Cronaca
26 Gennaio 2023
Ieri sono stati risentiti gli psichiatri Giuseppina Meloni e Paolo Verri, rispettivamente perito del Gip e consulente della difesa. Per Stefano Franzolin non sarà necessaria un'ulteriore perizia

Omicidio Sturaro. C’è stato un prima, un mentre e un dopo del delirio di Franzolin

di Davide Soattin | 3 min

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Non ci sarà nessuna ulteriore perizia psichiatrica per Stefano Franzolin, il 48enne che il  22 marzo 2021, con un cuscino, soffocò la madre Alberta Paola Sturaro, nella loro abitazione di via della Ghiara.

La decisione della Corte d’Assise (presidente Piera Tassoni con a latere Silvia Marini) è arrivata al termine dell’udienza di ieri (mercoledì 25 gennaio) mattina, in cui sono stati nuovamente sentiti gli psichiatri Giuseppina Meloni, consulente nominata dal Gip, e Paolo Verri, consulente di parte della difesa, che hanno relazionato sullo stato di salute mentale di Franzolin al momento dell’omicidio.

Nello specifico, secondo Verri, già autore della perizia a Michele Cazzanti, l’omicida di piazzetta Schiatti, quello dell’imputato è un “quadro cronico” di una persona che “non ha un adeguato contatto con la realtà”, ma presenta “un disturbo molto grave, che è incompatibile con la detenzione” riconducibile a un “autismo psicotico cronico“.

Per il consulente della difesa, quindi, c’è stato “un prima, un mentre e un dopo nell’omicidio”. “Nel momento in cui Franzolin sale le scale – ha spiegato Verri – era in uno stato di confusione in cui non era perfettamente vigile e capace di progettare quello che stava facendo. È in questo stato che, sull’onda dell’impulso, perde il controllo senza avere chiaramente la capacità di intendere e di volere. C’è un’alterazione dello stato di coscienza pre-omicidio, poi l‘ingiuria della madre l’ha fatto completamente saltare e poi uno stato crepuscolare in cui ha perso coscienza e ha vissuto alcune ore in cui non era presente alla realtà cosciente”.

Dal canto suo, Meloni ha ribadito che nel momento in cui ha ucciso la madre, Franzolin era completamente preso da una “tempesta emotiva” scatenata da una frase – «fai casino come tuo padre» – che la donna gli avrebbe rivolto pochi istanti prima di essere soffocata con il cuscino. Un gesto che, secondo la consulente del Gip, dimostra come la capacità di volere da parte dell’uomo sia saltata completamente, mentre quella di intendere non era completamente attenuata, anche per via di una capacità cognitiva molto elevata da parte di Franzolin.

Infine, sottolineandone la pericolosità, la psichiatra si è soffermata sui “due tipi di delirio” che avrebbero afflitto e tutt’oggi affliggono l’imputato. Il primo legato “a una forte spinta dovuta al disaccordo tra i genitori” con cui il presunto omicida, anche a causa del suo essere “molto sensibile”, sarebbe rimasto “incastrato col finire per polarizzare tutte le colpe dei suoi insuccessi sulla relazione tra la mamma e il papà”. Invece, il secondo sarebbe connesso a una “sintomatologia al limite di un disturbo di tipo ossessivo-compulsivo“.

La prossima udienza è fissata per il 2 marzo. In quella data ci sarà la discussione con la requisitoria del pm Ombretta Volta, che ieri non ha accolto la richiesta dell’avvocato Pier Guido Soprani, che oggi difende i fratelli Sonia e Alessandro Franzolin, di allargare l’imputazione con l’aggravante della minorata difesa e della premeditazione, a cui faranno seguito le arringhe dei legali delle due parti.

 

 

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