Attualità
11 Luglio 2023
Si è tenuto a Bologna il 4 luglio, nell'ambito del lavoro del dipartimento politiche di genere, per mettere in luce il legame tra discriminazioni culturali e discriminazioni semantiche

Cgil Emilia Romagna, un seminario su linguaggio e stereotipi di genere

di Redazione | 5 min

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Il 4 luglio si è tenuto a Bologna il seminario “Il genere delle parole – superare gli stereotipi e trovare la via della parità”, incontro che si inserisce nel programma di lavoro del dipartimento politiche di genere della Cgil Emilia Romagna e che punta a mettere in luce, tra l’altro, il legame tra discriminazioni culturali e discriminazioni semantiche.

Un linguaggio neutro o inclusivo sotto il profilo del genere va ben oltre il concetto di “politicamente corretto”. Il linguaggio infatti è, di per sé, un potente strumento che contemporaneamente riflette e influenza gli atteggiamenti, i comportamenti e le percezioni. L’operazione a cui mira la Cgil consiste, prendendo in prestito le parole di Alma Sabatini, la prima studiosa italiana a evidenziare il sessismo connaturato nella nostra lingua, nello “ stabilire un vero rapporto tra valori simbolici nella lingua e valori concreti nella vita. L’uso di un termine anziché di un altro comporta una modificazione nel pensiero e nell’atteggiamento di chi lo pronuncia e quindi di chi lo ascolta”. Se la riflessione su una lingua più inclusiva è legittima, se non anzi necessaria, si tratta dunque di capire quali sono i mezzi con cui si possano concretamente accogliere le diverse istanze della società.

Il seminario è stato aperto da un intervento satirico di Giorgia Piracci, attrice e formatrice, che ha ricordato come, nonostante la Costituzione stabilisca l’eguaglianza di tutti i cittadini, il linguaggio denunci, sin dalle definizioni che si trovano nei dizionari, un profondo sessismo, prodromo della diseguaglianza tra i generi che oggi diventa sempre più evidente a un pubblico molto più sensibile sul tema.

Elisa Camellini del coordinamento politiche di genere e nuovi diritti della Cgil Emilia Romagna, ha poi chiesto alla platea: “Perché partire dalla trattazione degli stereotipi e dei pregiudizi di genere per riuscire a centrare l’obiettivo della parità? Perché è da queste “credenze” che si è determinata la stessa disparità e le condizioni per cui nel 2023 abbiamo ancora bisogno di affermare attraverso la legislazione, la contrattazione, i seminari, la formazione, regole che chiudano il divario che si è creato e pongano le basi per la vera parità. Se guardiamo alla legislazione, – aggiunge Camellini – dagli anni ’70 in poi sono stati fatti passi da gigante per l’emancipazione dei diritti delle donne, ma non sono conquiste scontate, tutti i giorni richiedono di essere riaffermate”.

Eleonora Pinzuti, consulente, formatrice e coach nell’ambito delle pari opportunità ha brillantemente messo in evidenza tutte le trappole del linguaggio che collocano le donne un passo indietro agli uomini costruite dalla consuetudine maschilista che risale alle origini della cultura greco – romana: “Serve costantemente una vigilanza di genere, – ha ammonito la formatrice – il linguaggio mascolinizzante ha colonizzato gli assi di circuito espressivi, noi definiamo noi stesse, gli altri e il mondo partendo da una posizione di colonizzate dal linguaggio sessista. Le parole però servono a loro volte a decostruire quel costrutto che per millenni ci ha imprigionate: le parole ci costringono, le parole ci liberano, solo che vanno sovvertite”.

Barbara Lori, assessora alle pari opportunità della Regione Emilia-Romagna, ha ricordato che fino a poco tempo fa sembrava impensabile usare termini quali sindaca o assessora, e ha rilevato che: “anche se si sono fatti dei passi avanti sul linguaggio a volte si percepisce un atteggiamento superficiale di fronte a questo cambiamento necessario a partire dalla pubblica amministrazione. Le resistenze all’uso di un linguaggio inclusivo esistono ma la Regione ha messo in campo molteplici iniziative, come corsi di formazione ad hoc, per superarle”.

Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, collegata da remoto, ha raccontato: “Abbiamo lavorato molto a Bruxelles in questi anni per la parità di genere che è un valore fondante riconosciuto dai trattati. A inizio legislatura è stata lanciata una strategia che ha tra gli obiettivi la lotta alla violenza di genere, il riconoscimento pieno della parità a livello lavorativo e salariale e l’ equilibrio dei genere negli organi societari. Del linguaggio di genere se ne parla però troppo poco nonostante sia centrale perché il linguaggio riflette il cambiamento sociale”.

Perché una lingua sia più inclusiva e permetta a tutti i generi di autodefinirsi è necessario un processo di consapevolezza e presa di coscienza: a livello individuale bisogna lavorare sulle abitudini, a livello collettivo sugli stereotipi, anche quelli, appunto, del linguaggio rispetto agli stereotipi squisitamente linguistici, non si tratta di modificare dall’alto la norma linguistica verso una maggiore inclusività, quanto di far penetrare nella lingua normata usi più inclusivi.

Maritria Coi, segretaria Cgil Emilia Romagna ha concluso ricordando gli stereotipi che incatenano le donne a un immaginario retrivo e maschilista, la violenza sulle donne che non accenna a diminuire e le recenti proposte governative che colpiscono le donne come la sepoltura obbligatoria dei feti o la capacità giuridica dell’ovocita. “Curare il linguaggio è il primo passo per curare gli stereotipi la violenza di genere assume forme subdole, insinuandosi in comportamenti apparentemente innocui in stereotipi apparentemente non gravi. Il linguaggio è uno strumento prezioso per fare la differenza ed eliminare quel sessismo che alimenta la cultura patriarcale ed è alla base della discriminazione”.

Conclude Coi: “Noi siamo il cambiamento e lo porteremo avanti, per noi stesse, le nostre figlie e le nostre nipoti iniziando dal linguaggio e usando tutti gli strumenti a nostra disposizione. Quando noi diciamo ingegnera o astrofisica stiamo implicitamente comunicando alle bambine e alle giovani donne che quella strada è percorribile anche per le ragazze”.

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