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2 Luglio 2023

Il tavolo ministeriale sugli standard ospedalieri club solo per uomini. E Calamai lancia una raccolta firme

di Redazione | 4 min

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Monica Calamai

Nel tavolo ministeriale per l’aggiornamento degli standard ospedalieri e dell’assistenza non c’è nessuna donna. Quasi un affronto agli sforzi della componente femminile impegnata nella sanità, peraltro maggioritaria considerando secondo i dati del Servizio Sanitario Nazionale di appena due anni fa si contavano il 78% di donne tra gli infermieri e il 72,3% di donne tra il personale amministrativo, senza contare i medici, con le dottoresse che fanno segnare oltre il 48% della forza lavoro stabile (e che peraltro sono quasi il 65% dei medici sotto i 45 anni).

Per questo, l’associazione ‘Donne protagoniste in sanità’, capitanata da Monica Calamai, dg delle due azienda sanitarie ferraresi, dice che “non ci sta”, che viene declinata a titolo della petizione che accompagna una lettera aperta destinata al ministro della Salute Orazio Schillaci e a quella delle Pari Opportunità Eugenia Roccella.

“Intendiamo esprimere una profonda preoccupazione e delusione alla luce delle nomine del Tavolo istituito dal Ministero della Salute per la revisione degli standard di ospedali e territorio. È estremamente difficile comprendere come, in tutta Italia, non sia stata inclusa nemmeno una donna”, si legge nell’attacco della lettera aperta destinata ai due membri del governo, ai quali si rammenta che “nel settore sanitario le donne rappresentano il 70% degli operatori. Abbiamo direttrici generali, presidenti di società scientifiche, accademiche, medici del territorio ed esperte della materia, ma sembra che nemmeno una di loro sia stata considerata idonea”.

Una scelta che per l’associazione è “umiliante per le tante professioniste del Ssn”, che lamentano la mancanza di una rappresentanza femminile “in un contesto decisionale così rilevante”.

“Desideriamo sottolineare che solo una settimana fa si è tenuta a Bologna la Convention della nostra community, un evento che ha visto ben 3700 partecipanti, di cui 700 in presenza, discutendo proprio delle tematiche legate al territorio. Questo simposio ha dimostrato l’entusiasmo e l’impegno delle donne nel contribuire allo sviluppo e alla crescita del settore sanitario. È fondamentale che tale impegno venga riconosciuto e che queste voci influenti siano considerate nel processo decisionale. La vostra decisione di escludere le donne è, invece, un indicatore chiaro del persistente problema di disuguaglianza di genere in Italia, come dimostra il recente Global Gender Report, in cui il nostro Paese ha addirittura subito un regresso rispetto al 2022, quando già occupava una posizione poco favorevole. Ancora più preoccupante è l’assenza di figure provenienti dalle professioni sanitarie, protagonisti concreti del sistema salute e della cura dei pazienti. Come può un tavolo tecnico affrontare le problematiche legate ai DM 70 e 77 senza la partecipazione di coloro che vivono e affrontano quotidianamente le sfide del settore sanitario? Questa mancanza di rappresentanza solleva dubbi sulla validità e sulla completezza delle delibere e dei documenti prodotti”, prosegue la missiva.

“Questa non è solo una questione di giustizia e uguaglianza, ma anche di efficienza e progresso. Siamo convinte che la vostra volontà di agire sarà una testimonianza della vostra sensibilità e impegno per il futuro del nostro Paese”, conclude la lettera.

Nel frattempo, mentre è cominciata la raccolta firme (sebbene ancora non si conoscono i dati sulle adesioni), ad intervenire è anche la politica, nella figura della capogruppo Pd in consiglio regionale, la ferrarese Marcella Zappaterra. “Possibile che non ci sia una sola donna in Italia in grado di dare un contributo su una questione che riguarda la salute, l’organizzazione sanitaria e i servizi della rete ospedaliera e dell’assistenza territoriale?”, chiede retoricamente la consigliera, specificando come sia “assurdo”.

“La sanità vanta una grandissima componente di operatrici, professioniste, dirigenti donne. Inoltre, in questi ultimi anni ho partecipato a una community di “Donne protagoniste in sanità” che ha raccolto i contributi di oltre un migliaio di queste donne che si occupano di proprio dei temi oggetto del tavolo ministeriale con una visione a 360 gradi. E di competenze, in questa comunità, ne ho viste molte e di altissimo livello”, prosegue Zappaterra, secondo la quale “in Italia il gender gap rimane un problema solo per noi donne”.

“Questo è solo un esempio che sembra confermare l’impostazione patriarcale del ‘voi femmine fate pure i vostri discorsi che poi alle questioni importanti pensiamo noi’. Un Tavolo decisionale ministeriale che si occupa di medicina, sanità e territorio solo con decisori uomini è fuori dal tempo, non solo incurante di una visione di genere che darebbe certamente maggior autorevolezza ai contenuti che produrrà”, conclude la capogruppo dem in Regione.

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