Il metodo assomiglia molto a quello utilizzato per il centro sociale La Resistenza: “Noi dobbiamo riqualificare, quindi voi sgomberate tutto e ve ne andate”. Ci sono molte similitudini con l’ordinanza comunale che impone al titolare la rimozione del chiosco Mac Murphy dal parco Giordano Bruno. Andrea Raffo dovrà farlo entro dieci giorni dalla notifica, in caso contrario provvederà direttamente l’Amministrazione comunale addebitando gli oneri della demolizione “all’occupante abusivo”.
Non si chiede, insomma, di adeguare nulla del chiosco agli ‘standard’ del progetto di riqualificazione del parco, integrandolo nella maniera più decorosa possibile. Si ordina invece lo smantellamento totale, la cancellazione dell’attività. Via da quell’area e poche storie. Demolire tutto.
E questo nonostante di abusivo ci sia probabilmente nulla, dato che il titolare del chiosco, Andrea Raffo, avrebbe in essere una concessione che gli consentirebbe di operare fino al 2029.
E’ lui stesso a farlo presente attraverso l’unica via che gli è rimasta per resistere, ovvero i social e nella fattispecie Facebook, dato che le sue richieste di incontro con l’Amministrazione comunale per chiarire la vicenda e trovare alternative alla ‘morte imprenditoriale’ sembrano essere cadute nel vuoto o ignorate.
“È difficile per me scrivere in modo pacato – scrive Raffo – visto che queste poltrone mi stanno rovinando la vita, 15 anni di onesto servizio alla comunità (dando anche lavoro a persone) che viene cancellato con un colpetto di spugna; ma tanto loro cosa ne sanno di chi investe tutto per costruire un piccolo tranquillo futuro nella speranza di diventare vecchi. E rovinando a cascata una famiglia che ha creduto e supportato il proprio figlio”.
Il titolare passa a precisare che l’Amministrazione, attraverso la sua associazione di categoria, gli aveva concesso un incontro (poi rimandato) il 22 giugno: “Prima notifica del 27 giugno ed incontro annullato. L’unico incontro ottenuto è stato con il Settore Attività Produttive; la responsabile (a seguito delle mie memorie difensive) disse che la pratica era congelata nell’attesa di un incontro (dovuto) con l’Amministrazione al fine di comunicare le alternative possibili per il mio operare che ha concessione fino al 2029; risultato? L’assessore è in ferie quindi tutto slittato alla prossima settimana; ma di venerdì taaaac, ciao ciao attività!”
Secondo Raffo il punto che rasenta la farsa è proprio l’imposizione categorica del Comune: “Da ieri (25 agosto, ndr) ho 10 giorni per smantellare il chiosco. Altrimenti lo fanno loro e mi portano il conto: autarchia portami via”.
E infine, se nell’ordinanza uno dei motivi riguarda il fatto che “gli interventi strutturali hanno l’obiettivo di riqualificare l’area migliorando il livello di sicurezza del quartiere disciplinando una corretta frequentazione dell’area verde” (così si legge nell’ordinanza), allora “ciò significa – scrive Raffo – che la mia clientela quindicinale non lo è. Siete tutte brutte persone (deduco)”. Ed è proprio a queste persone, allasua clientela, che il titolare del chiosco, sconsolato, si rivolge alla fine:”Fate i vostri ragionamenti gente: io vi voglio bene ed ho sempre fatto il mio meglio per voi. Gli altri non credo. Pace a more a chi se lo merita”.
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