Spettacoli
20 Luglio 2023
Venerdì 21 luglio concerto al Teatro Comunale, solista Tamás Varga, con musiche di Rota, de Falla, Ravel

Il ritorno a Ferrara di Riccardo Muti sul podio dell’Orchestra Cherubini

di Redazione | 4 min

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Un’anteprima simbolica e una straordinaria inaugurazione estiva per la stagione di Ferrara Musica 2023/2024. Venerdì 21 luglio – Teatro Comunale “Claudio Abbado, ore 20.30 – torna a Ferrara a tre anni dalla sua prima e unica esibizione in città il grande direttore Riccardo Muti sul podio della sua Orchestra Giovanile “Luigi Cherubini”, per un concerto che vedrà anche la partecipazione come solista del violoncellista ungherese Tamás Varga.

La serata proporrà un programma popolare, che accosta due brani di Nino Rota – la Suite dalla colonna sonora del film “Il padrino” e il Concerto per violoncello n. 2 – alla Suite dal balletto “Il cappello a tre punte” di Manuel De Falla e al celeberrimo Boléro di Ravel.

Tra i più celebri maestri d’Italia e del mondo, nella sua carriera Riccardo Muti ha diretto molte tra le più prestigiose orchestre del mondo: dai Berliner Philharmoniker alla New York Philharmonic, dall’Orchestre National de France alla Philharmonia di Londra. La sua vasta produzione discografica spazia dal repertorio sinfonico e operistico classico al Novecento. Nel 2015 ha fondato la Riccardo Muti Italian Opera Academy, un’accademia internazionale con sede a Ravenna dove giovani allievi possono perfezionare le proprie conoscenze e tecniche. Dal settembre 2010 al giugno di quest’anno è stato Direttore Musicale della prestigiosa Chicago Symphony Orchestra e al termine di questo mandato l’Orchestra lo ha nominato Direttore Musicale Emerito a Vita.

Fondata nel 2004 per musicisti tra i 18 e i 30 anni, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini è affidata all’omonima Fondazione costituita dalle municipalità di Piacenza e Ravenna e da Ravenna Manifestazioni. L’orchestra è stata creata da Muti con il nome di uno dei massimi compositori italiani di tutti i tempi. Selezionati attraverso centinaia di audizioni da una commissione prestigiosa, presieduta dallo stesso maestro, i musicisti provengono da ogni regione italiana. La Cherubini ha un’attività molto intensa, alternando concerti in Italia alle tournée in Europa e nel mondo, mantenendo sempre la residenza estiva al Ravenna Festival.

Nato a Budapest, Tamás Varga è stato il primo violoncello dei Wiener Philharmoniker per oltre venti anni. Si è esibito come solista con direttori come Christoph Eschenbach, Zubin Mehta, Andris Nelsons, Ádám Fischer, Seiji Ozawa, Giuseppe Sinopoli, Pinchas Steinberg e Michael Tilson Thomas. Varga tiene corsi di perfezionamento in tutto il mondo, dall’Australia al Vietnam, dal Giappone agli Stati Uniti. Si esibisce regolarmente anche in importanti festival come musicista da camera. Ha registrato oltre trenta Cd per Camerata Tokyo, Naxos, Hungaroton, King Records e Cavalli Records.

«La commissione ti ha dato 10 e lode, non per come hai suonato oggi, ma per come potrai suonare domani»: vede lontano Nino Rota, quando a capo dellʼallora Liceo Musicale di Bari apostrofa il giovane pianista Riccardo Muti. Dopo quel primo incontro, il legame tra loro non si spezzerà più, tramutandosi in unʼamicizia profonda, nutrita di stima e reciproca ammirazione. Per questo, Muti ancora una volta interpreta le sue opere. Il concerto prende il via infatti con la Suite tratta dalla colonna sonora composta da Rota per il film Il padrino di Francis Ford Coppola, per il quale il compositore ricevette un Oscar nel 1975. Negli anni in cui Rota scrisse le colonne sonore del Padrino e Padrino II, era direttore del Conservatorio Niccolò Piccinni di Bari. In questa lunga fase della sua carriera, trascorse tra Bari e Torre a Mare molte «estati magiche e ispiratissime» durante cui compose alcuni dei suoi più noti capolavori: anche le musiche del Padrino furono influenzate dall’atmosfera «nostalgica e misteriosa del mare che avevo di fronte casa, quel mare che come nel film di Coppola separa l’Italia dall’America», come dichiarò lo stesso compositore.

Creato nello stesso periodo di tempo, il Concerto n. 2 fu scritto da Rota nel 1973, subito dopo il Primo, e da quest’ultimo si differenzia per il carattere giocoso e sereno, pieno di una levità e di una grazia quasi mozartiane, che si rispecchiano anche in un organico orchestrale più leggero. Il Concerto risale più o meno allo stesso periodo del lavoro di Rota sulla colonna sonora del Padrino: e sebbene non vi sia una citazione diretta, è rintracciabile un leggero accenno alla nota Pastorale siciliana.

Il programma prosegue poi con la Suite n. 2 tratta da Il cappello a tre punte, balletto di Sergej Djagilev dall’omonima novella di Pedro Antonio de Alarcón. La vicenda di un vecchio corteggiatore beffato da una bella mugnaia offre il pretesto per una sequenza di travolgenti danze spagnole legate da uno slancio di gioiosa spensieratezza. Attorno a questo progetto Djaghilev riuscì a riunire un trio di collaboratori eccellenti: Manuel de Falla come compositore, Pablo Picasso come scenografo e Leonide Massine quale coreografo e principale interprete. La seconda Suite, che insieme alla prima di solito viene eseguita in forma di concerto, è tratta dalla seconda parte del balletto.

A chiudere il concerto sarà il celeberrimo Boléro di Maurice Ravel, con la sua ossessiva ripetitività e la fantasmagorica orchestrazione. A far apparire rivoluzionaria questa partitura fu la geniale associazione operata da Ravel tra una semplice, quasi banale, frase melodica, una ritmica ossessiva e una dinamica progressivamente crescente. Il pezzo, commissionato da Ida Rubinstein, debuttò in prima assoluta il 22 novembre 1928 all’Opéra di Parigi, con la coreografia di Bronislava Nijinska.

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