Politica
14 Aprile 2023
L’ex sindaco sicuro di aver già dimostrato la sua totale personale estraneità. L’avvocato di Parisini annuncia azioni per accertare eventuali responsabilità sulla fuga di notizie

Fiera. Parla Tagliani: “Una indagine che ha voluto trovare argomenti dove non ve ne erano”

di Redazione | 4 min

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Si dice soddisfatto della richiesta di archiviazione proposta dal pm Alberto Savino in ordine all’ipotesi di corruzione a suo carico. Ma, nella sua ‘difesa’ mediatica, non risparmia frecciate a chi lo chiama a rispondere nell’inchiesta sull’appalto di Ferrara Fiere.

Tiziano Tagliani fa innanzitutto presente che l’ipotesi corruttiva non gli era mai stata contestata, “in quanto destinatario nel 2021 di un solo avviso di proroga delle indagini senza indicazione dei reati per i quali venivo indagato. Sono stato tuttavia periodicamente informato indirettamente tramite la stampa”.

“Dopo anni d’indagine e dopo mesi di intercettazioni telefoniche ed ambientali anche domestiche – aggiunge l’ex sindaco -, non si è trovato riscontro alcuno alle affermazioni millantatorie di qualche indagato”.

Il riferimento è al pentito Pietro Scavuzzo, dalle cui dichiarazioni è partita l’indagine di Finanza e Carabinieri. Ma Tagliani ne ha anche per il pm, che ha bollato il suo comportamento come foriero di “numerose ombre e gravi sospetti”: “Dispiace leggere di dubbi e sospetti nella richiesta di archiviazione, affermazioni che non appartengono alla mia cultura giuridica, questo tuttavia non è tanto un problema mio quanto piuttosto della impalcatura accusatoria unilaterale, ed a mio avviso precostituita”.

Quanto alla richiesta di archiviazione delle ipotesi di reato relative ad un presunto abuso di ufficio e omissione di cautele infortunistiche, tagliani sostiene di aver già dimostrato la loro “pretestuosità e giuridica infondatezza con la prima e ad oggi unica difesa che ho depositato”.

“Affronto quindi con la massima serenità – prosegue – anche, devo dire finalmente, la valutazione che un giudice farà alla udienza preliminare dell’ultima ipotesi che evidentemente deve per il pm restare a mio carico: ovvero quella del concorso nella truffa a favore del Comune per effetto dell’utilizzo, nella richiesta di erogazione di contributi post Sisma, della piattaforma sfinge e non fenice per la sua istruttoria”.

Questa serenità gli deriva “dall’aver già chiarito e soprattutto dimostrato, in primo luogo la mia totale personale estraneità alla pratica richiesta dalla Fiera, la rispondenza di tale percorso amministrativo ad un preciso invito scritto presente in atti, pervenuto agli enti dal vertice tecnico della struttura commissariale, tanto che anche la fiera di Modena e numerosi altri enti hanno utilizzato la piattaforma Sfinge”.

Tagliani sostiene che “la conferma di quanto appena asserito è pervenuta proprio dal ‘superconsulente’ della procura, avv. prof. Callegari, il quale, dopo una lunga disamina della complessa normativa regionale e nazionale, curiosamente osserva che «si può immaginare che Comune e Fiera abbiano immaginato di aggirare un divieto», ma conclude, nel senso che non paiono sussistere elementi per sostenere che il programma Sfinge non fosse utilizzabile per finanziare i lavori di ripristino del quartiere da parte di Ferrara Fiere”.

Quanto infine al contratto di concessione degli immobili dal Comune alla Fiera, “risulta previsto obbligatoriamente per legge regionale per gli enti fieristici gestori e, come tale, rinnovato per decenni, non firmato previa delibera di giunta dal sottoscritto, ma dal dirigente proponente (giustamente non indagato) e con decorrenza (non retrodatata) dalla data della sua scadenza 2014, come impone la corretta prassi amministrativa. Il Comune ha dovuto attendere proprio le valutazioni della Regione Emilia-Romagna comproprietaria del sito. Ciò costituisce l’ennesimo elemento a riprova di una indagine che ha voluto trovare argomenti dove non ve ne erano”.

“La norma – prosegue Tagliani, di professione avvocato – prevedeva che il diritto al rimborso post sisma venisse riconosciuto a chi fosse nel possesso del bene già nel maggio 2012 (ovvero alla data del terremoto), risultando quindi del tutto ininfluente per la Fiera, e quindi per l’ipotesi accusatoria, la data di decorrenza contrattuale al 2014”.

“A chi come me si è occupato per oltre venti anni della cosa pubblica e vive solo del proprio lavoro – conclude la sua ‘arringa’ -, è richiesta in questo frangente una pazienza particolare, è dunque doveroso da parte mia ringraziare i colleghi a cominciare dal mio difensore avvocato Riccardo Caniato e i cittadini che mi hanno sempre manifestato fiducia e solidarietà”.

Interviene anche il difensore di Filippo Parisini, l’avvocato Claudio Maruzzi, per far sapere di aver appreso “con vivo sconcerto sui media locali il dettaglio della ‘richiesta di rinvio a giudizio a mezzo stampa’ nei confronti del mio assistito, quando non risulta neppure fissata l’udienza preliminare, oltre che particolari della richiesta di archiviazione nei confronti di taluni già indagati, con riferimenti addirittura al contenuto di intercettazioni, con commenti “a latere “ che lasciano a dir poco perplessi”.

“Il dottor Parisini è totalmente estraneo alle accuse e lo dimostreremo nel processo a testa alta come ha sempre fatto e continuerà a fare nel corso di questa vicenda, la cui ‘oscurità’ la si dovrà leggere con lenti adeguate” aggiunge Maruzzi, che anticipa che “stiamo valutando le opportune iniziative tese ad accertare eventuali responsabilità quanto alla fuga di notizie, malcostume che pare impossibile da arginare”.

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