Spettacoli
11 Settembre 2023
L’attrice ferrarese Francesca Fava racconta i ‘dietro le quinte’ del film di Giuseppe Gandini. La prima nazionale sarà il 17 settembre al Teatro Nuovo

Sul grande schermo da Ferrara con ‘Tre storie in bottiglia’

di Redazione | 4 min

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Tre bottiglie di vino, tre storie diverse. È un film tutto da bere quello del regista ferrarese Giuseppe Gandini, che con ‘Tre storie in bottiglia’ è riuscito a unire il fascino di Bacco a quello di ciò che può trasmettere e raccontare. Dietro alla cinepresa c’è anche tanta Ferrara, che non a caso è stata scelta come città dove ospitare la prima nazionale – domenica 17 settembre alle 19 al Teatro Nuovo – ed è patria di parecchi attori del cast, fra cui Francesca Fava, che nella sua carriera conta diversi ciak con Pupi Avati nonché un red carpet a Venezia con Emidio Greco e Ambra Angiolini.

Che ruolo interpreti in questo film?

“Il mio personaggio, assieme a quello che nella storia è mio marito, rappresenta la trait d’union delle tre storie parallele che si intrecciano: siamo una coppia matura che, in un momento di fuga dalla quotidianità, decide di concedersi un bicchiere di buon vino in quella che si rivelerà un’enolibreria, ossia un’enoteca che, ad ogni bottiglia stappata, stapperà anche una storia. L’oste, interpretato proprio da Gandini, ne sceglierà tre, tutte appropriate per il momento di vita che stiamo attraversando, cosicché le emozioni dei protagonisti saranno le stesse che i nostri personaggi ripercorrono nella loro. È una storia nella storia, ed è più che mai attuale perché ci sono elementi in cui tutti ci possiamo immedesimare: non da ultimo il vino, che da sempre riesce ad unire le persone e, appunto, raccontare storie. Del territorio, e di tutta la vita che ci ruota attorno”.

Con Gandini condividi la provenienza ferrarese e il successivo trasferimento a Roma. Si è già intrecciato il vostro percorso?

“Certo che sì, conosco Beppe dai tempi del Liceo Ariosto, dove abbiamo iniziato a studiare teatro. Lui è stato uno dei primi a sbarcare a Roma da Ferrara, e io ci sono arrivata dopo aver frequentato la scuola di teatro di Luca Ronconi, a Torino. Ho debuttato sul palco del Teatro Argentina nel ’97, negli stessi anni in cui sono approdata al cinema. Ma con Beppe avevo già recitato nel ’95 ne “Il mito della realtà”, un film con cui vinse il nastro d’argento a soli 17 anni”.

Ci puoi raccontare un ‘ciak’ dietro le quinte?

“Questo film si presta particolarmente, non solo perché il vino aiuta molto a sciogliere l’atmosfera, ma perché Beppe insisteva sul fatto che per una resa migliore non potessimo fingere di bere. Dovevamo girare alle 11 di mattina a Castello di Torre in Pietra, vicino a Roma, e ad ogni storia dovevamo stappare sul serio una nuova bottiglia: essendo oltretutto il film sponsorizzato da aziende vinicole, il minimo era dare loro soddisfazione. Non ti dico in che condizioni sono arrivata a casa…”

Quanta Ferrara ti porti dietro, nonostante tu abbai lasciato ‘le mura’ da un bel po’?

“Parecchia. Il mio legame con Ferrara è molto radicato, non solo perché ho tutta la mia famiglia lì e ci torno spesso, ma anche dal punto di vista artistico: ho respirato Bassani e Antonioni, e questo ha inevitabilmente influito sul mio percorso. Per due anni, poi, sono stata direttrice artistica della rassegna ‘Estate a Ferrara’: insomma, continuo a sentirmi una ferrarese che si è trasferita a Roma, e credo che questo possa anche essere il mio punto di forza”.

Progetti futuri all’orizzonte?

“Assolutamente. Il primo – e prossimo – sarà un omaggio al premio Nobel Annie Ernaux, a cui darò voce assieme ad Arianna Ninchi e Anna Paola Vellaccio: tre donne, che attraverso tre letture sceniche affrontano temi come l’emancipazione, la maternità e l’aborto, il matrimonio e il divorzio, le radici, i vincoli collettivi, la scoperta di sé. Si torna a teatro, insomma, e in particolare al Florian Metateatro di Pescara, dove questo spettacolo andrà in scena dal prossimo aprile e maggio. Non da ultimo, a proposito di Ferrara, ho in cantiere un progetto tutto al ferrarese con Daniella Firpo, cantante brasiliana, su Caetano Veloso, che mi piacerebbe davvero potesse avere un bell’impatto sul territorio”.

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