
Le valli di Campotto (archivio)
Argenta. Nuova emergenza faunistica in oasi a Campotto. Anche stavolta l’allarme è stato lanciato dall’associazione di pesca sportiva “Vallesanta” che, dopo aver fatto arrestare di recente quattro bracconieri rumeni, ora sotto processo, punta l’indice contro il fenomeno cormorani che sta sollevando non poche preoccupazioni in questo territorio di grande valenza turistica e naturalistica
Questi uccelli infatti si alimentano di pesce, fagocitandone anche 10 chilogrammi in un mese, di tutte le specie: protette e non. Nella fattispecie il caso si presenta come una sorta di invasione da parte di questi animali ittofagi. Che, in certe zone dell’Italia, hanno causato seri danni, poi anche risarciti, agli allevamenti ed aziende del settore tanto da adottare metodi drastici di contenimento e cattura: su tutti l’abbattimento.
Nell’oasi argentana ad esempio, i cormorani si cibano di quintali di carpe, lucci, pescegatto ed anguille, “al punto che – come spiega il presidente del sodalizio, Gian Paolo Vanzini – i nostri invasi ed i campi gara devono essere ripopolati”.
Insomma al di là anche delle stesse problematiche cagionate dai siluri, pesci predatori che minano gli habitat naturali e gli equilibri vallivi, si tratta di un problema serio, che va risolto. “Il problema è rilevantissimo”, conferma Vanzini, “soprattutto nei periodi di passo, tra i mesi di ottobre e gennaio, quando anche qui da noi in questo nostro ambiente, i cormorani svernano. Ma a fare da complice c’è anche la questione di regimazione idraulica e delle piene di fiumi e canali, dell’abbassamento cioè dei livelli dell’acqua, servendo così ai cormorani su di un piatto d’argento migliaia di pesci che si concentrano nei fondali”. Che fare dunque? “Esistono in regione dei piani per contrastare gli effetti negativi della loro stanzialità – precisa Vanzini -, ma gli specchi lacustri facenti parte di aree protette, è il caso di Campotto, stazione 6 del Parco del Delta del Po, non vi rientrano. Ci confronteremo con gli addetti ai lavori per verificare eventuali margini di intervento e mettere magari in campo idonee misure di contrasto”.
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