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“Questo è il luogo del rispetto delle idee di tutti”. Sono le parole che sottolinea nel corso del suo intervento Isabella Fedozzi, la dirigente scolastica del liceo Ariosto finita nell’occhio del ciclone dopo l’assemblea degli studenti dello scorso 23 gennaio.
Fino ad oggi è stato possibile conoscere solo una versione dei fatti. In un video di cui Estense.com è venuto in possesso è possibile sentire l’intero discorso della preside. Manca la parte in cui – secondo la versione della presidente di Arcigay Manuela Macario, Fedozzi la zittisce e le toglie il microfono intimandole di sedersi.
La registrazione parte proprio dal momento immediatamente successivo, quando la preside ha in mano il microfono. “Come è nella sua storia, che non è nata ieri, ci sono in bacheca i documenti degli anni ’60, che magari nessuno guarda, quando il preside Modestino cominciò ad aprire ai concetti di rappresentanza studentesca quando nessuno in tutto il paese aveva queste idee”.
Fedozzi prova a tirare le fila degli interventi che si sono succeduti (“abbiamo cercato di darvi degli elementi di riflessione nel rispetto di quello che voi pensate, nel rispetto dell’educazione che vi viene data dai vostri genitori”) per far presente che “questo liceo è stato il luogo di una discriminazione, perché 25 persone di origine ebraica sono state cacciate dalle aule, anzi 24 più il preside, ha questo significato: ricordare che questa giornata (il Giorno della Memoria, ndr) è dedicata al tema della discriminazione e del pregiudizio”.
La dirigente si augura che “tutti abbiano ascoltato con attenzione, abbiano tratto dagli interventi che son sono succeduti motivi di riflessione e che tutti coloro che hanno inteso esprimere il loro parere, qualunque esso sia, perché questa è una scuola dello Stato, si siano sentiti rispettati”.
Quanto ai temi affrontati, “questa è una assemblea sui pregiudizi e sulle discriminazioni” e “non c’è pregiudizio più forte che si sia radicato nel tempo intanto del pregiudizio nei confronti delle donne: io non potrei parlarvi perché fino alla Repubblica e anche dopo le donne non potevano aspirare a diventare preside e nemmeno a fare un certo tipo di studi. Alla Costituente ci fu un dibattito fortissimo se aprire la magistratura alle donne”.
Questo per dire agli studenti che “abbiamo voluto presentare quanto complesso sia il carico ma anche il prodotto delle condizioni sociali. Vorrei però ricordare a tutti che si tratta di prodotti culturali, che quindi possono essere superati, trasformati, modificati con il cambiare della realtà storica, dei bisogni sociali e individuali”.
Venendo all’intervento di Macario, Fedozzi spiega che “siamo partiti da delle macro categorie fino ad arrivare alla specifica categoria di questo mondo che viene definito Ld… com’è che è…”. E’ il momento in cui la preside non ricorda la sigla Lgbti+, momento accompagnato da qualche mugugno della platea.
La dirigente prosegue, per dire che “il linguaggio ha un ruolo chiave e ogni volta che voi e noi inventiamo parole stiamo categorizzando il mondo. Avete avuto l’opportunità di sentire quanto importanti e sottili siano i distinguo verbali (genere, identità di genere, comportamenti sessuali, inclinazione sessuale); speriamo davvero che facciano nascere in voi una consapevolezza maggiore anche di come si parla”.
Fedozzi si rivolge quindi agli studenti che hanno mostrato di non gradire il tema Lgbti+: “Sono rimasta a seguire gli interventi dei colleghi relatori per intero e ho anche sentito la forte protesta e il forte rifiuto che c’è in alcuni di voi rispetto alle tematiche che sono state affrontate”. A loro ricorda che “il liceo Ariosto per regolamento dà la libertà alle persone di partecipare o di non partecipare. La capacità di ascolto è fondamentale, è la base di ogni società democratica basata sui diritti, spero che torniate a casa con questo bagaglio, fatti salvi i vostri convincimenti e fatti salvi i convincimenti ovviamente delle vostre famiglie che non abbiamo nessuna intenzione di contestare”.
“Poichè voi siete degli individui, rispetto alle vostre famiglie, vi creerete poi, o ve li state già creando, [dei pensieri] avete tutta l’autonomia per poi manifestarli. Quando poi ad alzarsi in piedi, beh, possiamo anche evitarcelo”.
A questo punto interviene Macario, accusando la dirigente di discriminazione. Questa parte è già nota, così come il disagio della preside per l’applauso tributato alla presidente di Arcigay.
All’interlocutrice, che questa volta chiama “dottoressa” e non “signora”, Fedozzi dice che “non mi pare di averle negato nessun appuntamento. Torno a dire che il mio intervento è un intervento che non aveva nessuna intenzione di fermare i lavori. Se intervenire da parte di un dirigente scolastico della propria scuola viene ritenuto una violazione, sarà meglio tornare alla norma di legge del testo unico della scuola, che dice che ho il diritto di partecipare”.
Fedozzi fa presente anche che aveva portato la presenza degli esperti a conoscenza del consiglio di istituto, “perché desideravo che l’organo di indirizzo della scuola avesse contezza della cosa e l’approvasse. Il consiglio nella sua totalità ha dato il voto positivo, il che significa che in questa scuola democrazia, apertura e rispetto sono a fondamento di tutte le azioni”.
La dirigente si lascia andare poi a una nota biografica: “Quando qualcuno dimostrerà che io, Isabella Fedozzi, nipote di un uomo che ha fatto la Resistenza, medaglia al valore per costruire la Repubblica, ho violato i diritti costituzionali di qualcuno, bene, ne porterà le prove”.
Quanto poi al fatto che “si sia osato rievocare il passato di questa scuola prendendo una persona che ha fatto la storia di questa istituzione per tirarla contro un’altra persona che quotidianamente si impegna per questa istituzione, la dice lunga sul clima di intolleranza che ci può essere nei contesti sociali. Ma a questo punto a ciascuno il suo. Voi avete applaudito un oratore esterno che ha detto al vostro dirigente di vergognarsi. A ciascuno il suo. Vi ringrazio”.
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