
Immagine d’archivio
Si apre la nuova stagione di scavi archeologici – ad opera di studenti e volontari – nell’area di Belfiore, sulle tracce dell’antica delizia estense scomparsa, causa incendio, nel 1632. L’avvio della nuova campagna è previsto il 2 ottobre: dalle 9 circa un escavatore realizzerà le prime operazioni preliminari per sondare le profondità nei nuovi punti di ricerca, nell’area interessata di circa un ettaro e mezzo, a nord ovest dell’ultimo tratto di corso Ercole I d’Este.
I giovani ‘archeologi’ saranno preliminarmente formati con le nozioni fondamentali di sicurezza e sulle procedure da adottare in cantiere.
Si appresta quindi a partire un nuovo anno di ricerche, nell’ambito del progetto pluriennale di archeologia partecipata che coinvolge circa un centinaio di studenti dei licei Ariosto e Roiti e volontari, progetto sostenuto economicamente dal Comune e con la collaborazione di Soprintendenza, Provincia e Consorzio di bonifica.
“Apriremo nuovi ‘fronti’ di ricerca verso nord – annuncia la dottoressa Chiara Guarnieri, coordinatrice scientifica – , partendo dagli scavi dell’anno scorso (poi richiusi una volta terminate le ricerche e prelevati i reperti, ndr), che ci hanno consentito, tra le altre scoperte, di verificare la corrispondenza tra la pianta seicentesca dell’Aleotti e i ritrovamenti effettuati, soprattutto murari”.
Un altro obiettivo d’indagine porterà, in questa imminente seconda parte della campagna, all’approfondimento delle ricerche nella ‘vasca da butto’ scoperta in un saggio a meridione, piena di ceramiche e materiali di scarto alimentare che hanno restituito molte informazioni relative a usi, costumi, diete dell’epoca.
“La prima campagna archeologica ha confermato – spiega Guarnieri – la qualità e la quantità di ritrovamenti. Ora servono scavi ulteriori per finalizzare le conoscenze, capire che cosa è rimasto e in che proporzioni”.
A guidare i ragazzi e i volontari nella ricerca scientifica, ci saranno gli archeologi professionisti Flavia Amato, Marco Bruni e Maurizio Molinari, che già hanno seguito la prima fase, anche con lezioni in classe.
Per aderire al progetto occorre contattare il Gruppo Archeologico Ferrarese (GAF) mandando una mail a direzione.gaf@libero.it oppure recarsi in sede (in corso Isonzo 42, presso il centro sociale Acquedotto, al primo piano), che è aperta tutte le settimane il mercoledì e il giovedì dalle 15,30 alle 17,30.
Per i volontari l’iscrizione al Gruppo Archeologico Ferrarese, che collabora al progetto, è passaggio fondamentale per poter operare nell’area, visto che garantisce la copertura assicurativa e il supporto dei professionisti assegnati.
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