Arcigay Ferrara ‘Gli Occhiali d’Oro’, sabato 1 aprile in piazza Municipale, in occasione del Tdov (Transgender Day Of Visibility) ricorderà Lucy Salani, poetessa, attivista, antifascista e unica donna trans italiana sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti, scomparsa a 98 anni il 21 marzo.
Dalle 10 alle 19 saranno esposti in piazza Municipale alcuni scatti che ritraggono Lucy Salani ad opera di Luciana Passaro, e in un momento commemorativo, intorno alle ore 17, saranno lette alcune sue poesie.
Lucy Salani nacque a Fossano, in Piemonte, il 12 agosto 1924 da una famiglia antifascista d’origine emiliana, che in seguito si trasferì a Bologna. Percepita come un “ragazzo differente”, Lucy, all’anagrafe Luciano Salani, fu rifiutata dal padre e dai fratelli, e sotto le minacce dei fascisti dovette tenere nascoste le sue relazioni omosessuali. Richiamata in servizio dall’esercito italiano nell’agosto del 1943 cercò di scamparne dichiarandosi omosessuale, senza riuscirci. Disertò poco dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, tornando a Bologna e ritrovando i propri genitori sfollati a Mirandola. Temendoli in pericolo a causa della propria diserzione, abbandonò la clandestinità e, costretta a unirsi ai fascisti o ai tedeschi, si unì all’esercito nazista a Suviana, ed anche da qui riuscì a disertare.
Successivamente visse a Bologna come prostituta, avendo come clienti diversi ufficiali tedeschi. Lucy Salani riuscì poi a sfuggire a diversi arresti fino a quando fu deportata al campo di concentramento di Dachau, in quanto disertrice dell’esercito tedesco, e contrassegnata con il triangolo rosso, destinato a prigionieri politici e a chiunque avesse disertato l’esercito. Nel campo sopravvisse per sei mesi, fino alla liberazione da parte delle truppe americane nell’aprile del 1945, quando aveva vent’anni. Il giorno della liberazione riuscì a salvarsi inoltre da una fucilazione per opera dei nazisti, durante la quale fu ferita a un ginocchio. I soldati americani la ritrovarono viva tra i cadaveri.
Dopo la liberazione Lucy si guadagnò da vivere come tappezziera, lavorando nel nord del paese, tra Roma e Torino. Di passaggio a Parigi, frequentò l’ambiente trans e i cabaret delle travestite, trasferendosi poi a Londra, nel mezzo degli anni ’80, per sottoporsi a un’operazione di riattribuzione del sesso, rifiutando di cambiare il proprio nome all’anagrafe. Lucy Salani è poi tornata a Bologna nel corso degli anni ’80 per occuparsi dei suoi genitori, trascorrendovi il resto della vita. Alla sua storia è stato dedicato, nel 2021, il documentario ‘C’è un soffio di vita soltanto’.
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