Fiscaglia
21 Marzo 2023
Un centinaio di persone sotto la pioggia al presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di Ostellato. Pioggia di critiche ai vertici dell'azienda, ma l'assessore regionale chiede un reset nei rapporti anche se "l'imprenditore non si può scegliere i sindacalisti". Colla: "Se non c'è un piano di finanziamento in due mesi si parla d'altro", coinvolta Invitalia

“Due mesi per salvare Fox Bompani. Tre interlocutori, ma non sarà un pranzo di gala”

di Redazione | 6 min

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Tutti per la Fox Bompani, ma al contempo tutti quantomeno critici sul suo amministratore unico Enrico Vento, sebbene non venga direttamente mai nominato. Si può riassumere così l’ultimo capitolo della vertenza sull’azienda di montaggio di cucine di Ostellato, sfociata negli scioperi alla fine di febbraio dopo il ritardo e il mancato pagamento di alcuni stipendi per gli oltre cento operai dello stabilimento, una delle poche industrie nel tessuto economico prevalentemente agricolo del basso ferrarese.

E così lunedì mattina, sotto una pioggia leggera ma fitta, a parlare agli operai da un palco fatto di sedie e protetto da un ombrello, c’erano sì le rappresentanze sindacali (della Fiom, che ha chiamato a raccolta delegazioni delle altre aziende metalmeccaniche ferraresi e da fuori provincia in una dimostrazione di solidarietà), ma anche i sindaci (Elena Rossi di Otellato e Flavio Tosi di Fiscaglia) e l’assessore regionale allo sviluppo economico Vincenzo Colla. Un’unione di forze per dire che l’azienda va salvata, che il livello occupazionale va salvaguardato e che “gli operai hanno già dato”, ed ulteriori sacrifici da parte delle maestranze sono al momento almeno bollate come irricevibili.

“Era necessario un confronto con la cittadinanza” sullo stato della Fox Bompani, in un territorio “che sta vivendo una crisi che nel corso degli anni si è acuita sempre di più”, dice il segretario provinciale della Fiom Giovanni Verla. “In questo stabilimento è nata la contrattazione, e in questo stabilimento gli operai dei comuni qui attorno hanno garantito un futuro per tutta la provincia di Ferrara”, aggiunge, prima di fare la disamina “degli ultimi anni”: “Quest’azienda c’è oggi perché ci sono i lavoratori, non per le capacità di chi la ha amministrata nel corso degli anni. È qui perché i lavoratori con il loro olio di gomito e le loro capacità hanno saputo tenere in vita uno stabilimento che vede investimenti fermi a decenni fa: gli ultimi degni di nota risalgono agli anni duemila. Se qualcuno facesse un giro qui dentro vedrebbe veramente come stanno le cose, uno stabilimento che a livello tecnologico sta a zero. Qui ho imparato la contrattazione del lavoro perché non ci sono impianti, ci sono solo gli operai”.

“Questo è il terzo presidio lungo che facciamo dal dicembre del 2020, sono quasi tre anni che siamo di fatto in presidio permanente”, continua Verla, “prima perché l’azienda voleva licenziare i rappresentanti sindacali e caricare sui lavoratori il salvataggio dell’azienda, e da lì in poi l’azienda ha continuato a calare fino ad un anno fa quando l’azienda ha cominciato a ritardare i pagamenti degli stipendi senza nessuna comunicazione preventiva. Tante volte ci siamo sentiti dire ‘bisogna essere orgogliosi di lavorare per la Fox Bompani, se un fornitore non viene pagato deve capire perché è un onore lavorare per la Fox Bompani, se un lavoratore non viene pagato deve farsene una ragione perché è un onore lavorare per la Fox Bompani’, questo è il leit-motiv che abbiamo avuto nel corso degli anni, ma le aziende non vanno avanti così. A febbraio dell’anno scorso però l’azienda si rende conto che la situazione non può andare avanti così e si cominciano lunghi percorsi di cassa integrazione perché non c’è la liquidità per pagare le forniture e si ragione di trovare investitori e iniziano discussioni nelle quali non siamo partecipi perché l’azienda oppone il segreto industriale. Per noi è inaccettabile: se nel piano industriale l’azienda vuole tagliare le condizioni di lavoro noi lo dobbiamo scoprire”.

