Politica
1 Agosto 2023
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Gestione rifiuti. Gli sforzi dei cittadini premiano solo Hera

di Redazione | 5 min

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di Luciano Marangoni, Campo Democratico

Si è recentemente concluso lo studio di UniFe, commissionato dal Comune di Ferrara, in merito alla possibilità che il servizio di gestione dei rifiuti urbani, ora affidato a Hera, venga riportato alla gestione diretta del Comune.

Diciamo subito, come Campo Democratico, che riportare il servizio In House, al di là della dubitabile convenienza economica, sarebbe un grossolano errore.

Ma sarebbe un errore altrettanto grossolano (e colpevole) se il Comune continuasse a fare il pesce in barile e lasciasse le cose come stanno.

Facciamo un passo indietro e partiamo dai numeri del bilancio del Gruppo Hera.

Dobbiamo rifarci ai dati complessivi del Gruppo, in quanto né sul bilancio economico, né su quello di sostenibilità (entrambi dettagliatissimi) sono disponibili informazioni analitiche circa ricavi, costi e margini per ente concedente e per zona geografica.

Nel 2022 Hera ha registrato ricavi per oltre 20 miliardi (quasi il doppio del 2021, specialmente per l’aumento del costo e del prezzo del gas), un MOL (margine lordo, ovvero la cassa generata dalla gestione caratteristica) di 1.295 milioni e un risultato netto di 372,3 milioni.

Se si eccettua il business del Gas, che nel 2022 ha goduto di risultati eccezionali, il settore più performante per Hera è quello dell’Ambiente (ovvero raccolta e spazzamento, trattamento e selezione, riciclo, recupero e smaltimento): 338 milioni di MOL; la gestione dell’igiene urbana è parte costitutiva e essenziale di questo business.

I dati della semestrale Hera 2023 dicono che quest’anno sono in vista risultati ancora migliori.

Insomma una azienda assai solida sotto il profilo economico e industriale e all’avanguardia quanto a tecnologie e politiche ambientali, ovvero un eccellente partner per la gestione dei servizi, a patto che il Comune faccia la propria parte.

Il Comune è azionista di Hera con quasi il 2% delle azioni, ma usa questo investimento solo in una logica finanziaria, per incamerare qualche milione di dividendi, che spende con larghezza per organizzare attività ludico-canore, mentre dovrebbe e potrebbe cercare di negoziare con Hera un programma di sviluppo e di investimenti a Ferrara e sul territorio, in una logica di partnership industriale.

Inoltre, e questo è il punto che ci interessa sottolineare, il Comune è anche il concedente del servizio ambiente a Ferrara e come tale avrebbe il dovere di rappresentare e tutelare gli interessi dei propri cittadini. Noi avanziamo due proposte sulle quali invitiamo l’Amministrazione e Hera ad aprire un confronto concreto.

La prima ha un nome difficile, ma è una cosa facile: si chiama cash back, ovvero soldi indietro. Ma perché mai Hera dovrebbe restituire denaro contante ai cittadini ferraresi? Per una ragione molto semplice.

I cittadini (le famiglie) svolgono una attività fondamentale nella selezione dei rifiuti, spesso non semplice come quando si tratta di pulire la plastica conferita, di lavare i barattoli e i vetri, di separare gli imballaggi compositi e termoaccoppiati. Questo modello di servizio, nel quale gli utenti sono coinvolti operativamente nella catena del valore del fornitore di servizi si chiama Customer engagement.

Senza questo lavoro non sarebbe possibile alcuna raccolta differenziata (che a Ferrara ha raggiunto l’87%) e se Hera dovesse selezionare e differenziare a valle della raccolta i rifiuti dovrebbe spendere tanto in personale e in tecnologie. È ben vero che la raccolta differenziata è il risultato del civismo e della grande sensibilità ambientale che la gran parte dei ferraresi dimostra. Ma il risultato della selezione compiuta dai cittadini produce frazioni di materiale che hanno un valore sul mercato (come, per esempio, l’alluminio e l’acciaio delle lattine, o il vetro) e anche il residuo indifferenziato serve a fare funzionare il termovalorizzatore per la produzione di energia elettrica e di vapore.

Il reddito generato dal circuito del riuso-ricircolo delle diverse frazioni dei rifiuti concorre a formare i 338 milioni di MOL del settore ambiente. Noi riteniamo che una parte di questo reddito dovrebbe essere restituito ai cittadini: al Comune e a Hera spetta la responsabilità di definire cifre e meccanismi tecnici di dettaglio, ma proviamo ad ancorare il ragionamento. Se ipotizziamo che ogni famiglia dedichi almeno 2 minuti al giorno, tra colazione, pranzo e cena alla selezione e differenziazione dei rifiuti, otteniamo 12 ore all’anno, che se moltiplichiamo per il salario minimo di cui si sta discutendo, 9 euro l’ora, farebbe una cifra di 108 euro all’anno per famiglia!

Hera afferma che il costo medio per famiglia, a Ferrara, è di 292 euro, inferiore del 14% alla media nazionale, ma senza i numeri della contabilità industriale di Hera è difficile apprezzare veramente questo dato.

Altro che lavarsene le mani e cacciare la palla in angolo della gestione In House, come sta facendo il Comune!

La seconda proposta di Campo Democratico è ancora più semplice e anche in questo caso richiederebbe un ruolo attivo e non subalterno del Comune.

Abbiamo tutti sotto gli occhi i rifiuti che si accumulano fuori dai cassonetti (dalle sportine del pattume a ogni sorta di oggetto domestico rotto e abbandonato per strada): il problema non è evidente solo in città e nelle periferie, ma anche in tante isole ecologiche nelle frazioni.

Non importa qui indagare le ragioni di tale inciviltà: numerosi abitanti non sono residenti o sono a Ferrara in nero e non hanno la tessera per il bidone dell’indifferenziata, qualche ferrarese approfitta dei cestini per i rifiuti di strada stipandoli di sacchetti di pattume per non pagare le aperture eccedenti quelle gratuite, qualcuno magari è semplicemente uno sporcaccione.

Il punto è che questa situazione continua a persistere e la mancanza di igiene che connota tante (troppe) isole ecologiche non può essere fatta ricadere sui cittadini seri e corretti.

Chiediamo, dovrebbe chiederlo il Comune di Ferrara, che Hera guadagni un milione in meno (nel 2022 avrebbe guadagnato 371,3 milioni anziché 372,3) per affidare a una cooperativa sociale il compito di dislocare sulle strade ferraresi 30 ragazzi svantaggiati (al costo medio unitario di 30 mila euro l’anno), dotati delle necessarie attrezzature per ripulire e spazzare le isole ecologiche e i tratti di strada più sporchi.

Hera ne trarrebbe un vantaggio di immagine straordinario (e ridurrebbe il rischio che la proposta della gestione In House fosse sostenuta da un referendum), mentre il Comune dimostrerebbe che è disposto a rinunciare a qualche euro di dividendo per tutelare salute e decoro dei propri cittadini.

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