Gentile Direttore,
piano piano la giustizia sta facendo il suo corso: è di questi giorni la notizia dell’archiviazione delle indagini a carico dell’ex dg di Carife. Altri indagati sono già stati prosciolti; qualcuno è venuto, nel frattempo, a mancare. Alla fine, temo che nessuno risulterà responsabile del fallimento della banca cittadina e, tanto meno, del danno arrecato ai tanti risparmiatori ferraresi.
Esiste, però, una responsabilità politica, in capo a chi nel pomeriggio di una nebbiosa domenica del novembre 2015, volendo fare bella figura con l’Europa, ha deciso la risoluzione di quattro banche italiane, per coprire le malefatte di qualcuno. A mio modesto avviso, Carife è stata messa nel mazzo delle banche da “far saltare”, benché l’assemblea dei soci ne avesse già deliberato l’aumento del capitale sociale, grazie anche all’intervento del FIDT, fin da maggio 2011. Non sono in grado di poter affermare che tale aumento di capitale avrebbe potuto salvare la banca; certo, però, che l’Assemblea dei soci CARIFE ha deliberato l’aumento di capitale previa autorizzazione della Banca d’Italia e parere favorevole di CONSOB.
Però i politici, tra i quali uno proprio eletto a Ferrara, già Vice Sindaco, e consigliere economico del Presidente del Consiglio dell’epoca, per paura di scontentare l’Europa (ricordo che in quei giorni c’era il timore che l’intervento del FIDT, potesse essere interpretato da Bruxelles, come “aiuto di Stato”) decisero che la banca ferrarese dovesse essere risolta, assieme alle altre tre, quando, invece, sarebbe bastato attendere quattro giorni, in quanto con propria lettera datata 19.11.2015 i Commissari Europei Hill e Vestager indirizzavano all’allora Ministro dell’Economia e delle Finanze italiano, scrivendo che l’aiuto del Fondo non poteva essere inteso come aiuto di Stato qualora avesse avuto un “utile effetto”.
Così i “fenomeni politici” italici hanno preferito scaricare sui risparmiatori gli effetti della mala gestione della banca cittadina; ricordo, per inciso, che Banca d’Italia aveva inviato i propri Ispettori presso Carife fin dal 2007 per verificarne la gestione. Effetti di tale ispezione, tra gli altri, furono la nomina di un nuovo Direttore Generale, nella persona le cui responsabilità sono state di recente archiviate dal Tribunale locale. Sotto la sua direzione si registrarono interventi volti a riequilibrare il bilancio e l’immagine della banca cittadina, tra i quali, si ricorderà, l’allargamento della base societaria ai propri clienti, previe operazioni e promozioni commerciali miranti a raccogliere “depositi vincolati”, al fine di sostenere il passivo della banca, a fronte di un attivo compromesso verosimilmente da investimenti alquanto disinvolti del precedente dg, ed anche al fine di sostenere, di riflesso, le fittizie supervalutazioni delle valutazioni delle azioni della banca che avevano iniziato a prendere un segno discendente, benché non fossero quotate su mercati ufficiali e continuassero a garantire ai soci, fra i quali anche la Fondazione CARIFE, il godimento di dividendi fino all’esercizio 2007.
Riassumendo: per le responsabilità civili e penali del fallimento della banca, al momento non sembrerebbe sia ancora stato condannato nessuno. Per le responsabilità politiche nessuno può essere chiamato a risarcire i risparmiatori, benché se ne conoscano i nomi e cognomi; altri se ne potrebbero individuare tra i vari supporter di grosse cooperative locali, poi fallite, e abbondantemente finanziate dalla banca cittadina, oppure mega investimenti, fuori provincia, dissolti come delle bolle di sapone.
Gli unici che, al momento, hanno pagato sono la città di Ferrara che ha visto svanire quasi centottanta anni della propria storia economica, della propria socialità e delle proprie iniziative, caritative e culturali, oltre, naturalmente, agli oltre centotrentamila risparmiatori il cui risparmio è stato volatilizzato e tradito da managers, probabilmente eterodiretti politicamente.
Cordiali saluti
Lucio Maccapani