Lun 18 Set 2023 - 2324 visite
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Ferrara. Ripensare il turismo

Gentile Direttore,

nelle scorse settimane sulla stampa locale sono stati pubblicati diversi articoli sull’andamento del turismo in città nella prima metà del 2023.

I numeri forniti, relativi ad arrivi e presenze, non sono soddisfacenti, vanno certamente “interpretati” e valutati nel “contesto”, ma comunque li si voglia vedere lasciano quanto meno dei dubbi e delle preoccupazioni, non rispecchiando, per altro, le aspettative e le importanti risorse finanziarie impiegate dall’Amministrazione Comunale.

Non sono soddisfacenti e sono per certi versi sorprendenti perché alle forti aspettative, alimentate da una comunicazione martellante dell’Amministrazione, non corrispondono risultati positivi negli arrivi e nei pernottamenti in città, dati quasi per scontati ad inizio anno. Per altro è indicativo che anche nel mese di maggio, nonostante il concerto di Bruce Springsteen, i dati sono negativi sia in
rapporto al 2022 che al 2019.

Nella comunicazione istituzionale, Ferrara viene descritta con enfasi, sembra quasi si voglia accreditare l’idea di una città che sta vivendo un altro “Rinascimento”, “rinata rispetto alle incapacità ed agli errori delle passate Amministrazioni”, con un gran fiorire di iniziative e ricca di eventi. Una
città più “attrattiva”, anche perché più “sicura” (ma in questo caso non si spiega il ritorno dell’esercito in città…).

Purtroppo i flussi turistici nella prima parte del 2023, ci dicono il contrario, di un andamento in chiaroscuro con più ombre che luci, con un generale recupero sul 2022 ma ancora in negativo sul 2019 (ultimo anno prima della pandemia), salvo il +1,4% sui pernottamenti. Ma a fare riflettere sono altri due dati, Il saldo negativo in valore assoluto negli arrivi e nei pernottamenti tra il 2022 ed il 2019, e il peggioramento rispetto alle altre città d’arte della Regione.

Confrontando sui siti di Unioncamere, Camere di Commercio e Regione i dati su arrivi e pernottamenti a Ferrara, Ravenna, Bologna, Modena e Parma ci si rende conto del trend e che il turismo, specie quello straniero in forte calo a Ferrara, ha premiato maggiormente altre mete in Regione.

Dal punto di vista finanziario, la spesa dell’Amministrazione è stata importante. Il concerto di Springsteen ha assorbito circa 1 milione e poco meno di un altro milione è stato destinato per i concerti in piazza. Ci sono state poi le campagne promozionali su Mediaset ed altri canali tematici – oltre 110 spot -, una campagna negli aeroporti, con 34 schermi tra gli scali di Bologna, Venezia, Treviso, la partecipazione a fiere all’estero, gli influencer, ed altro denaro pubblico speso e distribuito in tanti rivoli tra iniziative varie.

C’è stato quindi un importante impegno finanziario, oltre che di tempo, ma i risultati sono stati deludenti o quanto meno inferiori alle aspettative. Anche quando i numeri sono in ripresa, come nei pernottamenti, il recupero è contenuto ed inferiore rispetto alle altre città d’arte della Regione.

C’è un altro punto che merita una riflessione. Le informazioni fornite sull’argomento dall’Amministrazione Comunale sono poche e lacunose, colpisce la mancanza di trasparenza nella comunicazione. È sufficiente ricordare che a distanza di circa 4 mesi dal concerto di Springsteen al Parco Urbano, non è ancora disponibile un bilancio con numeri chiari sui costi – che dovrebbero ricomprendere anche le spese per il ripristino del Parco post concerto – ed i ricavi complessivi dell’evento, e la loro ripartizione tra il soggetto pubblico – Comune, Ferrara Tua, Fondazione Teatro
Comunale, ed altri – e quello privato – Organizzatori, staff e musicisti -.

