“Abbiamo la coscienza a posto. La coscienza di chi ha agito sempre nella legalità”. Don Domenico Bedin non ha problemi a commentare la notizia della chiusura indagini a carico di cooperative e associazioni dell’accoglienza migranti che lo vede indagato, lui come altre dodici persone, per l’ipotesi di truffa allo Stato.

Secondo la procura le somme non rendicontate negli anni che vanno dal 2018 al 2020 integrano questa grave ipotesi di reato. A lui vengono contestati quasi 180mila per il 2018, quasi 120 per il 2019 e circa 140mila per il 2020 come rappresentante della cooperativa Meeting Point, 44mila euro spesi nel 2018 per Viale K e per la Mons. Franceschi 45mila nel 2019.

“Io in 30 anni non ho mai preso un soldo da Viale K. Dalla Meeting ho un rimborso di 500 euro” assicura il ‘don’ che, sfogliando i capi di imputazione, scorge nomi “che mi fa impressione leggere: cosa c’entrano – penso – queste persone con una truffa allo Stato? Le persone indagate, parlo di quelle che conosco, sono persone specchiatissime”.

“Posso dite che siamo tranquilli – afferma Bedin -, ma mettiamo in conto ulteriori fatiche e ulteriori spese in più che dobbiamo affrontare, e sicuramente un po’ di serenità in meno”. Il riferimento probabilmente è all’altra inchiesta che lo vedeva indagato per lo stesso odioso reato, truffa allo Stato, finita con una archiviazione in merito alla corrispondenza effettiva tra denaro ricevuto per i servizi e presenze effettive nelle strutture.

“Adesso stiamo cercando tutta la documentazione che possiamo avere – prosegue -, stiamo controllando se abbiamo circolari ministeriali che possano interessare alla procura. Io non so cosa si cerchi, io posso far vedere il mio conto in banca: a son sempar in bulèta”.

Mala parola che più lo ferisce è quel “fraudolentemente”, in maniera fraudolenta. “E pensare che in Dante i fraudolenti hanno un giorno tutto loro nell’Inferno… Comunque ora ci aspetta il dovere di fare chiarezza. E spero che questa chiarezza emerga il prima possibile perché, ripeto, a vedere i nomi delle persone coinvolte mi vengono i brividi. Mi chiedo se a Ferrara ci siano persone più dedicate agli altri di loro in maniera tanto disinteressata. Mi viene un sorriso amaro”.

Per il sacerdote viene messo in discussione anche “lo sforzo di tanti anni di mettere a sistema una accoglienza diffusa… mi chiedo perché fare la guerra a un sistema che funziona bene. Più che ammanchi, io direi che in realtà abbiamo fatto risparmiare soldi al welfare statale”.

Tranquillità arriva anche dal suo avvocato difensore, Giampaolo Remondi: “siamo assolutamente sereni e convinti di poter chiarire ogni aspetto”.