Polo chimico, Manservigi (Pd): “Si coinvolgano i sindacati e si risolva il problema del prelievo d’acqua”
Per la referente lavoro dei Dem al tavolo delle istituzioni per l'efficientamento energetico del polo chimico mancano da scogliere i "due nodi fondamentali": "Si avvii una collaborazione tra tutti i soggetti per rilanciare il polo, a partire da un polo per il riciclo con nuove competenze formate dalla scuola"

“Conseguenti alla solita logica di causa- effetto, all’attuale epoca di cambiamenti climatici non si può che rispondere necessariamente con l’inevitabile e non più rimandabile transizione ecologica. Purché sia intelligente e sostenibile. Da questo punto di vista riteniamo lodevole la prosecuzione del tavolo che coinvolge Provincia, Università, Comune e aziende volto all’efficientamento energetico del polo industriale di Ferrara. L’estate 2022 è stata caratterizzata da una forte e costante siccità che ha minacciato direttamente le colture e ha rischiato di interrompere le produzioni degli impianti chimici ferraresi per insufficienza di acqua dal nostro bacino fluviale Po: il minor prelievo di acque e il minor consumo di questo bene comune sempre più prezioso, sono passi importanti della transizione”, scrive infatti l’esponente Dem che aggiunge però come “in questi passi mancano due elementi per noi fondamentali che ci permettiamo di suggerire a chi coordina il tavolo: il primo elemento è che a monte del prelievo delle acque e del problema energetico più in generale serve una strategia di investimenti di tipo produttivo e di rilancio perché se è vero che serve l’acqua e l’energia, prima di tutto, serve sapere cosa si vuole… ‘coltivare nell’orto’; il secondo elemento è che tutti questi progetti per potere garantire la sostenibilità sociale e produttiva devono necessariamente passare attraverso il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e di chi in quel polo produttivo ci lavora”.
“Per questo”, continua Manservigi, “anche alla luce del fatto che il Pnrr non riserva niente per il settore chimico, è importante mantenere alta l’attenzione delle istituzioni, anche le più alte, alle “colture” presenti nel polo industriale ferrarese. Servirebbero cioè piani industriali nazionali sulla chimica che avessero una ricaduta positiva e organica sulla Regione Emilia-Romagna e sui suoi poli industriali a cominciare da quello di Ferrara. Ai circa 1750 dipendenti del polo chimico cittadino servirebbe, ad esempio, sapere se e in che misura il Mose possa rallentare, ritardare o addirittura cancellare l’arrivo delle materie prime necessarie alle produzioni delle aziende nelle quali operano”.
“Come è stato ricordato per il caso del trattamento delle acque e il conseguente efficientamento, la collaborazione tra Università, aziende, istituzioni ed organizzazioni sindacali è irrinunciabile ed è solo attraverso questa sinergia che sarà possibile preservare e accrescere l’eccellenza scientifica e tecnologica presente nel Polo chimico ferrarese e dunque nella città. Solo in questo modo, avviando cioè una seria collaborazione tra aziende insediate, soggetti privati, incubatori d’impresa, università, scuola e amministrazione comunale, potrà essere avviata una fase di rilancio del polo chimico ferrarese, magari integrando le vecchie attività produttive a iniziative nuove partendo da quella di un polo tecnologico per il riciclo integrale della plastica, passando attraverso la formazione di nuove competenze tramite un liceo tecnologico fino a quella del recupero di una storia cittadina attraverso un Museo della Plastica. Il polo tecnologico sul riciclo, ad esempio, potrebbe essere un contenitore tutto ferrarese in cui catalizzare queste nuove iniziative e che potrebbe costituire il nodo mancante di una rete con altri Poli tecnologici circostanti come ad esempio quello di Ravenna e con le realtà industriali già presenti in regione come il polo biomedicale di Mirandola e la Motor Valley della Via Emilia”, conclude la referente lavoro del Pd.