
(foto Giori)
Come era prevedibile, l’affaire Lodi-Cidas prosegue, anche se su binari diversi. Non più concussione, ipotesi già scartata dal gip, bensì induzione indebita. Reato questo che prevede due attori. Chi (il pubblico ufficiale), abusando della sua qualità o dei suoi poteri, induce qualcuno a promettere indebitamente, a lui o a un terzo, denaro o altra utilità. E chi viene, appunto indotto.
In questa nuova fattispecie indicata dal giudice delle indagini preliminari e fatta propria dal sostituto procuratore Alberto Savino, Daniele Bertarelli, presidente di Cidas, da possibile testimone diventa coindagato.
Il nuovo capo di imputazione notificato da via Mentessi attraverso l’avviso di conclusione indagini vede anche lui accusato per induzione indebita per aver eseguito quanto richiesto dal vicesindaco Nicola Naomo Lodi.
E lo avrebbe fatto, stando alla tesi del pm, per garantirsi il mantenimento dello status quo nei rapporti tra Comune e cooperativa.
D’altronde era stato lo stesso Lodi nella famosa lettera choc del 3 maggio 2020 a chiedere a Bertarelli di rimuovere Daniel Servelli, reo di averlo offeso e criticato su Facebook, dall’incarico che stava svolgendo preso l’ospedale di Cona. Fatto “necessario per mantenere sereni rapporti collaborativi con la vostra cooperativa e che vogliamo non vengano meno per colpa di una persona di questo genere”.
Un cordiale diktat al quale Bertarelli rispose promettendo di attivarsi “senza indugio” e sottolineando “l’interessa della cooperativa alla proficua collaborazione con l’Amministrazione di Ferrara”.
Una collaborazione che al tempo prevedeva diversi contratti e appalti per oltre 1 milione e 600mila euro.
Bertarelli non esegue esattamente quanto richiesto da Lodi, ma procede comunque alla sanzione disciplinare del richiamo verbale (avvenuto il 27 maggio 2020) e successivamente in un ulteriore avvertimento orale, nel corso di una discussione (registrata da Servelli) il 18 agosto successivo.
Pochi giorni prima Lodi aveva sollecitato nuovamente il presidente: il 14 agosto, in seguito ad altri post critici di Servelli, scrive a Bertarelli di “valutare seriamente misure di limitazione di queste azioni”, pena il venir meno del rapporto di fiducia tra ente pubblico e società. Anche qui il destinatario della missiva risponde subito, via mail, promettendo l’adozione di nuove misure, che non si sono realizzate a causa del parere tecnico discorde del responsabile risorse umane di Cidas.
Nel colloquio con Servelli, richiamato appositamente dalle ferie, Bertarelli fa presente al dipendente che aveva messo in difficoltà l’azienda per cui lavorava, creando “un precedente di tensione tra Cidas e vicesindaco” e lo sollecita a troncare ogni atteggiamento di critica verso Lodi “in segno di riconoscenza verso la cooperativa”. Bertarelli aggiunse nell’occasione che il suo interlocutore non lavorava in Cidas grazie “allo Spirito Santo”. E lo stesso valeva per il fratello e la madre, al tempo dipendenti a loro volta della coop. Se Servelli non avesse dato ascolto a quelle parole “si sarebbe assunto la responsabilità delle sue azioni”.
L’effetto ottenuto è quello auspicato dal vicesindaco: il dipendente interrompe sul proprio profilo Facebook ogni critica politica contro Lodi.
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