Il padre di una compagna di classe le chiede di avere un rapporto sessuale. La salva l’amica
Un uomo di 48 anni è finito davanti al giudice con l'accusa di adescamento, pornografia e corruzione nei confronti di una ragazzina di 14 anni
Avrebbe adescato una ragazzina appena 14enne, inviandole foto dei suoi genitali e inducendola a fare altrettanto, attraverso lusinghe e regali per provare ad ottenere la sua fiducia. È quello di cui dovrà rispondere un cittadino 48enne residente sul territorio ferrarese, accusato di adescamento di minore, pornografia minorile e corruzione di minorenne nei confronti di una compagna di scuola di sua figlia per alcuni fatti avvenuti tra febbraio e novembre 2018.
Stando a quanto viene contestato dal pm Marco Imperato, tutto sarebbe partito da alcuni messaggi su Instagram che l’uomo, fingendosi un’altra persona, avrebbe iniziato a inviare alla presunta vittima con l’obiettivo di entrarci in confidenza e di sfidarla a scrivere ad un adulto, suggerendole di mettersi in contatto con il proprio profilo reale.
Una volta in contatto, la conversazione si sarebbe poi spostata su WhatsApp, dove l’imputato avrebbe continuato uno scambio molto più spinto e con richieste di vario tipo, disturbando e importunando la giovane anche con telefonate notturne, fino a quando l’avrebbe addirittura invitata a casa sua per avere un rapporto sessuale, che per sua fortuna non avvenne.
Decisivo, in quella circostanza, sarebbe stato l’intervento di un’amica della vittima che, informando in maniera tempestiva la madre della giovane di quanto stava per accadere, avrebbe evitato il peggio e successivamente permesso di denunciare l’uomo, oggi difeso dall’avvocato Micaela Zannini.
Ieri (giovedì 8 giugno) in tribunale a Ferrara, davanti al collegio giudicante, composto dalla presidente Piera Tassoni con a latere i giudici Carlotta Franceschetti e Giulia Caucci, sono stati sentiti sia il padre che la madre della ragazza, assistiti dall’avvocato Roberto Bassi. Entrambi hanno confermato la versione dell’accusa, con la donna che, in aula, ha anche raccontato di aver fatto immediatamente cancellare la chat dal telefono della figlia, dopo essere venuta a conoscenza del fatto. Un dettaglio, quest’ultimo, che potrebbe giocare un ruolo importante nel processo.
Insieme a loro ha testimoniato anche il maresciallo dei carabinieri, che ha riferito sulle modalità con cui si sono svolte le indagini, a partire dalla telefonata e dal successivo colloquio avuto con la dirigente scolastica dell’istituto frequentato dalla giovane, che consegnò nelle sue mani la relazione di alcuni insegnanti, da cui partì il procedimento. Inoltre, particolare attenzione è stata fornita ai tabulati telefonici e alle utenze telefoniche ricavate dal telefono dell’imputato, sequestrato insieme al suo computer.
Al termine dell’udienza, il giudice ha rinviato al 23 novembre, quando saranno sentiti altri sei testimoni ed eventualmente si procederà anche all’esame dello stesso imputato.