Attualità
25 Aprile 2023
A Porotto il deputato ha presentato il suo libro che racconta del padre sopravvissuto ai campi di concentramento: "E' nell'ora più buia della notte che l'alba è più vicina"

Fiano e l’eredità di un figlio della Shoah

di Redazione | 2 min

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L’onorevole Emanuele Fiano, nel pomeriggio di lunedì (24 aprile), in occasione della celebrazione del 78° anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascimo, ha presentato presso il Campo sportivo di Porotto il libro ‘Il profumo di mio padre. L’eredità di un figlio della Shoah’, pubblicato nel 2021.

Ad affiancare l’autore vi è stata la presenza di un parterre femminile, con la storica Antonella Guarnieri e la docente Silvana Maria Baroni.

L’incontro ha visto l’incrociarsi di due storie: da una parte Nedo Fiano, sopravvissuto ai campi di concentramento, dall’altra il ricordo di dieci giovani di Porotto, trucidati a pochi giorni dalla fine della seconda guerra mondiale.

“Sono due vicende – ha affermato Fiano – che trasudano violenza. La conoscenza della storia è un dovere di civiltà”.

Non è stato facile per Emanuele Fiano ripercorrere gli anni della giovinezza, durante i quali è venuto a conoscenza dell’esperienza vissuta da suo padre: “Quello che accadeva in quei luoghi era davvero ripugnante. Neonati e disabili uccisi senza pietà in modi aberranti, anche gettati vivi nel fuoco. I campi di sterminio erano una fabbrica di morte, l’essere umano ha raggiunto l’apice della disumanizzazione”.

Nedo Fiano, unico sopravvissuto della famiglia, portava egli stesso i segni dei suoi aguzzini: un alluce mozzato, buchi sulle gambe e numerosi numeri marchiati sulle braccia.

“Ho iniziato a scrivere – ha proseguito l’autore – quando i miei genitori sono stati colti da una malattia degenerativa. Ho voluto raccontare la memoria di mio padre, ovvero la sua eredità. Mi è stato lasciato un testimone importante, esplorare l’essere umano e il suo agire”.

Il libro è il racconto crudo dei frammenti di vita di un uomo catturato e deportato nei campi di sterminio nazisti e rimasto orfano a soli diciotto anni, “salvato a Buchenwald da un soldato di colore che profumava di un sapore particolare. Un odore che ha continuato a ricercare per tutta la vita”.

“Il profumo di cui ho parlato nel libro – ha incalzato Fiano – è senza dubbio quello della pelle di mio padre, del famigerato sapone americano, ma anche il profumo della libertà tanto agognata e poi ottenuta quell’11 aprile del 1945”.

“Sono qui per testimoniare la straordinaria forza di volontà di quest’uomo e lasciare alle nuove generazioni il messaggio più importante di mio padre, ovvero è nell’ora più buia della notte che l’alba è più vicina”, ha concluso Fiano.

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