Calci e pugni. Botte dappertutto. Sul viso, in testa, sulla schiena. E non poteva vedere amici, veniva accompagnata anche a fare la spesa. Si è conclusa in tribunale, per ora(dal momento che è probabile un secondo processo a carico di lui, 35enne di origine albanese), la storia di una coppia residente nell’Alto ferrarese.
Una storia con due figli minori (ora affidati alla madre che vive in una casa protetta fuori provincia) da accudire e un solo stipendio in famiglia. Lui artigiano, lei in cerca di occupazione.
Il calvario inizia nel 2018 e termina, momentaneamente, a inizio marzo 2019, quando i carabinieri, dopo la segnalazione di una lite domestica arrivata al 112, entrano in casa loro e trovano tutto a soqquadro. Attorno ai militari, per terra, cocci di piatti e bicchieri e vetri rotti di bottiglie di alcolici.
Quel giorno lei – trentenne di nazionalità italiana – sceglie di non farsi refertare, ma si convince a denunciarlo. Continua però a vivere nella stessa casa e lui le requisisce le chiavi dell’auto, le proibisce di incontrare amici, l’accompagna ovunque debba andare, che sia in un supermercato o a una visita.
Intanto la querela fa il suo corso e si arriva a processo. Prima, però, si registra un’altra aggressione, Feroce. Lui – siamo a giugno 2022 – la picchia al punto da costringerla a ricorrere alle cure del pronto soccorso. Uscirà con 23 giorni di prognosi. Per quel fatto si attende un ulteriore procedimento a suo carico.
In tribunale la procura, tramite la vpo Stefania Borro, chiede la condanna a 4 anni per l’uomo. La giudice Silvia Marini decide la pena di tre anni e mezzo.
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