Salute
27 Gennaio 2023
Sono diversi i servizi che, all’interno dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, si occupano del trattamento e della cura di questa patologia

Gennaio è il Mese della prevenzione del tumore al collo dell’utero: l’impegno del S.Anna

di Redazione | 7 min

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Gennaio è il Mese della prevenzione del tumore al collo dell’utero. Ogni anno nell’Unione europea vengono diagnosticati 34.500 nuovi casi di tumore del collo dell’utero e 16.000 decessi attribuiti a questa malattia. Il cancro della cervice uterina è il quinto tumore più comune a livello mondiale con una incidenza pari a 13,3 casi ogni 100.000 donne. In Italia rappresenta il quinto tumore per frequenza nelle donne sotto i 50 anni di età (4% dei casi) e complessivamente l’1,3% di tutti quelli diagnosticati.

I SERVIZI DEL S. ANNA. Sono diversi i servizi che, all’interno dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara, si occupano del trattamento e della cura di questa patologia.

I tumori del collo dell’utero possono essere prevenuti attraverso la vaccinazione Hpv o diagnosticati precocemente tramite la partecipazione alla campagna di screening, molto efficace nel rilevare lesioni preneoplastiche o molto iniziali. “I trattamenti, quando necessari, – mette in evidenza il professor Antonio Frassoldati, direttore dell’Unità Operativa di Oncologia Clinica del S. Anna – vengono gestiti nell’ambito del Gruppo Oncologico Multidisciplinare Ginecologico, attivo da tempo nelle Aziende Sanitarie di Ferrara, ed utilizza – nella maggior parte dei casi – la terapia chirurgica e radioterapica, in grado di controllare efficacemente il tumore in fase locale. Nei casi in cui tuttavia la malattia si presenti o evolva in una forma avanzata o metastatica, anche l’oncologia trova un ruolo importante, reso ancor più rilevante da recenti sviluppi della terapia farmacologica”.

Al trattamento chemioterapico, ormai classico, si sono affiancati infatti negli ultimi anni i farmaci antiangiogenetici e, ancor più recentemente, i farmaci immunoterapici (utilizzati da soli o in combinazione a chemioterapia) e gli immunoconiugati. I farmaci immunoterapici, in particolare, hanno dimostrato di aumentare in modo significativo il controllo della malattia e la sopravvivenza e costituiscono un nuovo standard di cura.

Seppure in modo più limitato rispetto ad altre neoplasie, anche per il tumore della cervice uterina è possibile una personalizzazione dei trattamenti, in rapporto a specifiche caratteristiche del tumore, che vengono attivamente ricercate nella fase di definizione della strategia terapeutica. “Ai nuovi trattamenti disponibili nel nostro Centro di Ferrara – prosegue il prof. Frassoldati – si affianca infine la possibilità di accesso a studi clinici, in collaborazione con gruppi di ricerca nazionali ed internazionali, per offrire alle pazienti le migliori possibilità di cura per questa malattia”.

La radioterapia ha un ruolo fondamentale nel trattamento di questa patologia, sia mediante la radioterapia a fasci esterni (Rte) che con quella interna “brachiterapia” (Brt) e, spesso, con la combinazione di entrambe. In passato, la radioterapia della zona pelvica era gravata dalla comparsa di complicazioni radioindotte ma i progressi compiuti, sia nell’elaborazione del piano di trattamento sia nelle tecniche, ne hanno ridotto sempre più la possibilità di insorgenza. A differenza della Rte – in cui i raggi X diretti al tumore sono prodotti da un acceleratore posto al di fuori del corpo del paziente – la “brachiterapia” prevede il posizionamento della sorgente radioattiva direttamente nella zona da trattare. La “brachiterapia” può essere usata da sola o in combinazione alla Rte per ridurre il rischio di recidiva e rappresenta un elemento cardine nel trattamento esclusivo delle neoplasie cervicali.

Il trattamento radioterapico a fasci esterni più idoneo – che viene utilizzato routinariamente anche presso l’Unità Operativa di Radioterapia Oncologica del Sant’Anna, diretta dal dottor Antonio Stefanelli – è rappresentato dalla radioterapia ad intensità modulata (Imrt) o dalla radioterapia volumetrica (Vmat). Queste consentono di somministrare dosi maggiori e meglio adattate alla conformazione geometrica della malattia e dosi minori alle strutture sane circostanti, minimizzando dunque gli effetti collaterali acuti e cronici e permettendo maggiori possibilità di guarigione. Presso la Radioterapia ogni anno vengono trattate 10-15 pazienti affette da neoplasia della cervice uterina non operate.

“Nel nostro Centro – commenta il dottor Stefanelli –  la valutazione di ogni singolo caso clinico viene effettuata collegialmente da un gruppo di specialisti dedicati, con elevato livello di conoscenze specifiche riguardo alla patologia ginecologica. Questo garantisce una maggiore aderenza alle linee guida nazionali ed internazionali, la condivisione dei programmi terapeutici e l’ottimizzazione delle tempistiche nella fase diagnostica e terapeutica, con conseguente aumento delle probabilità di successo terapeutico. Ogni singola paziente, previa valutazione multidisciplinare, una volta presa in carico dall’equipe della nostra Unità Operativa, viene sottoposta ad una serie di step, preliminari ai trattamenti radioterapici, nonché monitorata e supportata, sia dal punto di vista più strettamente clinico che dal punto di vista psicologico, durante l’intero percorso di cura”.

