È un sentimento di “congelamento” quello che stanno vivendo oggi gli abitanti di Villanova, sospesi a metà, tra l’attesa per la risposta alla petizione inviata al sindaco Alan Fabbri lo scorso novembre e la totale impossibilità di avere un confronto con gli enti preposti alla costruzione della centrale a biometano di via Ponte Assa.
Dopo un periodo di silenzio è Sandra Travagli, portavoce dei cittadini della frazione alle porte di Ferrara, che torna ad alzare l’attenzione sul tema, sottolineando l’importanza che l’intera comunità aveva dato alla lettera scritta al primo cittadino affinché portasse avanti le istanze delle persone coinvolte.
“Avevamo chiesto al sindaco di farsi carico della questione – spiega – e di attivarsi nei confronti di Regione, Provincia e Arpae perché eravamo convinti che il Comune, col suo peso, si sarebbe potuto fare garante e ottenere qualcosa di più rilevante rispetto a quanto è stato raccolto da noi negli incontri che abbiamo avuto con gli enti. Inoltre, gli abbiamo chiesto di curare gli interessi legittimi di sicurezza e di salute, ma anche di far luce sul perché l’amministrazione comunale si sia opposta in Consiglio, mentre nei mesi precedenti gli uffici comunali si erano già esposti in modo positivo nella Conferenza dei Servizi circa il progetto”.
Dopo aver raccolto 200 firme, la petizione è stata inviata agli uffici di piazza Municipio: ma non è arrivata alcuna risposta. Così, decisa a non darsi per vinta, scaduti i 60 giorni, come da iter burocratico, a inizio gennaio, Travagli si è attivata per un sollecito, riuscendo a parlare con la residenza comunale: “Mi è stato risposto – racconta – che una soluzione alla nostra richiesta sarebbe arrivata attraverso una riunione di giunta, che a giorni dovrebbe formalizzare la risposta che ci verrà data“.
Nel mentre, tra la popolazione monta lo scoraggiamento per “non aver ancora avuto la possibilità di un confronto in cui capire quali siano le reali intenzioni e dei soggetti coinvolti nella costruzione dell’impianto e quale sarà su di noi l’impatto di quest’ultimo. Un incontro in cui – ci tiene a precisare Travagli – ci sia del contraddittorio reale, con delle vere informazioni tecniche e in cui non ci vengano a raccontare la favoletta del progetto stupendo che porterà tanti posti di lavoro“.
“Non c’è ancora stata data nessuna possibilità per saperne di più – aggiunge – sui dati di impatto ambientale che risultano dall’autorizzazione unica e sui dati del traffico lungo la via Pomposa, che sono decisamente preoccupanti. E in più, resta una questione di fondo che è relativa al sentimento di impotenza verso un’autorizzazione, quella di Arpae, che è inaffrontabile per il riconoscimento dell’opera di interesse pubblico che finisce per tagliarci le gambe. È un investimento privato rispettabilissimo, ma che avrebbe dovuto essere governato da chi avrebbe dovuto governare gli interessi dei cittadini“.
“Pensiamo – conclude la portavoce dei cittadini, evidenziando la volontà di non indietreggiare di nemmeno un millimetro – che sia opportuno ritrovarci di nuovo insieme e mi voglio augurare che un ricollocamento della centrale biogas possa essere ancora possibile“.
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