi), sia per l’impossibilità quasi assoluta di potersi organizzare con tempi sufficientemente lunghi con la macchina organizzativa.

Sta proprio forse qui il successo dello Sponz Fest: nella più completa spontaneità con la quale esso viene condotto e organizzato. D’altra parte le 35mila presenze di quest’anno ne testimoniano il successo e il largo seguito che, in dieci anni, esso ha saputo ottenere.

Incalzato dalle domande, ora curiose ora ironiche di Giovanni Ansaldo, Capossela ha raccontato alcune delle tematiche che, nel corso degli anni, hanno accompagnato lo Sponz Fest.

Come quella dei muli, che ha caratterizzato l’edizione del 2015 (la terza) e intitolata “Raglio di luna”; sette giorni a dorso di mulo lungo i sentieri della terra accompagnati dalla musica dei più vari e differenti gruppi musicali in circolazione e alla scoperta di racconti, tradizioni e leggende, di aia in aia con un’immaginaria trebbiatrice.

Proprio il tema della terra e delle origini sembra essere un comun denominatore nella ricerca del cantautore (i genitori di Capossela sono irpini) che lui definisce come una “linea d’ombra conradiana ma che si rifà anche all’ombra di Jung; un’ombra – sono sempre parole di Capossela – che ha un suo peso” e che, nel riferimento di Ansaldo, sembrava rifarsi più al concetto di “frontiera” (anche in relazione e nella citazione del testo dell’indimenticato Alessandro Leogrande “La frontiera”), come del mare di fronte al quale ci si arriva a trovare durante il viaggio nell’età adulta.

Capossela, con estrema poesia, ha raccontato del suo rapporto con la terra natale dei suoi genitori (emigrati giovanissimi prima in Germania, dove il cantautore è nato, e poi a Reggio Emilia, dove lui è cresciuto); una terra della quale porta dentro il silenzio e il buio che viveva in maniera intensa quando era bambino. Ma di cui conserva anche i ricordi, le tradizioni, le leggende, nel racconto mitico di luoghi che lui ha definito, nel corso dell’incontro ferrarese, come un’”Itaca portatile”.

Molti gli applausi, molte le risate, scatenate da un senso ironico che non solo lo caratterizza, ma che ne fa un vero e proprio raccontastorie da “osteria”. Come l’aneddoto legato all’edizione dello Sponz fest che prevedeva la partecipazione del regista e musicista Emir Kusturica con la sua band, il quale ha “stravolto” la scaletta e ha visto un Capossela confuso e “ubriaco di musica” esibirsi sul palco in maniera rocambolesca, o come quella che ha visto tra gli ospiti un Gianni Morandi aperto e disponibile con il pubblico come mai si era visto prima.

A conclusione della serata, Vinicio Capossela ha regalato poi un momento di musica, eseguendo alla chitarra un omaggio alla nostra città, con il suo brano “Ariosto governatore”. Un momento di poesia che si è concluso tra gli applausi.

Al termine il firmacopie, nel corso del quale l’autore si è fermato a chiacchierare e scambiare battute con il pubblico.

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