Il Laboratorio Unico di Area Vasta per HPV test. Nel 2013 la Regione Emilia-Romagna ha deliberato la modifica del protocollo di screening cervico-vaginale con passaggio all’Hpv-Dna test come test primario e Pap-test come test successivo di triage per le donne di 30-64 anni. Ha inoltre variato l’intervallo di screening da 3 a 5 anni. Il Pap-test rimane il test di screening primario nelle donne più giovani (fascia di età 25-29 anni). Alla base del cambiamento c’è la chiara evidenza scientifica che uno screening con test primario molecolare per il Dna di Hpv oncogeni è più efficace dello screening basato sulla citologia nel prevenire i tumori invasivi del collo dell’utero. L’avvio a livello regionale del nuovo modello di screening per il cervico-carcinoma con test Hpv primario ha comportato una riorganizzazione globale del programma fin qui condotto ed ha identificato 3 centri Hub, uno per ciascuna area vasta, dove centralizzare l’esecuzione dell’Hpv Test in modo da massimizzare gli standard di qualità e diminuire i costi.

Il Laboratorio di Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara – diretto dal professor Giovanni Lanza – è stato identificato come Laboratorio Hub per l’Area Vasta Emilia Centrale e la riconversione al nuovo programma è iniziata nel dicembre 2015, ed è avvenuta in maniera graduale nell’arco di tre anni, in modo da garantire un’attività costante ai programmi di screening.

“Il protocollo adottato a livello regionale – spiegano il professor Lanza e la dottoressa Carolina Buriani (responsabile del programma di screening dell’Anatomia Patologica) – prevede, in prima istanza, la refertazione del test Hpv: soltanto a fronte di un esito positivo si procederà alla lettura del Pap-test. Se il Pap-test è positivo vi è l’invio diretto in colposcopia mentre, se il Pap-test di triage è negativo, la donna dovrà ripetere il test Hpv dopo 12 mesi. A questo punto se il test Hpv risulta negativo la donna rientrerà a screening a cinque anni, se è positivo la donna verrà inviata in colposcopia. Nel 2019, completata la fase di riconversione, è avvenuta la centralizzazione anche dei Pap-test di primo livello (fascia di età 25-29 anni) presso il nostro laboratorio. Dal 2021 all’Hub di Ferrara pervengono anche i campioni di materiale cervico-vaginale ottenuti mediante auto-prelievo su cui eseguire il Test Hpv; questa iniziativa è stata messa in campo dall’Azienda Usl di Bologna, come atto migliorativo delle performance del Servizio di Screening. L’offerta del test Hpv in auto-prelievo si è rivelata uno strumento efficace per recuperare il ritardo di chiamata dovuto all’emergenza pandemica ed ha avuto un riscontro positivo da parte della popolazione invitata. La bassa percentuale di campioni inadeguati riflette inoltre la semplicità di esecuzione”.

La strumentazione in dotazione al Laboratorio di Anatomia Patologica di Ferrara è completamente automatizzata e collegata bidirezionalmente al Sistema Informatico di laboratorio nell’intero flusso di lavoro. Questo garantisce fino all’86% di attività manuali in meno, riduce l’errore umano e protegge dalla cross contaminazione. Il Laboratorio è in grado di produrre in 8 ore fino a 384 risultati di Hpv test. Nel corso dell’ultimo anno sono stati eseguiti circa 50.000 Hpv test ed oltre 25.000 esami citologici. Il Laboratorio Unico di Ferrara rappresenta un riferimento a livello nazionale per la strumentazione in dotazione e le modalità organizzative. L’Anatomia Patologica effettua inoltre la diagnostica istologica di tutte le lesioni identificate e asportate con la colposcopia.

L’Unità Operativa di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero – Universitaria di Ferrara svolge un’attività di secondo livello; ovvero le donne sottoposte a screening presso le strutture ambulatoriali e consultoriali del territorio sono inviate, ove tale screening abbia fornito un risultato positivo, presso l’Ospedale di Cona. “Nella mia Unità Operativa – commenta il professor Pantaleo Greco, direttore del Servizio – si esegue un esame, sempre ambulatoriale, che consiste nella visualizzazione della cervice uterina (porzione intra-vaginale del collo) e nell’eventuale esecuzione di una biopsia, sempre su guida colposcopica. Se anche questi esami risultassero positivi si procede, in un setting di chirurgia ambulatoriale, ad asportare una parte della cervice uterina, a fine diagnostico e, nella stragrande maggioranza dei casi, terapeutico. In Ostetricia e Ginecologia sono stati eseguiti, nel corso del 2022, 1.160 colposcopie e 122 pazienti sono state sottoposte, in chirurgia ambulatoriale, ad asportazione di tessuto della cervice uterina”.

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