Sul caso del liceo. Tra social, egocentrismi e mancanza di ascolto
Nella discussione tra la preside del Liceo Ariosto e la presidente di Arcigay mi pare che l’unico consiglio possibile sia che chi vuole “difendere” il proprio ruolo, lo faccia senza ignorare i ragazzi, che in questa discussione potevano essere coinvolti fin da subito.
“Cosa ne pensate voi ragazzi di quel che sta accadendo”?
Sono convinto che si sarebbe risolto tutto nell’arco della mattinata.
Invece no…
MALEDETTI SOCIAL NETWORK
Gli studenti chiedono un’assemblea e ne dichiarano la tematica: le famiglie ne sono messe a conoscenza e chi vuole partecipa, chi non vuole se ne torna a casa.
Durante l’incontro ecco il fattaccio: qualcuno usa tecniche che alla preside non piacciono e quindi lei interrompe (non si capisce il motivo) chi voleva solamente fare un esempio, perché è la verità che una parte del mondo è cambiata e che tante discussioni si possono affrontare, si deve farlo, non siamo nel medioevo.
Una delle parti in causa decide di scrivere su Facebook e il gioco è fatto.
Ecco allora tutte le associazioni di sinistra o presunta tale che scendono in campo a difendere e dimostrare solidarietà a chi in quel momento rappresenta secondo loro qualcosa di sinistra.
Allora provo a dirlo chiaramente a chi viene invitato ad una qualunque assemblea con un pubblico vero: parlate per loro, parlate con loro, fate in modo che si sentano coinvolti e partecipi, non pensate solamente a voi stessi e al vostro egocentrismo, fate danni incalcolabili.
Ma ne ho anche per chi fa una domanda che dura mezz’ora solo per mostrare ciò che sa e mettersi in mostra: fate danni anche voi.
Accade anche in fabbrica, nelle assemblee, dove oggi non interviene più nessuno, vi siete domandati il motivo?
Ricordo dibattiti accesi e discussioni al limite, ma si interveniva in tanti, senza paura e da quelle discussioni si usciva sempre con qualcosa di buono.
Oggi?
Stiamo ancora troppo bene e non interessa più di tanto partecipare e dialogare?
Oppure è il timore di parlare e di farsi prendere in giro da colleghi (stupidi) che non hanno capito niente?
Non so se ce ne stiamo rendendo conto, ma stiamo morendo, usando solamente Facebook, Instagram o Twitter perdiamo il contatto con la realtà.
Un esempio? Un’amica virtuale del mio paese mi scrive di quanto sono cresciuti i miei ragazzi e come se li ricorda piccoli, la ringrazio replicando che anche i suoi sono oramai grandi, cose così.
Tre giorni dopo ci incontriamo, vado per salutarla e non mi rivolge la parola.
Un altro esempio: discutiamo di come si sia comportato male un collega di lavoro, un amico mi dice che lui quello che gli voleva dire glielo ha detto e gli chiedo, ma quando? Dove? Lui mi risponde: ah beh su Facebook! Bene, né io né il collega che si era comportato male siamo iscritti alla piattaforma, così questo leoncino in realtá aveva parlato con il vento…
Sono rimasti pochissimi i luoghi dove ci si può confrontare di persona, facciamo in modo che non diminuiscano ancora di più e per cambiare lo stato delle cose, io propongo questo: ascoltiamo e ascoltiamoci.