di Nicolò Govoni
Le voci si fanno sempre più insistenti, e ai tifosi spallini non costa nulla sognare dopo tanta amarezza: il ritorno a Ferrara di Mirco Antenucci sarebbe non solamente un gran colpo di mercato per la categoria, ma avrebbe un sapore romantico che forse in terra estense manca da un po’ di tempo. Questo perché il trentottenne di Termoli si erge senza dubbio tra le grandi bandiere della storia della Spal, e non si è mai veramente allontanato dai cuori dei tifosi biancazzurri al termine degli anni d’oro del passato recente della squadra guidata da Leonardo Semplici. Prova ne sia la standing ovation del Paolo Mazza il 4 febbraio scorso al quarto gol del Bari, segnato proprio da Antenucci, che poi, al fischio finale, ha ricevuto un lunghissimo applauso dagli spalti e si è recato sotto la Ovest a salutare i suoi vecchi tifosi.
Mirco Antenucci ha dunque rappresentato molto di più di un giocatore e un capitano in quel di Ferrara, e il tentativo di riportarlo in biancazzurro indicherebbe chiaramente la nuova strada che la società di Tacopina vuole intraprendere, comprendendo gli errori commessi nelle ultime due stagioni: su tutti, quello di aver portato alla Spal giocatori che non hanno compreso cosa significhi indossare la maglia a strisce biancazzurre; e significherebbe dare seguito alle parole di Fusco: servono i valori dello spirito di appartenenza e dell’attaccamento alla città e alla squadra, anche i calciatori devono “andare alla Spal” così come fanno i tifosi. E l’arrivo di Antenucci potrebbe – perché no? – riavvicinare anche i supporter della Ovest che a chiare parole hanno recentemente dichiarato di chiudere i rapporti con la società – beninteso, non con la squadra – per la mancanza di trasparenza dimostrata dalla proprietà.
Al di là dei sentimenti, sul campo la Spal si aggiudicherebbe un colpo a parametro zero – il contratto con il Bari è scaduto il 30 giugno – e un giocatore che, nonostante la carta d’identità, in Lega Pro potrà dire sicuramente la sua. Antenucci ha terminato l’ultimo campionato di B con 10 reti segnate: e, a pochi secondi dal termine della stagione, prima della zampata di Pavoletti, il gol decisivo che avrebbe riportato il Bari in A era suo.
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