Una mostra per “riportare Ferrara a Ferrara”. Così Vittorio Sgarbi, presidente della Fondazione Ferrara Arte, presenta la prima retrospettiva su Arrigo Minerbi, “la cui dimensione – secondo il critico d’arte – è paragonabile ad Antonio Canova”.
La mostra ”Arrigo Minerbi: il “vero ideale” tra liberty e classicismo” sarà visitabile dall’8 luglio al 26 dicembre 2023 al Castello Estense di Ferrara. Si tratta della prima retrospettiva sullo scultore prediletto di Gabriele D’Annunzio.
Con questa esposizione “ho voluto riportare Ferrara a Ferrara – spiega Sgarbi -, come già abbiamo fatto con “Rinascimento a Ferrara” a Palazzo dei Diamanti, rassegna recentemente conclusa che ha fatto scoprire ad oltre 70mila visitatori Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa, nomi più piccoli della grande pittura rispetto a Cosmè Tura e Francesco del Cossa. Una esposizione che ci possono invidiare i più prestigiosi musei internazionali, e che avrà altre tappe dedicate ai protagonisti del Rinascimento ferrarese. Anche con Minerbi al Castello Estense ho voluto realizzare un’operazione di restaurazione, non nel senso politico, ma estetico: la restituzione di Ferrara a se stessa e alla cultura italiana di questo artista assoluto, finora dimenticato”.
La rassegna “nasce e si sviluppa – aggiunge l’assessore alla Cultura del Comune di Ferrara Marco Gulinelli – per promuovere il patrimonio di opere minerbiane delle gallerie d’arte: un vasto fondo di opere in parte inedito e che oggi si mostra al pubblico nel monumento simbolo di Ferrara”.
«Con questa mostra – interviene la curatrice, Chiara Vorrasi, conservatrice responsabile delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea – ci auguriamo che il pubblico riscopra uno scultore di grande talento e dal temperamento originale, che ha saputo confrontarsi con alcune delle sfide del proprio tempo. Per questo capolavori giovanili come Lampada nuziale e Pianto del fiore sono affiancati a opere di illustri esponenti dell’estetica secessionista e liberty, come Bistolfi e Chini (che raggiungerà Ferrara a settembre), e un vertice assoluto quale l’Annunciata ha come autorevole pendant la Fanciulla con linoleum di Casorati che annuncia la temperie del realismo magico, e ancora il grande bozzetto di Sironi per il mosaico La Giustizia fronteggia il rilievo della Maternità per gli Istituti clinici Mangiagalli, che testimonia l’impegno di Minerbi nell’ambito dell’arte pubblica promossa dal regime negli anni Trenta».
Scultore prediletto da Gabriele d’Annunzio, «spirito nervoso, agile, moderno» capace di farsi interprete delle tendenze liberty e del classicismo novecentesco, il ferrarese Arrigo Minerbi ha conosciuto negli anni Venti e Trenta del Novecento una grande notorietà, tanto da essere annoverato dalla critica «tra i maggiori del nostro tempo», «per altezza d’ispirazione, potenza creativa e sapienza tecnica». Nella seconda metà del Novecento il classicismo idealizzato e antimoderno della sua produzione matura ha perso però di interesse e la sua fortuna si è eclissata confinando nell’ombra la sua produzione.
Questa mostra, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, ripercorre per la prima volta l’intero arco della produzione di Minerbi ricollocandolo nel contesto artistico italiano di primo Novecento. L’opera dello scultore ferrarese testimonia un temperamento originale ma perfettamente radicato nel dibattito artistico che ha accompagnato il passaggio dal modernismo con declinazioni simboliste di inizio secolo al ritorno alla tradizione maturato dopo la prima guerra mondiale, fino al classicismo monumentale dominante negli anni Trenta. Questa parabola viene evocata attraverso una ricca selezione di sculture a cui sono accostate opere pittoriche e plastiche di maestri italiani tra simbolismo, realismo magico e classicismo (tra i quali Gaetano Previati, Leonardo Bistolfi, Adolfo Wildt, Galileo Chini, Ercole Drei, Felice Casorati, Ubaldo Oppi, Mario Sironi, Antonio Maraini, Achille Funi).
Le ricerche condotte in preparazione della rassegna hanno infatti permesso di constatare contatti diretti o tangenze con alcuni dei maggiori protagonisti dell’arte e della cultura del suo tempo. Per evidenziare questa rete di intersezioni, l’esposizione si sviluppa in capitoli tematici che rileggono alcuni temi della stagione artistica di primo Novecento: le arti decorative, il mito dell’eroe, il modello antico, l’arte pubblica, il ritratto tra spontaneità e idealizzazione, il rinnovamento dell’iconografia del sacro.
Grazie ai prestiti concessi da importanti musei e collezioni private, la mostra riunisce in Castello Estense circa 80 opere pittoriche e scultoree di formato anche monumentale. La presenza di lavori in gesso, marmo, pietra, bronzo e terracotta, e il confronto tra bozzetti, modelli, opere finite e calchi consente al visitatore di accostarsi al modus operandi dell’autore e al trattamento virtuosistico dei materiali capace di farsi interprete della sintesi lineare delle secessioni, o di emulare il nitore formale dei maestri del Rinascimento con un originale naturalismo purista.
Tra gli obiettivi del progetto vi è la valorizzazione del patrimonio delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara: la mostra consente al pubblico di ammirare una selezione del vasto fondo di opere di Minerbi custodito nelle raccolte civiche museali – in parte inedito – costituitosi con la donazione dell’artista nel 1953 e altri lasciti, che è stato al centro di un’estesa campagna di studio e restauro grazie al patrocinio della Regione Emilia-Romagna.
La mostra è infine un’occasione per riscoprire gli interventi minerbiani disseminati per la città di Ferrara, tra le quali si ricordano opere pubbliche come la Vittoria del Piave nella Torre della Vittoria (1924) e il gruppo allegorico Il Po e i suoi affluenti della fontana dell’Acquedotto (1932), o le affascinanti testimonianze della produzione legata alla committenza privata, da villa Melchiorri in viale Cavour (1904), al monumento funebre di Pico Cavalieri presso il Cimitero Ebraico (1923) che è stato appena restaurato a cura del Comune di Ferrara in collaborazione con il Ministero della Cultura-Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio e la Comunità Ebraica.
Orari: dalle 10 alle 18, chiuso il martedì (la biglietteria chiude 45 minuti prima).
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