Nei mesi scorsi il Sindaco ha citato uno studio di UNIFE, secondo cui il concerto avrebbe portato alla città un guadagno di 10 milioni, studio che stranamente non è stato presentato in pubblico dai suoi redattori. In realtà, come già pubblicato, sembra che questo studio sia stato commissionato da Comune, Commercianti e UNIFE per valutare l’impatto economico generato in città nell’arco di 12 mesi dall’Università e dai grandi eventi, e non come si poteva intendere dalle parole del Sindaco, quello generato dal concerto di Springsteen. Sarebbe interessante vedere questo studio per
valutarne i contenuti, i criteri di redazione, e magari trarne spunti utili per iniziative future.

È evidente che qualcosa non ha funzionato, forse il target, il messaggio trasmesso, forse altre città sono più attrattive o forse ancora più semplicemente il modello di turismo che l’insieme dei provvedimenti ha disegnato non è del tutto adatto alla città ed è da rivedere.

È vero, a Ferrara negli ultimi anni, come del resto negli anni delle precedenti Amministrazioni, ci sono state mostre, rassegne ed eventi interessanti e di prestigio. Sembra tuttavia che ormai si privilegi il turismo delle “sagre” e del food truck, dei concerti in piazza che isolano e sviliscono il Centro e ne impediscono, o quanto meno ne limitano fortemente la fruizione ai residenti ed ai turisti (pensate di andare a Firenze o Venezia e di trovare Piazza della Signoria o Piazza San Marco con limitazioni alla circolazione, con bagni chimici disseminati per il Centro e pannelli pubblicitari a coprire i monumenti…). Un turismo mordi e fuggi che porta tanta gente ma poca ricchezza in città.

Se i risultati del turismo a Ferrara non sono, almeno ad oggi, confortanti, si dovrebbe avere la lungimiranza di mettere in discussione l’attuale modello di sviluppo. L’Amministrazione dovrebbe promuove il confronto con operatori turistici, categorie economiche, associazioni, UNIFE, portatori di interesse, cittadini, per individuare obiettivi comuni e condivisi e di seguito le azioni per raggiungerli. Spetterebbe poi all’Amministrazione, nel rispetto delle reciproche competenze, incentivare e promuovere il nuovo modello con gli strumenti a disposizione.

Non si tratterebbe però di scegliere tra un turismo culturale, ed un turismo delle sagre e dello street food, o magari quello congressuale legato alle eccellenze del territorio – agricoltura, UNIFE, ecc. -, o di rinunciare ai grandi eventi musicali e sportivi, ma di trovare un giusto equilibrio ed i giusti spazi (i grandi eventi musicali magari da farsi in un’area adatta e non nel Parco Urbano come insegna l’esperienza positiva di Reggio Emilia) all’interno di una corretta programmazione, che valorizzi e non sovrapponga le manifestazioni.

Certo non si deve dimenticare, e dovrebbe essere il punto di partenza per il rilancio, che Ferrara nei secoli ha sviluppato una sua impronta unica e originale tra Medioevo e Rinascimento. Una città di poeti e scrittori, ma anche città del cinema. Con un occhio alle finanze, si consideri che il turismo culturale ha una elevata incidenza della componente straniera, che ha mediamente una capacità di spesa tre volte superiore a quella degli
italiani, ed una stagionalità minore.

Per inciso, a Ferrara nei primi 6 mesi del 2023 gli arrivi di turisti stranieri sono aumentati del 40% rispetto al 2022 ma sono crollati del 30% rispetto al 2019 mentre i pernottamenti sono superiori di circa il 30%% sul 2022 ma inferiori del 18% sul 2019. La permanenza media nel 2022 nelle strutture ricettive di Ferrara è stata di 1,9 giorni per i turisti italiani e di 2,4 giorni per quelli stranieri. La percentuale di turisti stranieri sul totale diminuisce dal 33% del 2019 al 26% del 2022.

Ecco che riportare i turisti stranieri in città, “allungare la stagione” e la permanenza media sarebbe importante. Purtroppo viviamo in un paese in cui un ex ministro dell’Economia ora Deputato nel 2010 affermava (così gli viene attribuito) che con la cultura non si mangia.

Francesco Vigorelli

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