“L’azienda ha disatteso sistematicamente gli accordi con le istituzioni perché dice candidamente di non sapere cosa ha firmato”, conclude il segretario provinciale della Fiom, “adesso dobbiamo rimettere al centro il futuro di uno stabilimento strategico per il nostro territorio”.

Di territorio parlano anche i due sindaci, di Ostellato e di Fiscaglia. “Questo è un po’ il simbolo del nostro territorio per l’industria”, spiega Elena Rossi mentre illustra il ‘suo’ territorio “fragilissimo, per il quale chiediamo un’attenzione particolare anche all’istituzione regionale anche sulle infrastrutture, ci sentiamo un po’ isolati”, attaccando poi dopo l’amministrazione della società: “Mi ha ferito il tentativo dell’imprenditore di scaricare sui lavoratori, sui sindacati e sulle istituzioni la sua incapacità imprenditoriale. Le responsabilità non sono loro, noi abbiamo sempre risposto ai suoi appelli fin da subito, se stiamo ottenendo i primi risultati è grazie all’impegno delle istituzioni”. Flavio Tosi di Fiscaglia ha una linea simile: “Questo territorio ha forte bisogno delle istituzioni per essere rilanciato”, ricordando che “mio padre ha lavorato qui per 43 anni, e fin dall’inizio abbiamo fatto del nostro meglio per essere incisivi e rimaniamo disponibili per tutto quello che si può fare”.

Dopo gli interventi della segretaria provinciale della Cgil Veronica Tagliati, che chiede “anche alla Confindustria” di battere un colpo “su questa vicenda, perché serve un’assunzione di responsabilità collettiva”, e del segretario regionale della Fiom Samuele Lodi, che intima all’amministrazione di “smetterla con la sua narrazione arrogante e a chiedere il sacrificio dei lavoratori, chi sta sbagliando è lui”, è il turno dell’assessore regionale.

Nella vertenza tra impresa e sindacato, Colla si schiera subito: “Fidatevi dei sindacalisti, è gente seria”, attacca, poi passa ad elencare i prossimi passaggi per l’impresa. “Serve una soluzione di finanziamento entro due mesi. Se in due mesi questa soluzione non c’è parliamo di altre cose perché un’azienda bloccata che non riesce a ripristinare il percorso industriale non può stare in stand-by per più a lungo di così”. Poco dopo però prova a tendere un ramoscello d’ulivo all’amministrazione dello stabilimento: “Non mi interessa affibbiare colpe, serve un reset nei rapporti”, ma comunque “l’imprenditore non può scegliersi i sindacalisti”.

A seguire l’assessore allo sviluppo economico fa il punto sul salvataggio della Fox Bompani: “Abbiamo tre interlocutori coinvolti per l’operazione. Il primo è Invitalia, e andiamo verso il fondo di salvaguardia, e abbiamo portato questa richiesta sul tavolo del Mise. Invitalia se decide o non decide fa la differenza per il resto, perché apre la porta sia al finanziamento bancario che al finanziamento di un cliente commerciale del mercato arabo”. “Ma”, ammonisce, “è tutto concatenato”, e “se le risorse arrivano è perché c’è la responsabilità delle organizzazioni sindacali nel dialogare con i lavoratori: senza di loro non ci sarebbero rispose perché non si potrebbe riprendere l’attività industriale”.

“Il dialogo con Invitalia c’è”, dice Colla, “è un dialogo informale e ho parlato anche mentre venivo qui: la documentazione è stata caricata nel modo giusto, l’impianto della documentazione c’è ed è in visione nei dovuti modi. Gli ho detto di fare in fretta perché non abbiamo molto tempo: c’è il codice civile, se un’impresa non fa il bilancio non scatta nemmeno l’operazione”. E per questo “se bisogna andare a Roma per fare pressione su qualche decisore nazionale per non perdere tempo” allora “avremo bisogno di farci vedere tutti insieme in quella sede nazionale per dire che il tempo non è una variabile indipendente”. “Non sarà un pranzo di gala ma sappiamo dove andare”.

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