Attualità
3 Agosto 2023
Fu medico scrittore, divulgatore e docente nelle scuole, dove ancora andava per raccontare la sua gioventù segnata dalle leggi razziali. Si è spento a 93 anni

Ferrara piange Cesare Finzi, uno degli ultimi testimoni delle persecuzioni razziali

di Redazione | 3 min

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Ferrara e la comunità ebraica piangono la scomparsa di Cesare Moisè Finzi, ebreo ferrarese scampato alle persecuzioni, medico, scrittore, divulgatore e docente che si è spento a 93 anni.

Primario cardiologo all’ospedale di Faenza, ma anche consigliere della comunità ebraica ferrarese, Finzi viene soprattutto ricordato per essere stato testimone nelle scuole – e non solo – di quella che fu la sua gioventù, quando da bambino fu cacciato dalla scuola dopo l’emanazione delle leggi razziali.

Insieme alla famiglia, negli anni successivi, riuscì a scampare alla deportazione, rifugiandosi in Romagna e nelle Marche, trovando riparo in Gino e Pina Muratori che, insieme a Guido Morganti, vennero per questo insigniti del titolo di Giusti tra le Nazioni.

Finita la guerra tornò a studiare fino a diventare un cardiologo stimato e apprezzato da tutti e contemporaneamente impegnandosi per trasmettere la memoria della Shoah alle future generazioni.

La sua famiglia, tra le altre cose, era proprietaria di una famosa profumeria in via Mazzini.

Alunno di Giorgio Bassani nella scuola ebraica di via Vignatagliata, che a partire dal 1938 accolse gli studenti espulsi, nel corso della sua vita, Finzi è stato anche autore di vari saggi sull’ebraismo, tra cui l’autobiografico “Qualcuno si è salvato. Ma nulla è stato più come prima”.

Oggi lascia la moglie Vera e i figli Davide e Sara.

I funerali si svolgeranno venerdì 4 agosto alle 11.30, presso il cimitero ebraico di Ferrara.

Commosso il ricordo di Amedeo Spagnoletto, direttore del Meis: “Ho conosciuto Cesare Finzi appena arrivato al Meis. Mi fu introdotto come una persona importante e ho capito subito perché: ti parlava con uno sguardo profondo, ma con semplicità e modestia, fra i segni principali dei giganti. Benché vivesse a Faenza, Ferrara era la sua terra d’origine e la sua casa di “gioco del pallone”; tornava a rianimarsi quando trascorreva lunghi periodi in città. Non si tirava mai indietro dall’impegno di testimoniare quell’infanzia di bambino espulso dalla scuola e poi alunno dell’Istituto ebraico di via Vignatagliata, aperto in fretta l’indomani delle Legge razziali del ’38. Al museo era di famiglia: tante iniziative sono state coronate dal successo grazie alla sua partecipazione e all’intimità che creava con i suoi ragazzi, le centinaia di giovani che si arricchivano ad ascoltarlo. Ancora pochi mesi fa al telefono, nel porgergli gli auguri il giorno del suo compleanno, ci eravamo dati appuntamento di nuovo qui a Ferrara per nuove avventure. Abbracciamo la moglie, la signora Vera sua compagna, e piangiamo la perdita di Cesarino, grati per tutto quello che ha dato alla città di Ferrara”.

Nelle ultime ore anche il sindaco Alan Fabbri ha voluto rendere omaggio alla sua memoria con un messaggio di cordoglio rivolto a famigliari e parenti: “Piangiamo un grande divulgatore di memoria. Un testimone che ha vissuto la tragedia della Shoah e ha creduto nei giovani, nel loro potere di creare futuro e di trarre insegnamenti dal passato. Cesare Moisè Finzi era e rimarrà sempre un grande ferrarese che, anche da Faenza, non ha mai smesso di conservare i legami con la nostra città, partendo proprio dai giovani, dalle scuole. Certamente ciò che ha fatto, incontrando ragazze e ragazzi, andando nelle aule, con il dialogo è e sarà sempre il testimone consegnato alle nuove generazioni perché possano compiere le scelte del domani in maniera lucida, consapevole, retta, senza mai dimenticare ciò che è accaduto. Il mio cordoglio e il mio abbraccio giungano oggi ai familiari e a tutti i suoi studenti. Studenti a cui raccomandava sempre di ragionare, per coltivare un pensiero critico e orientato al bene. I suoi insegnamenti rimangono un patrimonio da cui continueremo ad attingere. Grazie professor Finzi”.

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