
(foto Giori)
“Quest’anno avevamo poco e con quel poco stavamo facendo miracoli. Peccato che dall’altra parte non ci sia stato quello di cui avevamo bisogno“. È condensato tutto in questa frase il rammarico di coach Spiro Leka, occhi lucidi e cuore aperto nel raccontare la fine ingloriosa della pallacanestro a Ferrara, col suo Kleb che si ritirerà anticipatamente dal campionato in corso per mancanza di risorse economiche.
La notizia all’allenatore è stata comunicata nel pomeriggio di mercoledì: “La decisione l’ho saputa con un messaggio vocale di poco meno di tre minuti, in cui mi è stato detto che avremmo dovuto finire così la stagione e ho avvisato subito il capitano e il mio staff. Purtroppo è successo quello che speravamo non succedesse. In quel momento mi sono passati davanti quattro anni di battaglie e di emozioni e ho avuto anche un piccolo crollo emotivo. È impossibile chiudere così. Poi sono arrivati i tifosi che ci hanno tirato sul il morale, a dimostrazione che questa città sente il basket e che in tutti questi anni qualcosa di buono è stato fatto. I miei giocatori hanno avuto tutti già altre offerte, a simboleggiare che Ferrara è stata un trampolino anche per loro“.
“Oggi – prosegue Leka, addentrandosi nei problemi dirigenziali – il discorso societario non spetta a me perché non ho il titolo e nemmeno i numeri per parlare. Qualcosa è mancato dall’arrivo del nuovo presidente. Sono mancate linee guida sicure sia sul discorso del marketing che sulla possibilità di fare un consorzio, secondo me l’unica via percorribile per fare una cosa seria. Dopodiché noi siamo rimasti all’oscuro di tutto e siamo rimasti concentrati solamente sulla squadra, ventiquattro ore al giorno”.
Il tecnico aggiunge: “Fino a dicembre non pensavamo potesse finire così. Gli stipendi arrivavano regolarmente e il presidente ci diceva che i soldi per finire la stagione c’erano. Poi è iniziata la fase di instabilità e le difficoltà ci hanno sconvolto. A metà gennaio quegli stipendi mancavano e sono iniziati i malumori e le preoccupazioni. Penso serva trasparenza e chiarezza. Da fuori ci dicono che non hanno mai visto fallire una società per questi motivi. Ora c’è il rammarico per aver fatto sparire una società che avrebbe dovuto essere strutturata con un Cda con più persone”.
Leka si esprime anche sul ruolo del presidente Miozzi: “Faceva già parte del Cda anche prima come vicepresidente e le cose le sapeva. Se sei già all’interno di una società, di cui sei il consulente finanziario, e fai quella scelta lì, vuol dire che probabilmente aveva visto segnali di risanamento e situazioni che poteva colmare. Sennò è impossibile che prendesse in mano la questione. Lui deve chiarire che cosa lo ha convinto a fare questo passo. Noi eravamo contenti che avesse dato continuità perché si rischiava già di chiudere a settembre. Poi però siamo riusciti a iniziare un nuovo percorso. Ma che cosa sia successo lo deve dire lui, io non posso”.
“So – va avanti – che aveva convocato una conferenza, che poi ha annullato. Ripeto, non sta a me giudicare. Posso solo dire che con il presidente D’Auria (anche lui presente alla conferenza stampa come spettatore, ndr) il rapporto era diverso. Ci sentivamo dieci volte al giorno e si stava qui fino a notta tarda. Tutti eravamo coinvolti in tutto e penso sia giusto così. La squadra va vissuta e vale per tutti, anche per i dirigenti. Ma non sta a me dire quello che c’è da fare o si sarebbe dovuto fare perché siamo tutti maggiorenni e responsabili“.
Le ultime parole, Leka le pronuncia trattenendo a stento le lacrime: “A Ferrara sono stato da dio. Mi sono affezionato a tante persone e mi sono innamorato della piazza. Seppur oggi si sia rivelata sbagliata, il Kleb è stata la mia prima scelta anche a inizio anno perché, se uno voleva fare i conti con la sua carriera, non avrebbe mai accettato di iniziare una stagione con difficoltà. Però mi era stato detto che la situazione si poteva sistemare col lavoro duro e in più con un presidente in ospedale mi sono sentito in dovere di restare. Mi mancherà la gente che mi fermerà per strada. Lascio in un clima di fiducia nei miei confronti e di rispetto professionale e penso sia davvero un peccato clamoroso che, davanti all’Italia intera, si sia data dimostrazione che il basket di alto livello non si può fare per cose che non avevo mai visto prima“.
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