Cronaca
31 Gennaio 2023
Quattordici persone sono indagate per aver usato il 'trucchetto' ai danni del Cattel Wash di via Caretti. L'avvocato dell'autolavaggio: "Chiunque abbia ancora quelle tessere è pregato di farlo sapere"

Falsificavano le carte prepagate per lavare l’auto e acquistare accessori

di Davide Soattin | 3 min

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Falsificavano le tessere prepagate dell’autolavaggio tramite un app, facendo figurare più soldi di quanti in realtà ne avevano inseriti, in modo da avere maxi crediti, con importi fino a 2.500 euro, che poi utilizzavano a uso proprio, cedevano a terzi acquirenti o finivano per prestare.

Il loro ‘trucchetto‘, con cui effettuavano acquisti di accessori nelle vending machines e nel pagamento dei servizi di lavaggio dell’auto, comprensivi di aspiratori, lavatappeti e profumatori, è durato un paio di anni, poi è stato scoperto.

Sono chiamati a rispondere del reato continuato di indebito utilizzo e falsificazione di strumenti di pagamento dai contanti, le quattordici persone – nove ferraresi, tre palermitani, un barese e un cremonese – indagate per aver ‘raggirato’ i gestori del Cattel Wash di via Caretti tra il 2019 e il 2021.

A loro, lo scorso ottobre, la Procura di Ferrara ha notificato il 415bis, tramite cui la pm Barbara Cavallo ha fatto sapere di aver concluso le indagini per far luce su una vicenda che – secondo le prime stime – all’impianto ha arrecato un danno di almeno 17mila euro.

I sospetti dell’autolavaggio iniziano però solamente il 18 ottobre 2021, quando uno dei dipendenti espone in una delle vending machines alcuni cavetti di ricarica usb per le auto al prezzo di 25 euro l’uno.

Di questi, dopo nemmeno ventiquattro ore, due erano già stati acquistati, suscitando non poco stupore negli addetti ai lavori che, incuriositi dalla circostanza, attraverso il gestionale interno delle cards, scoprono come l’operazione fosse stata effettuata con una tessera ricaricata con oltre 300 euro.

Una circostanza che sin da subito desta molti sospetti sia al titolare che al dipendente dell’autolavaggio, dal momento che, solitamente, gli utenti del servizio caricavano sulle loro carte un credito medio/basso, da utilizzare nei servizi di lavaggio delle auto.

Ma soprattutto, stando a quanto si apprende, la carta rintracciata da oltre 300 euro non era mai stata ricaricata in nessun modo presso le casse dell’impianto di via Carretti, spingendo così i gestori ad approfondire la questione con specifiche ricerche, fino a rilevare che per molte cards non c’era nessuna corrispondenza tra la spesa effettuata e le ricariche del rispettivo credito.

Da qui, il Cattel Wash decide di chiedere aiuto alla Microel Srl, la società che gestisce le MyCardWash – questo il loro nome -, che accerta come 27 card siano state palesemente manipolate a livello elettronico sia per quanto riguarda l’aumento del credito disponibile, sia per quanto riguarda le operazioni compiute.

La Microel Srl decide così, su richiesta dei proprietari dell’autolavaggio, di attivare alcuni alert sulle card sospette, grazie a cui i gestori riescono a recuperare, dalle immagini registrate attraverso il sistema di videosorveglianza interno, comprensivo di diciannove telecamere, le targhe delle auto che nell’impianto stavano utilizzando quelle tessere.

I gestori hanno così sporto denuncia alla Polizia di Stato che, dopo aver avviato le proprie indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Ferrara, ha proceduto alla perquisizione porta a porta delle abitazioni delle quindici persone imputate, trovando le tessere ‘incriminate’, anche se non è da escludere che ce ne siano altre in circolazione.

“Chiunque abbia ancora quelle tessere è pregato di farlo sapere” afferma Carmelo Marcello, avvocato difensore del proprietario dell’autolavaggio di via Caretti, sottolineando che – qualora questo non avvenisse e dovessero esserci nuovi risvolti nella vicenda – “non esiteranno a fare altre denunce o querele“.

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