Editoriali
6 Agosto 2023
Ferrara è per vocazione secolare meta di un turismo culturale e trasformarla in una gigantesca sagra non è del tutto efficace

Se il turismo non funziona rispolveriamo la città d’arte

di Marco Zavagli | 3 min

Leggi anche

A Ferrara nel 2023 raccolti 4,5 milioni in multe e sanzioni

Quattro milioni e mezzo in multe e sanzioni, è quanto ha incassato Ferrara nel 2023 per violazioni delle norme del Codice della Strada; il dato emerge dall’analisi realizzata da Facile.it sui dati del Siope, il sistema informativo delle operazioni degli enti pubblici

C’è un dato non oso dire allarmante, ma quantomeno preoccupante, che Estense.com ha riportato nei giorni scorsi. Il turismo a Ferrara produce meno ricchezza di quanta ne produceva nell’ultimo anno utile di riferimento, quello del 2019, prima della pandemia che ha azzerato ogni senso statistico.

Nei primi sei mesi del 2023 Ferrara capoluogo perde l’1,3% di turisti italiani e addirittura il 30% di stranieri.

Tutti, credo, speriamo che questi dati vengano ribaltati dalle future elaborazioni.

Ma nel frattempo è lecito porsi qualche domanda. Può darsi che la politica del “birram et circensem”, come qualcuno di recente l’ha sapidamente definita, non sia la strategia più utile per una città che rispetto ad altre può valorizzare un invidiabile patrimonio artistico?

Può essere che Ferrara sia per vocazione secolare meta di un turismo culturale e che trasformarla in una gigantesca sagra della bondiola non sia del tutto efficace?

Non voglio rischiare di scadere in ragionamenti classisti, ma in genere – complice una società che vede l’ascensore sociale fermo al piano terra – chi ha un livello culturale medio alto ha anche più capacità di spesa. Chi viene a Ferrara per vedere il concerto di un dj difficilmente si fermerà la notte per poter il giorno seguente visitare Palazzo Diamanti o Schifanoia. E altrettanto difficilmente il segmento straniero sarà attirato da uno spettacolo che ha come pubblico tipico i giovanissimi italiani.

Semplificazione eccessiva? Una recente ricerca dell’Università di Roma 3 dimostra come “gli arrivi di stranieri in Italia sono caratterizzati da un’alta percentuale di visite legate alle città di interesse storico e artistico (44%) seguita da località marine (17%)”. E “questo dato è coerente con la quota di spesa che gli stranieri in visita in Italia destinano alle vacanze (circa tre volte superiore a quella degli italiani)”.

La stessa analisi ci dice che ci sono alcune caratteristiche distintive nel turismo culturale italiano: “elevata incidenza della componente straniera; flussi destagionalizzati rispetto ad altre tipologie di turismo; target con caratteristiche socio-economiche (istruzione, reddito e occupazione) qualitativamente elevate, con una maggiore propensione alla spesa e una ridotta stagionalità”.

Un’altra ricerca, questa volta del Ciset (Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica dell’Università Ca’ Foscari) evidenzia come “il turista di giovane età ha limitate possibilità di spesa. Soggiorna in strutture ricettive di livello medio-basso (anche ostelli della gioventù), fa prevalentemente uso di mezzi di trasporto pubblici, frequenta ristoranti adatti al suo target e disponibilità economiche (tipico la scelta di fast food)”.

Non abbastanza forse per creare l’indotto desiderato.

Non voglio dire che Alan Fabbri e la sua giunta hanno toppato clamorosamente nel pensare che spendere oltre un milione di euro per il concerto di Bruce Springsteen o quasi altrettanto per gli spettacoli entro mura (oltre alle corpose e onerose campagne pubblicitarie) sia sbagliato. Ritengo sbagliato non dare la stessa importanza alla città d’arte e di cultura che è stata patria, anche d’adozione, di Boiardo, Ariosto, Tasso, Govoni, Bassani e dove hanno soggiornato Goethe, Byron e Montaigne.

E per darle la stessa importanza è forse sufficiente tornare ad avere un centro storico libero da auto e camion, un parco urbano degno della sua vocazione, evitare ipermercati a ridosso delle mura, non sfregiare il Listone nei mesi estivi con pannelli giganti e bagni chimici color Barbie, proibire chioschi con le scritte “rutto libero” davanti al Duomo del XII secolo.

Non serve tanto. Basterebbe quasi non fare nulla. Chi non fa non falla, recita un proverbio. Per una volta seguiamo la saggezza popolare e non l’insipienza populista.

Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com