Fare accoglienza oggi è una colpa? Sono stato per tanti anni parte attiva nel volontariato ferrarese. In questi anni ho avuto la fortuna di conoscere e collaborare con tante bravissime persone, condividendo insieme l’ideale dell’accoglienza, anche degli stranieri. Ho sempre visto operare le persone in collaborazione con l’amministrazione della città, spesso tramite un filo diretto con i loro Servizi alla Persona ma sempre pronti a suggerire o rendere operative le soluzioni necessarie per far fronte a situazioni critiche e scomode dei problemi, soprattutto quelli di convivenza con l’emarginato in genere. Credo vi sia stato, in tutti gli attori, di una e dell’altra parte, la convinzione di essere persone disposte a sporcarsi le mani, quella bassa manovalanza necessaria per la soluzione ottimale del problema della città.
In tanti anni non ho mai visto nessuno che si sia arricchito col volontariato, o abbia cercato di lucrare volontariamente. Ho visto peccare di ingenuità chi non aveva dimestichezza con la legislazione che, giustamente, pone controlli sulla spesa pubblica, ma non sempre di chiara interpretazione, soprattutto se richiama a leggi precedenti, forse sfuggite all’attenzione anche ai suoi controllori.
Così, aprendo il giornale, anche oggi vedo con stupore i nominativi di alcune persone che stimo, e che ho potuto apprezzare nel tempo, e con cui ho collaborato e tutto ciò mi lascia molto perplesso. Immagino lo stato d’animo di queste oneste persone che si sentono colpite nel proprio onore per aver dedicato tanto per lo scopo nobile dell’accoglienza. A fronte di queste notizie, credo che la parte migliore della città dovrebbe chiedersi: “qui prodest?”
Roberto Marchetti