Lettere al Direttore
31 Gennaio 2023

“Caso Ariosto, l’inadeguatezza del mondo adulto a porsi come guida ai giovani”

di Redazione | 3 min

In un’assemblea, quale che sia il tema che la convoca e la tiene unita, può accadere che ci si alzi tutti in piedi all’unisono. Le assemblee sono riti collettivi; sono liturgie sociali che hanno regole e significati impliciti codificate in millenni di cultura.

I convocati in assemblea si alzano tutti assieme solo in occasioni particolari. Magari perchè entra una persona che va omaggiata con una specialissima reverenza (di solito perchè rappresenta un potere religioso o temporale che l’assemblea tutta intera riconosce) o perchè si introduce qualcosa di sacro (la parola di Dio nella Messa), o anche per eleggere qualcuno in qualche carica rappresentativa, per acclamazione si dice. In questi casi l’assemblea tutta intera si alza e compie un gesto in cui, celebrando se stessa, conferisce sacralità alla persona (o ideale) destinatari dell’omaggio.

Succede anche nei riti dello spettacolo e negli stadi. Cambia il contesto ma non la sostanza. La standing ovation è un momento in cui qualcuno o qualcosa è destinario di una celebrazione che ha il sapore dell’unanimità. Durante la standing ovation, o la messa, o la partita di calcio, dovunque si compia il rito dell’alzarsi tutti assieme, non c’è nessun vero spazio per il dissenso. La società, la sua momentanea espressione assembleare, chiama l’individuo in una ritualità che annulla ogni distinzione. Si consuma il rito dell’unione sotto la stessa bandiera, non alzarsi significa chiamarsi fuori. Chi si alza celebra ciò che unisce tutti, e in chi si alza sorge un rinnovato senso di appartenenza e viva una fortissima emozione, amplificata perchè collettiva. Chiedere all’assemblea di prodursi in una ritualità come la standing ovation significa mettere in gioco implicazioni emotive molto forti, specie se l’argomento di cui si tratta è delicato e divisivo come quello delle differenze dei generi sessuali. Specie se si è in un contesto come quello di un Liceo.

Se lo si fa proponendo una domanda come “si alzi in piedi chi conosce una persona non eterosessuale”, ovviamente si alzeranno tutti.

Si tratta di un domanda retorica, perchè ognuno ha esperienza delle differenti realtà sessuali a quella età, e ognuno conosce di persona o per legami interposti qualche “non etero”. A chi desidera pensare male, sembra allora che la ritualità della standing ovation sia stata sottilmente imposta con una senso di manipolazione emotiva dell’entusiasmo e della sincerità dei ragazzi. Chi pensa male è convinto che farli alzare tutti assieme sia stato funzionale a provocare un’onda emotiva, implicita in quel rito, per associarla, in modo manipolatorio, ad una concezione del mondo che è invece ancora molto divisiva.

Credo che questo sia il corto circuito che si è creato.

Ma quello che è avvenuto dopo è molto peggio.

Sospendere il dibattito in modo autoritario, addirittura lasciandosi sfuggire, come sembra, espressioni di spregio per quel “mondo LG qualcosa” come la Dirigente avrebbe apostrofato le associazioni, diffonde cultura implicitamente violenta, e imporre ad un relatore di tacere e fare sedere i ragazzi in modo autoritario, è antidemocratico.

I motivi addotti per tale condotta paiono anche questi, strumentali.

Per l’ennesima volta, il mondo adulto (anagraficamente parlando) mostra tutta la sia inadeguatezza nel porsi come guida ai giovani.

Ora, che una spiacevole vicenda è diventata l’ennesima occasione di speculazione per la politica nostrana mi interrogo se questo è il modo di dare voce al disagio di questi ragazzi, alla democrazia tradita della loro assemblea brutalizzata, al loro farli alzare e sedere a comando, come fossero burattini.

Mi chiedo quanto incida il cinismo e quanto invece la poca conoscenza del tema, e non so se sia peggio uno o peggio l’altro.

Siamo di fronte a dati che testimoniano un aumento dei casi di disforia di genere, che negli adolescenti in alcune nazioni supera il 1000%  e che in Italia, da un rapporto del Sifip, (Servizio per l’adeguamento dell’identità fisica e psichica del San Camillo di Roma) dal 2018 al 2021 è aumentato del 315%.

Alessandro Chiarelli

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